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L’integrazione di Eurasia e Berlino

Creato il 17 maggio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’integrazione di Eurasia e Berlino

“Oggi siamo partner, non amici” – è stata questa l’affermazione dell’ambasciatore russo Vladimir Grinin in Germania, durante l’incontro con giornalisti di diversi paesi, a Berlino, lo scorso aprile. Dopo molti anni a scambiarsi rassicurazioni sulla partnership strategica tra i due paesi, l’opinione maggiormente condivisa dai politici russi è la necessità di dare il via ad un atteggiamento più moderato nelle relazioni tra Russia e Germania.

L’Ambasciatore russo ha ragione: non c’è alcun motivo di mentire e addolcire la realtà, seppure le attività per l’avvio delle relazioni “trasversali” tra Russia e Germania, nel giugno di quest’anno, siano in pieno svolgimento. Il programma per il 2012-2013 prevede il raggiungimento di risultati paralleli in campo economico, scientifico, educativo, ingegneristico e culturale per entrambi i paesi. Lo scopo è quello di promuovere comprensione reciproca e fiducia. Se gli obiettivi venissero centrati si tratterebbe di un vero successo.

E’ proprio la mancanza di fiducia reciproca il vero ostacolo allo sviluppo delle relazioni tra Russia e Germania, così come accade nelle relazioni tra la Russia e gli altri paesi occidentali. E’ questa la difficoltà principale secondo l’Ambasciatore russo. Ignorando il cerimoniale diplomatico, Mosca rimprovera ai partner occidentali di non fidarsi abbastanza. La cortina di ferro, caduta vent’anni fa, è stata rimpiazzata da una profonda trincea difensiva a regolare le relazioni tra Russia e UE. Questa non è forse la dimostrazione del fatto che i discorsi sul possibile rinnovo dell’Accordo sulla Partnership e Cooperazione tra Russia e UE, scaduto qualche anno fa, sono stati in qualche modo abbandonati?

La crisi che sta attraversando l’Unione Europea ha frenato la sua politica nei confronti delle ex repubbliche sovietiche, principalmente attuata attraverso una Politica di Vicinato orientata ad Est, quale unico strumento utilizzabile per la loro implementazione. Ma la sostanza della scelta politica è ancora la stessa: allontanare le ex repubbliche sovietiche dalla sfera della Russia, per avvicinarle all’Occidente – è questo l’obiettivo specificato nei documenti ufficiali. Quale ruolo ricoprirebbe la Russia considerati questi piani? Non si tratta, forse, di trasformare l’area ex sovietica in una sorta di “zona cuscinetto” tra le due superpotenze rivali contro la crescente potenza cinese e in attesa che Washington si sforzi di trovare un modo per allineare la posizione occidentale? Cosa dovrebbe fare Mosca per opporvisi? Dovrebbe, quantomeno, comprendere pienamente che tipo di minacce andrà ad affrontare, piuttosto che cercare conforto nelle opportunità illimitate e illusorie offerte dalla “partnership” con l’Occidente.

Incontrando i giornalisti a Berlino, l’ambasciatore russo ha espresso un giudizio sui drammatici risultati della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale l’Unione Sovietica perse 27 milioni di cittadini, perdita che compromette ancora le relazioni tra Russia e Germania. E’ impossibile non notare la differenza tra questa affermazione e quelle espresse in precedenza dallo stesso diplomatico. Lo scorso anno, durante la cerimonia commemorativa per festeggiare la vittoria sul fascismo, V. Granin disse: “Russia e Germania camminano insieme, realizzando una buona politica di vicinato, di partnership e di cooperazione, dando un esempio di riconciliazione storica tra le due nazioni, di fronte al mondo intero”1. L’anno precedente aveva affermato: “Le nostre due nazioni hanno realizzato una riconciliazione storica e hanno sviluppato una partnership strategica orientata al futuro. Insieme possiamo risolvere i problemi di oggi e affrontare nuove sfide e nuove minacce”. Rievocando il contributo decisivo dato dall’Unione Sovietica alla vittoria contro il fascismo tedesco, contributo che l’Occidente preferisce non riesumare, l’Ambasciatore ricorda che la Russia è stata capace di affrontare le esistenti minacce politiche con misure difensive.

Inoltre, lo spiegamento dei missili difensivi USA sul territorio europeo non è visto dalla Russia solo come una prova della mancanza di fiducia nei suoi confronti, ma anche come una minaccia diretta. L’Ambasciatore russo ha detto che il suo paese voleva delle garanzie rispetto al sistema di difesa missilistico degli USA, oggi facente parte del sistema NATO, per essere rassicurati sul fatto che questo non indebolisca il potenziale strategico nucleare russo, destinato unicamente alla difesa della patria. Se dovesse risultare evidente che lo scudo missilistico NATO è rivolto invece alla Russia, il paese dovrebbe prendere misure ulteriori per aumentare le proprie capacità strategiche ed essere in grado di contrastare, anche, questa minaccia. La Russia dovrebbe ristabilire la capacità del proprio potenziale strategico di difesa del territorio2.

La posizione assunta è stata chiarita. Si confà al tono dell’affermazione di Granin durante la conferenza sulla sicurezza che si è svolta in febbraio (2012) a Monaco. E… non c’è stato alcun tipo di reazione da parte dei media tedeschi! Dando uno sguardo alle principali testate giornalistiche, ci si rende facilmente conto che l’informazione sulla Russia è davvero scarsa, limitata al ruolo che la Federazione svolge nella gestione della crisi siriana. Il Frankfurter Allgemeine scrive: “Abbiamo ancora bisogno della Russia” commentando il dialogo riconciliatorio con la Russia, al summit del G8 di aprile (il senso è che “loro” hanno ancora bisogno della Russia per persuadere la Cina a raggiungere un compromesso riguardo alla situazione in Siria)3. Il silenzio unanime dei media tedeschi, quasi obbedissero all’ordine di qualcuno, è già di per se una presa di posizione, la dimostrazione della volontà dell’Occidente di ignorare il punto di vista di Mosca riguardo alla difesa missilistica. E’ comprensibile, data la prolungata debolezza della Russia e data la sua dipendenza dall’esportazione di materiali grezzi, nota in tutto il mondo.

La Russia non è un alleato strategico per l’Occidente: eppure quando c’è un problema concreto, la Russia è pronta a raggiungere l’altro quantomeno a metà strada. L’accordo sui punti di transito per i contingenti militari diretti in Afghanistan non è l’unico esempio. Il motivo di tale atteggiamento continua ad apparire ambiguo all’Occidente – come succedeva già nell’era sovietica. Questo tipo di incoerenza si manifestò in modo evidente subito dopo che la Repubblica Federale Tedesca entrò a far parte della NATO. Oltre alla creazione del Patto di Varsavia, la Russia ruppe gli accordi presi durante la guerra con Gran Bretagna e Francia. Fu una reazione controversa – proprio la revoca di questi accordi, infatti, fu vista come la volontà dell’URSS di esercitare una forte pressione sull’Europa, cosa che creò molti dubbi ai politici occidentali. La misura più sorprendente adottata dall’URSS fu quella di invitare a Mosca l’allora Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca K. Adenauer. Dopo averlo ricevuto, il Cancelliere rifletté attentamente se accettare o meno l’invito, considerando che la sua politica era volta ad una completa integrazione con l’Occidente. Con sua grande sorpresa la visita fu accompagnata da numerosi “gesti amichevoli”. Il punto più alto si raggiunse con la liberazione degli ex prigionieri militari tedeschi detenuti nei campi sovietici. Al suo ritorno, i tedeschi accolsero il Cancelliere come un eroe, la visita divenne il suo inaspettato trionfo politico, che gli assicurò la vittoria alle elezioni di due anni dopo. Fu una “lezione” ambigua per i revanscisti di tutto il mondo. La storia avrebbe continuato a dare lezioni di altro tipo.

Nel 1983, Y. Andropov rispose al dispiegamento dei missili USA nell’Europa dell’Est prendendo precise contromisure, incluso lo spiegamento di ulteriori missili nella Repubblica Democratica Tedesca e in Cecoslovacchia, il dispiegamento di sottomarini, etc. La fermezza, unita all’azione, apparve piuttosto convincente e portò in breve tempo a dei risultati: all’inizio del 1985, il ministro della difesa tedesco Volker Rühe ed il ministro per gli affari esteri Hans-Dietrich Genscher, riconobbero la necessità di una definizione più precisa della linea di confine Oder-Naisse. Lo stesso anno, in maggio, il Presidente della Germania dell’Ovest, Richard Von Weizsacker, pronunciò il famoso discorso in cui, per la prima volta nella storia della RFT, il 9 maggio fu definito il Giorno della Liberazione dei tedeschi.

Non importa quanto siano limitate le attuali opzioni della Russia in risposta all’Occidente, devono comunque essere prese sul serio – oppure bisogna smettere di parlare al vento. Se c’è una certa riluttanza ad agire questa si nasconde dietro alla minaccia fatta, come nei casi dell’estensione della NATO agli Stati baltici, quando Mosca disse che non doveva essere varcata alcuna “linea rossa”, minaccia a cui non fece seguito nessuna azione – in questo modo la minaccia e chi l’ha pronunciata non verranno più presi sul serio. Oggi la Russia lotta per intensificare la sua cooperazione politico-militare all’interno dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e l’Occidente ha iniziato a mostrare preoccupazione al riguardo. Anche la prospettiva dell’Unione Eurasiatica è preoccupante. E’ a causa sua che nel febbraio 2012 si è frettolosamente creato il Club Eurasiatico di Berlino. Le sessioni si terranno annualmente a Bruxelles, Berlino e Astana. Mosca e Minsk non sono state invitate ad unirsi al dialogo. E’ questo il modello di “integrazione eurasiatica” tedesca…

(Traduzione dall’inglese Valentina Bonvini)


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