Magazine Informazione regionale

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

Creato il 20 agosto 2015 da Romafaschifo
L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giustoDalla sua nascita Roma fa Schifo insiste sulle tante malattie che stanno fiaccando e via via uccidendo giorno dopo giorno il corpaccione moribondo della capitale d'Italia. Non abbiamo la pretesa di risolvere i problemi, ma almeno ci siamo messi in testa di segnalarli. Almeno ci siamo imposti di non far finta di niente o, peggio, considerali normali, ineluttabili, connaturati alla vita - o alla morte, purtroppo - della città.

Tra i tantissimi problemi talvolta (una o due volte su 100, questa è la media) ci occupiamo anche di calcio. Lo facciamo non certo contro il calcio in se, che è sport affascinante, avvincente e nobile, bensì contro il rapporto profondamente malato che molti romani hanno con questo sport e con la loro squadra. E' un problema nazionale, ma che a Roma riteniamo acquisisca una caratura ed uno spessore molto preoccupante. La dimostrazione la trovate in seguito ed è di chiara evidenza. 

Siamo da sempre convinti che questo rapporto malato, oltre a generare una perdita di tempo (e dunque di competitività, di lucidità, di opportunità, di economia, di visione) enorme per la città, incubi anche una profonda e potenzialmente pericolosa violenza: inaccettabile in qualunque comunità che si rispetti.

Non parliamo, per capirci, delle due fasce estreme di tifo che si possono trovare allo stadio (gli Ultras, e la gente più evoluta, capace di effettuare un ragionamento complesso e di intavolare una discussione su qualsivoglia argomento), parliamo della terza fascia, quella centrale ed enormemente più numerosa delle altre due: la gente normale. Che, in Italia, purtroppo si traduce in "analfabeti funzionali" per almeno il 40/45% dei casi (secondo gli ultimi dati), ovvero di persone che non riescono a capire più di tanto cosa succede attorno a loro, di persone non preparate, che non leggono, che non si informano, dunque facilmente suggestionabili, incapaci di rendersi conto a pieno di cosa succede di complesso attorno a loro. Sempliciotti intellettualmente, ignoranti culturalmente, aggressivi potenzialmente. Ovviamente la maggioranza continua a non essere così, ma la percentuale di persone così è soverchiante e preoccupante, non più una minoranza marginale

Non vogliamo entrare nel mondo Ultras, nei legami con la criminalità, nei rapporti con Mafia Capitale, nel fatto che forse solo a Roma la tifoseria della squadra è odiata - ricambiata - dalla proprietà della squadra stessa, nel fatto che i nostri tifosi fanno i coatti in città e nessuno torce loro un capello e fanno i coatti in Polonia e scoprono che esistono le galere, nella quantità importante di voti che questi ambienti - opportunamente strumentalizzati dalla politica e dai poteri forti che sostengono di odiare - riescono a spostare e così via. Tralasciamo per un attimo gli Ultras e concentriamoci sulla gente che pretende di essere 'normale' dei "vado-allo-stadio-per-divertirmi" e cerchiamo di capire cosa si intende per 'normalità' quando si parla di tifo. Cerchiamo di capire cosa si giustifica come 'divertimento' quando si parla di tifo.

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

Un modo per stanarli lo abbiamo scoperto ieri un po' per caso a seguito di questo post sulla nostra pagina Facebook. Quello che ne è scaturito lo potete leggere da soli ed è davvero da analizzare. Il post si riferiva chiaramente agli Ultras: bestie che hanno costretto "purtroppo" - così scrivevamo - le autorità a dividere in due la curva. Chiaro era il riferimento e la citazione di Margaret Thatcher che disse: "se gli hooligans si comportano da animali, non possono fare altro che mettergli delle gabbie" quando negli anni Ottanta predispose un provvedimento simile a quello che oggi noi adottiamo - tardivamente e discutibilmente - con i soliti 30 anni di ritardo sul Regno Unito. 

La cosa era direzionata verso i violenti e le frange estreme, ma il tifoso medio, quello normale che ha "solo una passione" e va allo stadio "solo per divertirsi" ha fatto finta di non capirlo. Si è voluto intendere che il post (e l'insulto, o provocazione, ivi contenuta) fosse diretto a tutti gli abitanti della curva. La risposta è stata fragorosa. Un migliaio di commenti. Uno peggio dell'altro.

Centinaia di inviti a morire nei modi più fantasiosi.

Centinaia di insulti alla madre di chi avesse scritto l'articolo, alla sorella, al fratello, ai genitori.
Caccia all'uomo o alla donna che l'avesse scritto.
Minacce a profusione, inviti a comparire in pubblico per farsi pestare di botte.
Utilizzo smodato della parola "infame" (con tutto quello che ciò implica).

Volendo sintetizzare in una sola frase alcune centinaia di commenti, verrebbe fuori qualcosa di simile:

"Brutto infame pezzo di mer*a, tua madre ti ha cacato dal suo culo mentre faceva i pom*ini sulla Salaria, noi non siamo bestie hai capito? Non ci puoi offendere. Noi allo stadio ci andiamo con i nostri bambini, chiaro? Speriamo che muori così possiamo tutti venire a pisciare e a cacare sulla tua tomba. E se non muori ti sistemiamo noi visto che abbiamo scoperto pure dove abiti: spera che non ti incontriamo per strada, anzi dicci come ti chiami. Questa è la nostra 'fede' e il nostro 'ideale' per il quale siamo pronti a uccidere e morire".

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

Il tutto detto senza essere in grado, mai, di scrivere in italiano: curve che inneggiano alla razza ariana, ma dove nessuno articola un pensiero azzeccando mezzo congiuntivo in croce. Curve che odiano immigrati e stranieri - alimentando un razzismo di cui la città non ha davvero bisogno - i cui componenti medi parlano e scrivono di gran lunga peggio di qualsiasi albanese, qualsiasi kossovaro, qualsiasi bengalino e qualsiasi marocchino. Molti messaggi di minacce che abbiamo ricevuto erano pressoché incomprensibili ad un italofono: e chi li scriveva non era straniero! Ma vi basta leggere i commenti per scoprirlo. Il livello è stato tale che tanta robaccia l'abbiamo dovuta togliere e altra robaccia l'abbiamo dovuta rendere protagonista di denunce circostanziate visto il livello di intimidazioni mafiose che ci sono state recapitate. 

In 8 anni di impegno su questa piattaforma civica abbiamo attaccato duramente tutte le categorie di questa città: vandali writers, spacciatori, commercianti, poliziotti, impiegati pubblici, ambulanti, politici, automobilisti, motociclisti. Ci rispondono tutti a brutto muso, ma non capita mai nulla che non sia una radice quadrata di quanto capita quando si parla, una volta al mese, di calcio. 

Se dici male di un commerciante ti risponde magari che sei un venduto, o uno stron*o, o magari argomenta a suo favore. Se dici male di un tifoso di calcio ti risponde che la tua mamma è tro*a, che devi morire e che se ti incontra per strada ti fa passare il "peggior quarto d'ora della tua vita" e così via. E' sufficiente mettersi il giacchetto di tifoso e si acquisisce la licenza d'uccidere come l'Agente 007, ma senza il fascino di James Bond, solo squallore e tristezza. E tanta, tanta prepotenza gratuita. Pezzi di pane che conducono una esistenza mediocre e non si mobilitano mai per nessuna faccenda di vita comune (contro il crimine, contro la scarsa qualità dei servizi pubblici, contro lo scandalo di una politica mediocre, contro la mala amministrazione, contro il malfunzionamento della scuola...), automaticamente si trasformano in tanti piccoli giustizieri, tanti piccoli Rambo con gli occhi iniettati di sangue. E' normale? E' cosa da trascurare? O è una malattia da curare?

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

Basta questo per dimostrare il livello di violenza e di profonda malattia psicologica che lega i romani alle loro due squadra. Una malattia sulla quale Ministero dell'Interno, Questura e Prefettura dovrebbero lavorare molto di più di quanto non abbiano fatto fino ad ora. Altro che gabbie. 

E per fortuna che loro allo stadio ci vanno coi bambini: speriamo tappino loro le orecchie perché altrimenti l'ipoteca sulle nuove generazioni è posta. Insomma la tifoseria media, quella che va allo stadio solo per divertirsi ha questo tenore. E non stiamo parlando, ribadiamolo, di una quarantina di ultras, bensì di qualcosa come mille persone: un campione più che rappresentativo purtroppo.

Per difendersi da un'accusa di essere "bestie" (accusa che non era diretta a loro) hanno risposto in massa comportandosi proprio da bestie. Geniale, no? Guardateli, entrate nelle loro pagine: gente normale, onesti lavoratori di borgata, padri di bambini piccoli. Che augurano la morte a qualcuno solo perché ha scritto qualcosa che non hanno capito o solo perché ha scritto qualcosa che non condividono. E questa dovrebbe essere la parte sana del tifo capace di isolare gli ultras violenti? Mmmh...

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

Il quotidiano La Repubblica di oggi 20 Agosto 2015

E' evidente che in un contesto simile non può germinare nulla di buono. E' ovvio che in un contesto simile qualsiasi tentativo di arginare la prepotenza e lo spirito di sopraffazione sia giustificato da parte delle autorità. Insomma le gabbie allo stadio non saranno il massimo: ma vivaddio che qualcuno prova a far sentire a chi si sente padrone del mondo che invece esiste una pubblica autorità.
Non v'è chi non veda come la fede calcistica (parlano di "fede" e di essere "pronti a morire" per questa, esattamente come i talebani della jihad) stia erodendo i millimetri residui di spessore umano dei cittadini di questa città. Per un tifoso davvero normale, ci sono dieci tifosi che si raccontano come normali, ma che in realtà sono pronti a organizzare un pestaggio se qualcuno scrive su Facebook qualcosa che reputano lesa maestà per la loro squadra del cuore. Persone che in nome della "fede" sono pronti come fondamentalisti islamici a esercitare la violenza. Possibile che il calcio sia diventato qualcosa che trasforma in bestie - proprio così, ci avevamo azzeccato! - delle persone altrimenti normalissime? C'è evidentemente qualcosa da cambiare prima che sia troppo tardi, o no?
L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto

E' una situazione esplosiva che non danneggia banalmente il calcio, ma danneggia tutta la città, drena energie e attenzione alle cose realmente importanti (noi ci occupiamo di decine di questioni cruciali ogni giorno, ma la mobilitazione di massa avviene solo quando tocchiamo per qualche motivo faccende calcistiche e questo non può essere accettabile e non si può far finta di niente: come mai quando abbiamo anticipato di un mese lo scandalo Mafia Capitale queste persone non prestavano la stessa attenzione e non infondevano le stesse energie per incaxxarsi con chi stava divorando la loro città) e ci restituisce una cittadinanza lobotomizzata, analfabeta funzionale, totalmente miope, tendenzialmente aggressiva e - dunque - manipolabile da chiunque. Pericolosa. 

Più che agli Ultras - il cui problema si risolve con telecamere, posti numerati, aumento del costo del biglietto e carcere. Oltre che piantandola di chieder loro i voti alle elezioni - la politica faccia un pensiero sulle decine di migliaia di persone che rinunciano ad avere una personalità (guardate i profili di chi insulta: sono tutti uguali, fatti con lo stampino, copertine identiche, stesso slang, stesse frasi: inquietante) avendo scambiato il giuoco del pallone per un "ideale" da seguire. Forse è il caso di dare a questa gente degli ideali veri, forse è il caso di spiegare cosa sia un ideale, forse è il caso che le scuole impostino un discorso a riguardo strappando i bambini a ciò che di fondamentalista vogliono inculcargli i loro genitori. Benissimo panem et circenses, ma i circenses servivano per tenere sopita la ribellione dei cittadini, non per alimentare la loro violenza, la loro prepotenza, la loro mafiosità. Non per trasformare ragazzini e ordinari padri di famiglia in persone violente e aggressive con la bava alla bocca.

Ma poi è davvero moralismo, da cittadini, preoccuparsi del fatto che una intera fetta di città si fa bastare questo come intrattenimento. Condendolo peraltro di contorni violenti, insulti all'arbitro e auguri di morte immediata per chi non si adegua? E' davvero moralismo auspicare e sperare che alcuni persone non trovino sfogo solo in curva allo stadio ma anche andando due volte all'anno a teatro, tre volte al cinema, leggendosi un libro? In un contesto così totalizzante e malato vi è spazio per altre forme di intrattenimento che rendono un cittadino degno di questo nome e non un suddito in balia di se stesso? Non ci fraintendete: non è sociologia o antropologia d'accatto, è semplicemente un grido d'allarme nostro e una questione sul futuro di questa città e su come fare in modo che sia un po' diverso dal declino ineludibile che tutti danno per scontato. 

Vero è che Roma è intrisa di atteggiamenti violenti e prepotenti scambiati erroneamente per folklore popolare (atteggiamenti più che comportamenti concreti, per fortuna), ma questo non può giustificare e questo non è un buon motivo per spiegare e accettare che questo mood permei ogni manifestazione. Proprio perché a Roma il sostrato è quello, occorre fare attenzione che non si allarghi ulteriormente. 

L'inquietante e trascurata malattia dei romani per il calcio. Curve divise all'Olimpico? Ecco perché è giusto
PS. E cosa è successo con la fanbase della pagina Facebook? Anche qui qualcosa di interessante. Solitamente quando parliamo di pallone perdiamo moltissimi fan, i like scendono di molto. Lo facciamo sovente e con piacere perché questo ci permette di pulire la fan base da quella feccia cittadina che ci è finita per sbaglio, che ha cliccato "mi piace" solo così per fare, senza davvero condividere la battaglia del blog. In occasione di questo post che ha raggiunto oltre 120mila persone, le cose sono cambiate sensibilmente. Guardate il grafico: tantissime fuoriuscite, ma tantissimi nuovi arrivi. Il saldo è negativo, sì, ma solo di 30 unità. 170 cafoni, violenti, incivili, razzisti e neofascisti (e stupidi, visto che si sono sentiti toccati da qualcosa rivolto ad altri) se ne sono andati, ma 140 persone nuove sono arrivate. Una colossale operazione di pulizia a costo zero che gioverà su tutte le prossime discussioni visto che questa gente - specialmente i razzisti - inquinavano ogni dibattito. Mutatis mutandis è quello che dovrebbero fare, nella società civile, le nostre istituzioni: premiare e dare spazio a chi si comporta per bene, togliendo spazi e margini di manovra ai facinorosi, agli sciocchi, agli aggressivi.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :