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L’inguine di Daphne e i danni del desiderio

Creato il 28 febbraio 2013 da Wsf

[…] non possiamo non volere; il desiderio è parte di noi, ma nessun desiderio può avverarsi da solo. C’è un prezzo da pagare, un prezzo molto caro, per una carezza, una parola. Un po’ di distruzione.
Una distruzione controllata. Il desiderio corrode. È un acido languido. Annienta piano.
Vogliamo ciò che ci distruggerà. 

Non c’è scampo dalla fine. La fine è desiderio e desiderio è fine. Il desiderio è ricerca. Una caccia alla bellezza.

Si può morire di bellezza;
quando si avvicina non te ne accorgi;
è come un vento che ti sfiora piano e porta via un pezzo di te.

Un vento che corre con tanti piccoli ami da pesca sulle dita ossute; la bellezza ti strappa pezzetti di carne e se li porta via.
Ti lasci scannare col sorriso sulle labbra.
La bellezza è un vento che insegue e non si lascia trovare.

Puoi solo lasciarti consumare.

 [L'Inguine di Daphne, Spettacolo teatrale “I danni del desiderio”]

Quali sono i danni del desiderio? Quanto male può fare lo spasmodico inseguire le proprie voglie? Questo il concept principale dell’album “I danni del desiderio”, seconda opera in studio del collettivo artistico, l’Inguine di Daphne, un collettivo artistico polifunzionale fondato da Dagon Lorai ed Egon Viqve nel 2004, si basa principalmente sull’unione di forme espressive diverse unite in una comune direzione artistica, fondendo la potenza creativa dei suoi membri alla pluralità dei mezzi di espressione utilizzati. Nelle esibizioni live del collettivo la musica non è mai sola: c’è videoarte, poesia, pittura, teatro sperimentale, mimo, giocoleria, arte circense e fotografia. 

Inguine

Il desiderio è terra fertile per sogni voraci, culla dell’uomo;
il desiderio ti svolge, s’evolve nella forma di bolla in divenire;
i
l desiderio ti spinge sull’orlo di tutte le cose; precipizi di polvere in cui lanciarsi a braccia aperte;
il desiderio è un coltello che trafigge anche dal manico;
il desiderio del bene genera il male e il desiderio del male genera il vizio.

Dal desiderio non c’è salvezza.
Nelle sue spire siamo schiavi travestiti da padroni.
Il potere è un’illusione,
il controllo non esiste:
il desiderio è un macinino arrugginito che traballa verso la distruzione.
La dolce, dolcissima distruzione.

[L'Inguine di Daphne, Spettacolo teatrale “I danni del desiderio”]

Dal desiderio amoroso e distruttivo della Salomè di Wilde a quello lascivo di Histoire de l’œil di Bataille a quello del potere di Macbeth, la vita e l’evoluzione del desiderio nell’animo umano non è mai stata semplice.

È sopratutto il desiderio in sé a dare vita alla persona che lo abita; il suo raggiungimento è una conclusione, una pausa da un nuovo desiderio, eventualmente un nuovo inizio, ma è nel desiderio che si vive, è il desiderio a torcere l’anima, che porta all’azione, che disfa, costruisce e distrugge con incessante puntualità. È una lunga pausa da un punto all’altro della vita in cui si agita la vita stessa. Non è nel compimento in sé che si trova il piacere, ma nel desiderio che si vive. Il proprio obiettivo è poca cosa rispetto al momento in cui lo si desiderava, ed è in questa perenne ricerca che si impara a vivere.

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Abbiamo incontrato, per l’occasione, il compositore e una delle voci del collettivo per discutere delle loro opinioni comuni sul desiderio alla base della vita e dell’arte:

Dagon Lorai: Il desiderio è come una droga. Una volta svanito, sfumato, esaudito, improvvisamente è tutto vuoto, spento. Quando hai appena finito di fare l’amore, quando hai appena finito di suonare, non ne hai più voglia, sei spento; arriva il vuoto, quello che fa paura, sei tu ad essere vuoto. È stato solo il desiderio del sesso, del palco, a farti arrivare al sesso e al palco; ma dopo non c’è più niente.

Alessia De Capua: eppure non puoi farne a meno. Si vive del desiderio e per il desiderio, ed è un continuo prendere e lasciare, un alternarsi; il desiderio è in continua evoluzione, come tutti noi.

In questo senso, il desiderio e l’arte stessa sono strettamente collegati: portano con sé l’angoscia, scavano nel profondo dell’anima e nel cuore degli uomini senza tregua. Nessuna delle due prende dalle emozioni positive dell’uomo ma dalle loro lotte, i loro dubbi, le angosce, i segreti, la loro parte più oscura che, pur considerata la peggiore, è l’unica che mette in una vera luce tutto ciò che c’è di buono al mondo.

Alessia De Capua: è la verità: solo con il dolore e la sofferenza puoi capire delle cose e arrivare ad una consapevolezza di quello che conta, di quello che è bello, la luce; vedi tutto in un modo diverso.

Dagon Lorai: mi permetto di citare De Andrè per questo… “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Per fare una metafora sciocca, nella vita più tocchi il fondo più rimbalzi. Non puoi andare in alto se prima non sprofondi.

Alessia De Capua: Sì, ma non succede sempre; non tutti trovano la chiave per poter risalire dal fondo. È difficile. Bisogna conoscersi molto bene.

Dagon Lorai: per noi la chiave è l’arte

Alessia De Capua: esattamente; è solo con l’arte che riusciamo a risalire dal fondo

Qual è, per voi il fine ultimo de “I danni del desiderio”?

Dagon Lorai: sarebbe meglio riuscire a capire quando sopravvivere alle voglie. Affrontare il desiderio, riuscire a sopravvivergli. Non lasciare che i desideri ti consumino come accadde a Jim Morrison o Bukowski.

Alessia De Capua: Un desiderio che ti ammazza non ha un fine, un senso. Il desiderio è vita: è quello il senso.

Dagon Lorai: il significato dell’album è meno oscuro di quanto si pensi. È la speranza. Non a caso il primo brano dell’album si intitola “Viva Per sempre”.

L’Inguine di Daphne sono:

Alessia De Capua (voce)
Dagon Lorai (voce, chitarre, piano, synth e archetto)
Egon Vive (chitarre, suoni e piano)
Alexandr Sheludcko (basso, contabasso elettrico e violoncello)
Dario AlContrario (batteria)

Foto: Giuseppe Barbato

Sito Web: http://www.inguinedidaphne.com

Contatto Stampa: [email protected], [email protected]


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