Ricordo questo pavimento. Le sue piastrelle in cotto, sempre all'ombra, troppo fredde se calpestate a piedi nudi.
Ricordo il rumore di queste tende mentre le scosto delicatamente per entrare dalla porta, facendo entrare un sottile fascio di luce. Quella luce bianca e polverosa del primo pomeriggio, in agosto, quella luce da cui non puoi nasconderti.
Ricordo questa sensazione di freddo penetrante al contatto con il bracciolo del divano. Il metallo gelido nascosto sotto un materasso morbido su cui lanciarmi guardando mia madre che cucina. E il suo rumore di posate e pentole e lo sfrigolio dell'olio su cui rosolano le patatine fritte. Ricordo che è giovedì. Perchè il giovedì si preparano le patatine fritte, se siamo stati bravi.
Ricordo quest'angolo di buio in corridoio, quello dove non vogliamo mai passare per paura che un orribile e gigantesco mostro ci aggredisca in un metro quadro di oscurità mentre corriamo in camera lanciandoci sui nostri lettini, costretti a fare un pisolino dopo il pranzo e prima del malefico bombolone alla crema. Mangiati mille, tra proteste e strepiti, mai finito neanche uno. Forse è per questo che ancora oggi non riesco a mangiare dolci fritti.
Ricordo questa sagoma, quella di mio fratello in controluce. Le sue gambe corte, con le ginocchia rivolte all'indentro, e i suoi calzettini troppo larghi e cadenti sulle caviglie. Anche in controluce, posso immaginarlo sorridere con quegli occhi luminosi e il ciuccio sempre in bocca, sopra ai suoi denti piccoli e bianchissimi.
Ricordo questo rumore, quello della bicicletta di papà che arriva traballando sul selciato di ciottoli, fischiettando. Qualcosa dei Black Sabbath o dei Deep Purple, qualcosa che viene da un mondo lontano e malinconico, ma che tra le sue labbra ha un retrogusto così soave e bellissimo. Ricordo il numero delle sue lentiggini sulle sue gambe, le uniche cose che da quest'altezza riesco a vedere. La sua pelle bianca e lattiginosa e i piedi nodosi nelle ciabatte da mare.
Ricordo questa casa, quella dei miei genitori al mare, dove passavamo ogni estate senza pensieri.
Ricordo questo senso di beata spensieratezza. Ricordo questa leggerezza nel cuore e nei piedi.
Ricordo ogni dettaglio di questo angolo di cielo dove ho lasciato la mia innocenza. Chiedendomi cosa sarebbe stato di me. E certo non potevo immaginare nulla di ciò che sono oggi.
E ora ricordo perchè, almeno in sogno, ho pensato di venire a passare un po' di tempo proprio qui.
Nella mia innocenza perduta.
Dreamed by: Co.