L’Inquieto è la diretta conseguenza dell’aggravarsi di fenomeni come disoccupazione giovanile e scioglimento dei ghiacciai. E’ l’antidoto che ci voleva per fronteggiare il malcostume, il maltempo e il mal comune mezzo gaudio. E’ la risposta che cercavano coloro che sono rimasti delusi dall’ultima stagione di Lost. E’ l’alternativa smart alle start-up, a Pinterest e ai train manager di Italo. E’ una rivista mensile che nel giro di poche ore è diventata bimestrale, trimestrale, infine quadrimestrale.
Tutto questo – e molto meno- è L’Inquieto, lo scontro frontale fra scrittura e illustrazione, la constatazione amichevole fra parole e disegni, il primo vero laboratorio di sperimentazione anti-creativa dove non si pagano diecimila euro l’anno per partecipare e non si utilizzano parole inglesi.
Per ogni uscita, una decina di racconti illustrati e illustrazioni raccontate, narrazioni fotografiche, massime di dubbia utilità (ma a colori!), recensioni di dischi in anteprima assoluta e tante altre rubriche moderatamente interessanti. E per i più esigenti, tonnellate di video di cuccioli buffissimi. Su L’Inquieto.
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