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L'inizio del cammino Le prime parole di un libro sono...

Creato il 01 maggio 2012 da Labellaeilcavaliere
L'inizio del cammino
L'inizio del cammino




Le prime parole di un libro sono...

Le prime parole di un libro sono le scintille che accendono la curiosità e attraggono il lettore trascinandolo in un mondo nuovo, tra carta e emozioni. Vi invitiamo a scoprire gli incipit che ci hanno più appassionato e che abbiamo scelto per invogliare anche voi a proseguire la lettura.

La ragazza della torre, Cecilia Dart-Thornton
L'inizio del cammino




Le prime parole di un libro sono...

Senza inizio e senza fine, la pioggia cadeva incessante, simile a un tamburellare di dita impazienti.
La creatura conosceva soltanto quel suono e l’ansito raspante del proprio respiro, non aveva idea della propria identità, né serbava ricordo di come fosse giunta in quel luogo, da cui uno scopo vago e informe la sospingeva verso l’alto, nell’oscurità, inducendola a strisciare su strati di pietra e in mezzo a rami grondanti. Talvolta dormiva o forse perdeva soltanto conoscenza.
a pioggia smise di cadere.
E il tempo continuò a scorrere.
Con arti sempre più rigidi, la creatura senza nome continuò a muoversi e, arrivata a un tratto di terreno pianeggiante, si sollevò sulle gambe tremanti e prese a camminare, mentre schegge di pensieri le vorticavano nella mente, simili a foglie morte.
D’un tratto il terreno scomparve da sotto i suoi piedi ed essa precipitò, arrestandosi bruscamente, con una fitta di dolore lancinante, allorché un bracciale che le cingeva un polso s’impigliò in una sporgenza. Come un’esca appesa a un amo, rimase a penzolare lungo la parete dell’altura.
A poco a poco, con uno sforzo enorme, la creatura sollevò l’altro braccio e, con dita dalle ossa sottili come quelle di un uccello, trovò il gancio di apertura e lo fece scattare; il bracciale si aprì ed essa cadde.
Se fosse atterrata sulle rocce, sarebbe rimasta uccisa, una sorte forse più clemente… Rovinò invece su una verdeggiante macchia di edera paradossa e lì rimase per ore, priva di sensi, mentre i succhi infidi delle foglie velenose le aggredivano il viso. Quando si riprese, troppo debole per gridare, la creatura usò le sue ultime energie per strisciare lontano dai cespugli e girarsi verso il sole del mattino, rivolgendo al cielo il viso diventato orribile.

Angharad

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