Sono convinto però che la tecnica fotografica sia inscindibile dalla sua teoria. Detto in maniera più semplice, se conosciamo bene cos'è la fotografia, come essa è in grado di comunicare e che impatto ha nel nostro mondo, saremo in grado di avere un miglior controllo su di essa. Ciò che contraddistingue un fotoamatore o un fotografo professionista da un Fotografo, è proprio il grado di consapevolezza del mezzo usato e il controllo su di esso.
La caratteristisca forse più importante che contraddistingue la fotografia dalle altre arti è la sua riproducibilità tecnica, citando Benjamin (vedi Benjamin - L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica). Il filosofo si accorse che fotografia e cinema, a differenza della pittura o scultura e quant'altro, avevano totalmente e radicalmente mutato l'idea stessa di arte a causa della loro riproducibilità. Se per esempio paragoniamo un dipinto ad una fotografia, il dipinto è un opera unica e irriproducibile anche nel caso in cui l'artista decidesse di rifarlo, non sarebbe mai del tutto identico all'originale. La fotografia invece può essere riprodotta infinite volte ottenendo sempre un prodotto identico e non solo, la sua riproducibilità è tecnica. Le conseguenze più importanti sono che fotografia e cinema invalidano il concetto rinascimentale di autenticità (non ha più senso parlare di autenticità dell'opera d'arte quando parliamo di cinema e fotografia) e inoltre queste nuove forme d'arte ricalcano ed esprimono un'idea nata con le rivoluzioni industriali, ovvero quello della produzione in serie. Per queste ragioni la fotografia e il cinema sono le forme d'arte che meglio incarnano la contemporaneità.
Da quest'idea mi sono ispirato per fare una riflessione sulla riproducibilità fotografica. Ho fatto
foto n00 dell'esperimento the ball project
un esperimento che ho chiamato The Ball Project, in cui una foto l'ho riprodotta 19 volte, rifotografandola dallo schermo del computer, al fine di far perdere da un passaggio all'altro sempre più dettagli e informazioni. Potete visionare l'esperimento qui. Quello che sto cercando di studiare è il concetto della riproducibilità fotografica digitale.Adesso vorrei parlare di un altro aspetto fondamentale dell'arte fotografica, ovvero quello della sua verosimiglianza col mondo reale. Spesso pensiamo alla fotografia come un' arte che non fa altro che riprodurre nella maniera più fedele possibile il mondo reale. Spesso in pittura si parla di paesaggio fotografico oppure di ritratto fotografico, quando questi sono totalmente verosimili col referente a cui si riferiscono. Ebbene io sono profondamente contrario a questa concezione della fotografia. La fotografia ci vuol far credere che l'oggetto della sua riproduzione sia effettivamente come è stato riprodotto ma è un inganno, un trucco. Sicuramente la fotografia può ingannare molto bene ma è capace di ingannare così bene solo coloro che sono stati educati alla concezione della prospettiva dal rinascimento ad oggi. Se noi mostrassimo una fotografia ad alcuni componenti di una società tribale, con buona probabilità essi vedrebbero nella fotografia una realtà totalmente distorta e non verosimile col mondo (sono stati fatti parecchi esperimenti di questo tipo nei primi anni del 900).
Il primo punto che differenzia in maniera molto radicale il mondo reale dalla fotografia sta nel fatto che le immagini sono bidimensionali. Da un po' di anni si sta cercando di creare anche l'inganno della tridimensionalità e cominciano a proliferare schermi e televisori 3d.
Un fotografo con l'ausilio di lenti, materiali fotosensibili e luce, interpreta e reinventa il mondo che fotografa. In questo gioco di interpretazione può anche volerci ingannare e dare parvenza di realtà nella sua foto ma potrebbe benissimo trasformare completamente la realtà che sta fotografando.
Nei miei scatti cerco spesso di mettere in mostra quanto e fino a che punto la fotografia può essere ingannevole. Per cercare di capire meglio quest'idea vi mostro una mia foto e la commento.
Musa Arianna n 13
Se osserviamo questa foto vediamo che la modella ha la stessa inclinazione dei cassetti del mobile dietro di lei, inoltre il mobile e la modella sono sullo stesso piano come se fossero un unico oggetto (ho voluto mettere sullo stesso piano l'idea di pesantezza con quella di leggerezza). Da questi elementi si vede immediatamente l'artificiosità della foto (disporre la modella con la stessa inclinazione dei cassetti ci comunica immediatamente che non si tratta di una foto estemporanea). Inoltre a causa del taglio della foto e della posizione delle gambe, si crea una parvenza di un corpo con gli arti mutilati. Al tempo stesso però si capisce che si tratta di un inganno (non ho mai mutilato nessuno per fare uno scatto) e la prima indicazione ci viene dalle braccia, le quali sono palesemente mutilate dal taglio della foto e questo potrebbe a farci riflettere che le gambe siano in realtà piegate indietro e che a causa dell'angolazione di campo e della prospettiva appaiano come due moncherini.
Mi sono accorto di essermi dilungato troppo, quindi termino qui, vi prometto di tornare quanto prima a scrivere post più tecnici ma anche di non chiudere qui questi aspetti più teorici e prossimamente vi parlerò di un altro importante tema della fotografia, ovvero il contesto.A presto
Salvatore Borzellino