Una delle novità politiche degli ultimi giorni è l’annuncio da parte del premier Erdoğan dell’attivazione, a partire dal prossimo anno, di corsi facoltativi di curdo nelle scuole medie pubbliche (il secondo ciclo del 4 + 4 + 4). Il cambiamento introdotto è epocale, tuttavia – almeno in relazione alle richieste degli attivisti curdi – sembra abbastanza timido e può essere ritenuto positivo solo se considerato un primo passo, una prima apertura a cui seguirà ben altro: come ho spiegato in questo mio articolo dell’anno scorso, la richiesta infatti è non l’insegnamento del curdo alla stregua di una lingua straniera ma l’insegnamento in curdo di tutte le discipline; certo, poi bisognerà anche vedere se questa richiesta degli attivisti (impegnati in un lavoro immane di standardizzazione della lingua e nella preparazione dei manuali scolastici) verrebbe seguita da un numero sufficientemente elevato di famiglie e studenti, magari maggiormente interessati ad apprendere l’inglese, il russo o altre lingue meglio spendibili sul mercato del lavoro.