Magazine Diario personale

L'intelligenza come qualità inferiore

Da Lucas

«I suoi giovani invitatisono belli, escono dalle università di famiglia, dai loro club,intelligenti per censo (conoscono l'esatto valore della vita),ammorbiditi da un'esistenza di bagni, di aria aperta, di sportcostosi, di vacanze inaccessibili. Non si può non ammirarli, comerisultato genetico. Non hanno niente da dirmi, ma io non ho verso diloro nemmeno il disprezzo o l'odio di classe, che reputo inutile. Inun senso strutturale sono il prodotto di una civiltà raffinata,affrancati dalla nostra morale. Nessuno di costoro vuol scrivere odipingere: hanno chi lo fa per loro; ma se volessero, i loro libriavrebbero immediato successo mondano, i loro quadri anche. Ma nonvogliono: considerano l'intelligenza una qualità inferiore, quandonon è applicata freddamente al potere e alla vita». Ennio Flaiano,Il gioco e il massacro,Rizzoli, 1970, pag. 203
Adesso capisco perfettamente perchénon siamo capaci, noi intelligenti,di fare o di provare a fare larivoluzione. Perché ci sentiamo superiori, strutturalmentesuperiori, a certa gente. Non riusciamo a odiare, né a disprezzaretali ospiti,eternamente giovani, ricchi, belli, in piena salute e coloriti comela sugna. Non siamo cattivi abbastanza. A noi, i lumi,ci hanno reso teneri, ci fanno camminare sulla superficie delle cosecon l'essenziale o quasi, noi che non abbiamo licenze universitariedi facoltà di prestigio; noi che consideriamo l'intelligenza unaqualità superiore,non possiamo prendere le armi e dare di matto come Amleto, cercandovendetta e giustizia, sconquassando le regole tenui che i nostripadri ci hanno donato dopo aver fatto alla guerra. Siamo malati dicostituzione, noioccidentali, liberali e pacifici dentro. Ci trovassimo davanti unbanchiere bancarottiere, piuttosto che mettergli due dita negliocchi, gli offriremmo da bere. Perché siamo educati e moralmenteirreprensibili. Di noi, quando moriremo, tutto si potrà dire ma nonch'è morta una testadicazzo, oppure un fottutissimo pezzo di merdache ha affamato il mondo per pensare al suo cazzo di tornaconto. No,di noi si ricorderà in particolare la nostra gentilezza, il nostrosavoir faire, ilnostro preferir prendere in giro se stessi che gli altri. Paste diuomini e di donne che sanno, sotto sotto, di essere dalla partegiusta e che temono più di essere colti in fallo che fallare. Ilproblema, però, è che una volta esercitato il nostro senso critico,ci accorgiamo che la nostra superiorità è come una pistola caricataa salve che non spaventa gli invitati al banchetto delpotere nemmeno quando esplode,poiché essi sanno benissimo che le nostre parole non possonoferirli.Edessi continuano a godere alla facciaccia nostra, povero popolo cheper stare bene ha smesso di rodere, di rosicare,di minare le fondamenta stesse del potere che si fondano sul rispetto. Ma rispetto per chi?Ecco,questo è quello che resta del mondo dopo che lorsignori hanno favorito: prendete e mangiatene tutti, restano briciole.

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