Nella mia breve esistenza ho potuto osservare alcuni comportamenti umani che difficilmente sono riuscito a tollerare, in particolare il nascondere le conoscenze agli altri per evitare che ci facciano del male.
Ci tengo a precisare che non parlo del caso in cui si forniscono delle conoscenze a persone che hanno obbiettivi malvagi, piuttosto mi riferisco a quella tipica avarizia cognitiva di chi vuole tenere per se stesso ogni conoscenza acquisita.
Ovviamente non sono tutti così ma oggi, con i problemi legati alla disoccupazione e alla crisi economica, sempre più persone si guardano bene dal condividere con gli altri quello che si è imparato.
Inoltre c'è anche un problema di scarsa autostima. Far sapere agli altri che ne sappiamo più di loro, senza l'obiettivo di condividere e di aiutare, è spesso un modo che usiamo per gonfiare il nostro ego, rischiando di cadere nella superbia e nella saccenza.
Tutto questo si ripercuote anche sulla qualità dell'informazione a grande diffusione: tutti possiamo facilmente sapere 'cosa è successo', 'chi ha fatto cosa', 'quale cosa è stata usata per', ma è sempre più complicato (e costoso) reperire informazioni sul 'come si fa qualcosa', su 'cosa può succedere se facciamo una scelta anziché un'altra', su 'perché dovremmo agire in un determinato modo'.
Nella maggioranza dei casi chi condivide una conoscenza vuole quindi ottenere qualcosa in cambio, vuole essere pagato, vuole che guardi uno spot pubblicitario, vuole nutrire la sua autostima.
Cerchiamo di capirci bene, non è che sia un male ottenere vantaggi mediante le proprie conoscenze, ma acquisire conoscenze con il solo scopo di ottenere vantaggi personali corrompe la nostra moralità, danneggia la nostra filosofia di vita.
Una acquisizione egoistica della conoscenza ci fa tendere automaticamente a colpevolizzare chi sa qualcosa che gli altri non sanno, perché siamo portati a vedere gli altri come noi stessi, ossia come persone egoiste.
La paura di essere danneggiati ci porta a vedere la conoscenza degli altri come una colpa.Ad esempio, nel mio lavoro di vendita, posso provare questo pregiudizio sulla mia pelle; io ho il potere di raccontare bugie che fanno danni, posso ingannare tante persone, posso far fare ai clienti delle spese che non sono per nulla necessarie per la loro vita.
Ma solo perché POSSO, non vuol dire che lo faccio, ne vuol dire che lo farò. Nonostante tutto, per il solo fatto che sono un venditore, molta gente si tiene alla larga da me, per paura di essere ingannata o truffata.
Ma come si fa ad essere colpevoli per la sola capacità di saper fare qualcosa? Chi sa sparare non è per forza un assassino, chi sa sintetizzare un veleno non necessariamente avvelenerà le persone.
Dobbiamo ritrovare l'innocenza del sapereProviamo a ragionare sul significato della conoscenza e dell'innocenza:
La conoscenza è sapienza, è sinonimo di saggezza, è la capacità di discernere il bene dal male in ogni campo.
L'innocenza è la qualità dell'innocente, ossia di colui che non(in-) nuoce(-nocente).Ritrovare l'innocenza del sapere significa proprio riscoprire la vera natura della conoscenza, la quale non nuoce davvero a nessuno. Anche chi è egoista non acquisisce sicuramente conoscenza per fare del male agli altri, ma lo fa per ottenere il bene per se stesso. Il male verso gli altri è solo il riflesso dell'egoismo dell'uomo.
La colpevolezza non va riferita al contenuto della conoscenza, ma all'uso che se ne fa.La vera natura della conoscenza innocente è rappresentata meglio dal bambino, che è proprio l'emblema dell'innocenza. Un bambino nei suoi primi anni di vita non impara con obiettivi buoni o cattivi, impara e basta senza alcun fine. Solo successivamente può indirizzare il suo apprendimento verso una pianificazione futura.
Fin quando legheremo la conoscenza alla convenienza, ad imparare solo ciò che ci serve per ottenere vantaggi, non riusciremo mai ad accettare pienamente una conoscenza condivisa, danneggiando anche le relazioni con gli altri.
Non saremo liberi di fare domande agli altri, per paura di essere giudicati impiccioni. Non saremo liberi di conoscere ciò che più ci sta a cuore, per paura di perdere tempo in cose inutili.
Noi siamo portati a vedere gli altri nella stessa misura in cui noi vediamo noi stessi; ecco perché un acquisizione egoistica della conoscenza ci porterà a vedere le persone sapienti come esseri colpevoli di egoismo.
Inoltre, la conoscenza trae grossi benefici dalla condivisione; al contrario, chi non condivide ciò che sa, tende al disinteressamento e al menefreghismo; e una società fatta da persone disinteressate non è mai positiva.
Basta vedere il rapporto degli italiani con la politica: tutti pronti a giudicare il grande potere dei politici, senza però mai entrare nel merito delle loro decisioni, di approfondire le motivazioni e i possibili sviluppi: “tanto che me ne frega , sono tutti ladri”.
Per riscoprire l'innocenza del sapere, dobbiamo assolutamente tornare ad ascoltare noi stessi, ritrovare l'innocente bambino che c'è in noi, senza ovviamente avere atteggiamenti infantili e irresponsabili.
Dobbiamo diventare come una spugna; assorbiamo tutte le conoscenze che incontriamo nella nostra vita e poi, grazie alla nostra intelligenza umana, usiamole per realizzare qualcosa di positivo per tutti.
Ciò che è positivo per tutti è positivo anche per noi stessi. Ciò che è positivo solo per noi stessi, sicuramente farà del male a qualcun altro.Come al solito vi ricordo di non cadere nella trappola della perfezione: siamo umani, non possiamo fare qualcosa PER TUTTI, ma sicuramente possiamo puntare ad avvicinarci a questo obiettivo.
Quando abbiamo a cuore il destino di tutti, accresciamo la nostra capacità di discernere il bene dal male, diventiamo persone sagge. In questo caso la conoscenza non è mai un senso di colpa, perché sappiamo che ogni nozione acquisita la useremo per far star bene gli altri.
Nessuno è solo in questo mondo, siamo membri della civiltà umana perciò, se sta bene chi è intorno a noi, stiamo bene anche noi stessi.
Condividete con gli altri le cose che sapete, otterrete molto di più di quello che immaginate:
- insegnando, migliorerete la vostra conoscenza;
- condividendo, completerete ciò che sapete;
- confrontandovi, accrescerete a vicenda il vostro sapere.
Nella condivisione della conoscenza 1+1=3Questo ovviamente non farà sparire il male del mondo: ci sarà sempre qualcuno che userà la conoscenza per se stesso, danneggiando gli altri. Ma quando la maggioranza dei membri di un popolo ha tante conoscenze condivise, per ogni danno c'è sempre una soluzione pronta.
Per capirci meglio provate a pensare alla conoscenza come alla ricchezza economica:
- quando in una città tutti stanno bene economicamente: se il cittadino più ricco crea problemi ai suoi abitanti, il resto dei cittadini troverà facilmente una soluzione;
- se invece la media dei cittadini è povera, i danni di un ricco cittadino egoista saranno molto più difficili da riparare.
Quando tutti hanno la conoscenza a disposizione, non si ha nulla da temere.Perciò, condividete, condividete, CONDIVIDETE.
Alla prossima.