Non doveva esserci la fiducia sulla manovra (parola di Schifani, numero due nello Stato), e invece l'hanno messa, la fiducia.
Non dovevano esserci tasse, e alla fine la tassa c'è (per quei pochi che dichiarano più di 300000 euro), ma non la patrimoniale.
Non doveva esserci l'IVA, come chiedeva Tremonti, e invece l'IVA è aumentata.
Non dovevano essere toccate le pensioni, come chiedeva la Lega, è invece hanno aumentato l'età pensionabile per le donne.
E poi, la caccia all'evasore, sbandierata prima (da un governo presieduto da un imprenditore sotto processo per fondi elusi al fisco) e annacquata poi.
Se servivano soldi, si potevano prendere dai concessionari delle slot machine: quanto pagano allo stato i concessionari?
Si potevano alzare le concessioni chieste alle imprese che si occupano del business delle cave (come ha raccontato Report).
Si poteva fare una patrimoniale, come in altri paesi, come ha raccontato anche l'ex banchiere Modiano a l'Infedele lunedì.
Di certo, quello che si doveva evitare è cercare lo scontro col sindacato, con quella norma (voluta da chi?), l'articolo 8 della manovra, sul licenziamento facile nelle aziende. Con i tanti riflessi che ogni giorno emergono, come il controllo sul posto del lavoro.
Quella sì, roba da socialismo reale. Da grande fratello.
Ecco, se questa è la manovra (presentata ieri al senato, per la quarta volta) per correggere i conti di un paese di m.. (Berlusconi dixit), ecco che "L'inno del corpo sciolto" è la canzone che meglio può accompagnarla.
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