In Europa ci sono 3 milioni di studenti di latino. Il progetto Eulalia dell’università di Bologna insieme a Brescia, Colonia, Rouen, Salamanca e Uppsala, ha per obiettivo un certificato con validità internazionale per la lingua latina sul modello del Toefl d’inglese
Articolo originariamente pubblicato su Corriere.it
L’inglese non basta più! Ora anche il certificato di latino fa curriculum
di Francesco Sellari
In Europa ci sono 3 milioni di studenti di latino. Il progetto Eulalia dell’università di Bologna insieme a Brescia, Colonia, Rouen, Salamanca e Uppsala, ha per obiettivo un certificato con validità internazionale per la lingua latina sul modello del Toefl d’inglese
Il latino è tutt’altro che una lingua morta. La lingua dei romani appassiona gli universitari in giro per l’Europa. Una piccola delegazione da diverse università europee si è riunita a Brescia per sperimentare nuove metodologie didattiche. Tra lezioni in aula con importanti latinisti e visite ai siti archeologici per applicare sul campo le conoscenze sviluppate. Una settimana intensiva che rientra nel progetto europeo Eulalia, grazie al quale si vanno definendo i contorni di una certificazione unica e condivisa della lingua latina. Sull’esempio del Toefl, il test per la misurazione della conoscenza dell’inglese sul quale si cimentano gli studenti non madrelingua. Perché «Latin is a “real” language – scrivono i promotori dell’iniziativa – e come le altre lingue ha bisogno di essere misurata e certificata». Padroni di casa, gli studenti e i docenti della sede bresciana dell’Università Cattolica. Ateneo coinvolto nel progetto insieme all’Università di Bologna, capofila, e ad altre 4 realtà europee: Colonia (Germania), Rouen (Francia), Salamanca (Spagna) e Uppsala (Svezia).
Quando si pensa a chi studia latino, ci si immagina una sorta di popolazione in estinzione, racconta Lucia Pasetti, professoressa di Lingua e letteratura latina dell’Università di Bologna. E invece si contano almeno tre milioni di studenti in Europa: «All’inizio di questo progetto, dovendo scegliere un’immagine che ci rappresentava, abbiamo scelto ironicamente quella dei pinguini. Ogni tanto ci sentiamo guardati così – sottolinea ridendo -. Ci sentiamo depositari di un patrimonio importante per tutta l’Europa. E oggi sappiamo che il latino è una chiave d’accesso per le competenze trasversali. Chi conosce il latino ha maggiori abilità linguistiche, di apprendere la propria e altre lingue ad un livello alto, culturale, non il semplice linguaggio quotidiano».
Il progetto triennale Eulalia nasce dall’esigenza di mettere in comunicazione livelli di istruzione distanti, licei e università . E creare uno standard comune che possa aiutare scuole e università europee a dialogare tra di loro, «a comprendere meglio le diversi tradizioni culturali e didattiche», specifica la Pasetti. La certificazione internazionale delle competenze in latino si ispira al modello stabilito per le lingue moderne dal CEFR, il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue.
Il latino tuttavia in Italia non gode «di buona stampa», potremmo dire. «Il latino si porta dietro una lunga tradizione di insegnamento punitivo – spiega Guido Milanese, ordinario di latino all’Università Cattolica, e ideatore del progetto nazionale di certificazione del latino –. Un insegnamento utilizzato a scuola come introduzione generale allo studio delle lingue. Un compito ormai passato. Bisogna che recuperi la capacità di integrare le lingue europee tra di loro e questa capacità di integrazione è ciò di cui l’Europa ha bisogno. Una coscienza identitaria ma non antagonistica». «Brescia ha un patrimonio culturale e artistico legato alla romanità, alla latinitas, particolarmente profondo. Questa è un’occasione per condividere con studenti provenienti da altre parti del mondo la nostra città» dice Nicole, studentessa della Cattolica. E in effetti gli studenti stranieri hanno potuto ammirare bellezze come il museo di Santa Giulia e l’area archeologica Grotte di Catullo, a Sirmione. «Studiare latino in Svezia è una cosa prettamente accademica – aggiunge Magnus dall’Università di Uppsala – È soltanto storia. Qui è diverso. Poter vedere le iscrizioni sui muri, la vittoria alata, sono esperienze uniche e devo dire che sono molto contento di essere qui». E infine Victor da Salamanca che decanta i primi versi del famoso Carme 5 di Catullo dedicato all’amata Lesbia: «Vivamus, mea Lesbia, atque amemus». E conclude: «Mi piace il fatto che nella contemporaneità ci sia qualcosa di così antico come il latino che possa unirci».