Magazine Diario personale

L’insostenibile leggerezza del motore di ricerca

Da Pietro Acquistapace

A chiunque abbia un blog sarà certamente capitato di notare come le persone giungano a leggerlo attraverso le tag più assurde. “Indicazioni stradali per Torino”, “vino preferito da Stalin” o “mafia georgiana empolese” sono solo alcune delle chiavi di ricerca comparse su East Journal, la rivista (chiamarla blog è assolutamente riduttivo” dove scrivo. Sul mio blog personale invece troneggia, in maniera inquietante, “guerra civile in Italia”. Ma cosa significa tutto ciò?

Analizzare come le persone arrivano ai blog può essere molto istruttivo ed illuminante relativamente ad uno spaccato della popolazione cibernetica, arrivando a riflettere sulla stessa comunicazione on line. Innanzitutto bisogna partire dal produttore, ossia da chi scrive il post e dall’uso delle tag. Infatti in rete tutti possono scrivere, ma non è detto che tutti vengano letti. Ed allora bisogna ingegnarsi associando agli scritti delle parole del ricerca che facciano salire il pezzo nei motori di ricerca. Competere con corazzate editoriali che possono pagare per essere visibili è di fatto impossibile per un blogger, e soprattutto non sarebbe utile farlo con tag semplici, ovvie e di buon senso. Meglio allora gettare l’amo e pescare qualche lettore, senza curarsi di cosa questo cerchi veramente.

E parliamo quindi di coloro che sul blog arrivano, i fantomatici lettori. Ma in un paese dove i quotidiani sono di fatto rimasugli del passato, dove i numeri dei blog, i contatti, possono tramutarsi in soldi attraverso la pubblicità cosa significa essere lettore? Su internet la possibilità di scelta, relativamente a cosa leggere, è di fatto illimitata, e se si può sfogliare un quotidiano dando un’occhiata ai titoli, la lettura per molte persone si riduce a questo, in rete la cosa rischia di essere infinita. Si rende quindi assolutamente necessario l’intervento di un mediatore, ossia il motore di ricerca, colui al quale affidare le nostre parole di ricerca, come messaggi nella bottiglia.

Ed il motore di ricerca significa delega. Certo, anche in edicola la scelta si ha tra fonti proposte da altri, ma in rete queste sono quasi infinite e soprattutto sono modellabili. Sfido chiunque ad andare presso un edicolante chiedendo un “quotidiano di sinistra ma non troppo, e attento alla politica agricola finlandese”, non penso il negoziante si metta con voi a sfogliare le pagine dei giornali per soddisfare la vostra richiesta. Mentre il motore di ricerca lo fa, a lui si può chiedere tutto, annullando la propria capacità di analisi della realtà. E mentre in rete ci si illude di essere protagonisti, di fatto si è fortemente limitati dalle scelte altrui. Come un bambino che giochi alle costruzioni in una stanza mentre i genitori osservano dalla porta. Oggi si delega tutto al motore di ricerca: dal tempo di cottura degli spaghetti al trovare un buon ristorante, di fatto la rete è diventata la fonte della conoscenza.

Internet ha cancellato il tramandarsi delle conoscenze, quello che era saggezza popolare, l’imparare dagli errori altrui, creando un eterno presente dove poter essere allegramente irresponsabili. Oggi non ci si può permettere di sbagliare, in un mondo dove regna l’efficientismo l’errore è un ingranaggio rotto che rallenta la produzione, oltre ad essere antiestetico. Internet è la grande cinghia di trasmissione che connette la libertà di sognare alla catena del quotidiano, una seconda vita che rende di fatto inutile cercare di migliorare la prima. E questo ci porterebbe dritto al tema della realtà virtuale, per ora solo sfiorata in giochi elettronici come l’angosciante, a tratti, Second life. Ma in ogni caso al motore di ricerca siamo liberi, come detto, di chiedere tutto, senza riflettere su cosa stiamo chiedendo, soddisfando ogni inutile curiosità e perdendo del tutto di vista la scala dell’importanza nelle notizie che leggiamo.

Tutti devono avere le stesse possibilità di accesso alla rete? Certamente, ma poi non dovremmo lamentarci se ai nostri blog giunge un livello di lettori magari culturalmente basso, che digita “italiana puttana” alla ricerca di non si sa bene cosa, tanto l’importante è che diventino contatti. Oggi tutto è monetizzabile, anche il crollo del livello culturale medio, indotto.


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