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L’inganno del desiderio

Creato il 28 marzo 2012 da Massimo Silvano Galli @msgdixit

L’inganno del desiderioL’uomo è un essere desiderante. Il desiderio è la sua forza, la sua energia, ciò che lo tiene in vita ma, paradossalmente, il solo modo di conservare il proprio io desiderante e di farlo prosperare, è quello di rinunciare alla sua soddisfazione. L’uomo, cioè, si afferma attraverso il desiderio, ma non attraverso la realizzazione del desiderio che, invece, sminuisce l’io, lo imprigiona e, metaforicamente parlando, lo uccide.

La psicanalisi ci insegna che l’animale umano vive proteso alla ricerca della soddisfazione del desiderio: ricerca della felicità, del godimento, anzi, di un godimento assoluto ma, allo stesso tempo, nel suo profondo, si oppone con forza a tale realizzazione, poiché intuisce, seppur inconsciamente, che questa felicità assoluta, concretandosi, lo travolgerebbe, inghiottendo la sua esserità.

Epicuro dirà che l’individuo si muove spinto dalla ricerca del proprio piacere e interesse ma che non è capace di raggiungerlo, nel senso che ad ogni desiderio soddisfatto subito se ne avvicenda uno nuovo, dando vita a una catena senza fine. Similmente, Sigmund Freud afferma che la differenza fra il piacere agognato e quello raggiunto, determina nell'uomo quel benevolo e vitale impulso che gli consente di protrarsi in avanti. In questo senso, il desiderio si definisce come perenne bisogno di una soddisfazione che la realtà non può offrire. Sembrerebbe quasi che l’obiettivo finale dell’uomo, quale essere desiderante, sia il desiderio stesso, il desiderio in quanto possibilità di desiderare. Infatti, se il desiderio non può essere raggiunto, pena il suo annientamento, significa che il desiderio una volta esaudito, è anche, in qualche modo, esaurito. Raggiungere il desiderio vuole dire, allora, far morire il desiderio e, di riflesso -dicevamo- l’io desiderante che lo effonde.L'amore, dunque, e l'amore contemporaneo soprattutto, dovrebbe imparare a stare su questo fragile crinale, in bilico perenne tra la soddisfazione del già esaudito e la necessità dell'esaudire. Ma, ancora una volta, è esercizio che bisogna imparare.

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