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L’insostenibile leggerezza dell’horror

Creato il 16 luglio 2011 da Wildboyz80

L’insostenibile leggerezza dell’horrorHo deciso di rendere omaggio al film che cambiò definitivamente il mio modo di intendere il genere horror e, perchè no, anche di intendere il cinema in generale, visto che a breve cadrà l’anniversario della mia prima visione di questo gioiello dei B-movie da pop-corn.

Ricordo ancora che fu solo grazie ad una piccola emittente televisiva regionale, nell’ormai lontano 1989, che incappai per la prima volta in questo capolavoro di Jack Arnold. Prima di allora ammetto che guardare un film horror da solo mi creava seri problemi di insonnia e conseguenti cambi di mutande a ripetizione. Il fatto è che allora ero ancora un bambino, e la quantità di mostri, boogeyman, case infestate e morti terrificanti con cui infarcivano la maggior parte dei film durante quegli anni era davvero dura da gestire per me e il coraggio di cui ero dotato (e, per quanto trovi ripetitivo l’argomento, va ammesso che gli horror prodotti fino alla fine degli anni ’90 avevano una magia che è ormai andata perduta).

La trama del film è piuttosto semplice, e probabilmente poco innovativa persino per il 1954: durante una spedizione lungo il Rio delle Amazzoni, una squadra di scienziati si imbatte in una misteriosa laguna, che conserva ancora intatto l’ambiente preistorico delle sue origini. In questa laguna viene scoperta una creatura mostruosa, metà pesce e metà uomo. Gli scienziati riescono a catturare il mostro solamente dopo che egli ha ucciso alcuni uomini della squadra, ma poco dopo la cattura la creatura riesce comunque a scappare. Una volta fuggito, sarà il mostro a dare la caccia agli uomini, intrappolandoli nel suo territorio e costringendoli a uno scontro finale.

Per chi si avvicina al film senza conoscere niente della trama (e se mai esistessero persone simili dovrebbe esserci anche una legge che gli vieti di avvicinarsi ad un cinema) potrebbe sembrare una gran cazzata. Tuttavia, l’aspetto più importante del film è quello di riuscire a essere un horror, ma contemporaneamente a far vivere a chiunque, ma proprio chiunque, la magia di un’avventura da cui non si dovrà temere mai nulla.

Quello che mi colpì di questo film, infatti, fu la capacità di tenermi inchiodato allo schermo trattenendo il fiato ad ogni scena di tensione, ogni volta che veniva mostrata la creatura, e nel contempo emozionarmi ed esaltarmi senza mai terrorizzarmi. Probabilmente in un genere come l’horror questo può essere visto come un grosso difetto, ma quando permette ad un bambino di capire che un film dell’orrore non è altro che un’avventura in cui l’aspetto fantastico e misterioso viene spinto all’estremo, io non posso che considerarlo una benedizione.

Perchè è grazie a questo film che rido alle battute da cazzaro di Freddy Krueger, che tifo sempre per Jason Voorhes e dopo 11 film in cui massacra teen-ager mi viene ancora voglia di offrirgli una birra, che mi manca da morire il ciclo notte horror su italia 1 nelle sere d’estate e che vorrei consigliare a Michael Myers di usare facebook per trovare tutti i parenti che vuole ammazzare e prendersi finalmente una sera libera.

Ho il massimo rispetto per Jack Arnold e questo suo film (come per tutti i film della Universal che diedero il via al genere) perchè ti fanno capire cosa sia l’amore per il fantastico e l’inspiegabile, te lo mostrano e fanno in modo che tu ne venga contagiato, dando il coraggio anche ad un bambino di farsi accompagnare nelle notti estive dai personaggi più paurosi e tenendo accesa a qualsiasi età la voglia di lasciarsi stupire ed incantare da un gigantesco uomo mezzo pesce vestito di lattice e gomma.

Grazie di tutto Jack.



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