Nei precedenti articoli, abbiamo provato a mettere in evidenza quei problemi del sistema economico italiano che ne ostacolano la crescita: tasse, burocrazia, illegalità,infrastrutture carenti. Aggiungiamo, infine, un debito pubblico che, ogni giorno che passa, si fa sempre più pesante e che ci priva dei fondi necessari da investire nella crescita.
Crescita è proprio la parola che, in questi giorni, il Governo va ripetendo, soprattutto in Europa, ma, per ora, di iniziative politiche sulla crescita non se ne sono ancora viste. E sì che le necessità ci sono e le difficoltà da superare sono tante. Secondo il Rapporto sulla competitività 2011-2012, redatto dal World Economic Forum, che misura il grado di competitività e di innovazione delle economie dei maggiori Paesi al mondo, l'Italia occupa un misero 43° posto, lontanissima dalla prima della classe – la Svizzera – e dai principali Paesi dell'UE (Germania 6° posto, Inghilterra 10° posto, Francia 18° posto), nei confronti dei quali evidenziamo enormi carenze nel campo delle infrastrutture, dello sviluppo e dell'efficienza dei mercati dei beni e del lavoro, della competitività delle imprese, della competenza tecnologica, dell'innovazione, dell'educazione superiore e formazione.
Del resto, come può essere considerato innovativo il Paese in cui per aprire anche solo una piccola attività commerciale occorre non meno di un mese di tempo, perso dietro una trafila incredibile di pratiche e uffici. E lo slogan della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione? "Parole parole parole, soltanto parole" recita una famosa canzone: solamente per iscriversi al sito della Camera di Commercio del proprio territorio, richiedere la firma digitale e la posta elettronica certificata (iter necessario per chi vuole dialogare online con gli uffici della P.A.) occorrono dalle due alle tre settimane. E come può essere considerato innovativo il Paese che si piazza al 48° posto della classifica stilata dalGlobal Information Technology Report, la lista degli Stati più digitalizzati.