Oggi a scuola abbiamo partecipato al nostro secondo “International Day”, la festa di tutte le nazioni del mondo. Vi avevo raccontato qui quanto fosse stato emozionante l’anno scorso e devo dire che, nonostante non fosse una cosa nuova per noi, l’emozione c’è stata anche quest’anno.
Quando è calato il silenzio all’orario prestabilito ed è partito l’inno thailandese, un’atmosfera solenne si è sostituita a quella allegra e festante di qualche attimo prima. Il momento della giornata che preferisco è proprio la grande parata di apertura in cui tutti gli studenti con le loro famiglie sono chiamati a sfilare al centro del campo coperto della scuola. Le nazioni vengono chiamate in ordine alfabetico e i loro rappresentanti compiono un giro del campo mentre viene suonato il proprio inno nazionale.
Tutti i presenti seguono con partecipazione, dai piccolini di due anni fino agli adulti.Si applaude molto, soprattutto quelle nazioni che hanno un solo partecipante che sfila solitario.C’è tanto senso di nazionalismo e universalità insieme.Si celebra la diversità all’interno della stessa comunità.Siamo tanti e diversi, ma siamo parte di un insieme, di un tutto.Abbiamo colori differenti, ma siamo tutti uguali.Pochi e chiari concetti che hanno però un’importanza notevole. Questa festa insinua nella mente e nel cuore di ognuno il senso di appartenenza alla propria nazione.Fa sentire fieri di vestirne i colori e di portarne la bandiera.Quello che da noi in Italia succede solo per i grandi avvenimenti sportivi, qui te lo fanno vivere tutti i giorni perché è vero che l’International day è l’evento principale, ma diversità ed unità insieme, sono argomenti quotidiani alla scuola dei miei figli.E’ una festa semplice, nella procedura e nella preparazione. Non richiede certo un enorme dispendio di denaro ed energia, proprio perché tutti partecipano e danno il loro personale contributo. Mi ritrovo a domandarmi allora perché, feste del genere, avvengano solo, che io sappia, nelle scuole internazionali. Certo la loro caratteristica principale è quella di avere studenti provenienti da tutto il mondo, ma non è forse ormai lo stesso nelle scuole pubbliche italiane ed europee? Perché non c’è questo sforzo per incentivare valori come il patriottismo insieme all’accettazione del diverso? Non finirò mai di stancarmi di ripeterlo: la scuola internazionale che stanno frequentando i miei bimbi ha tanti pregi, ma quello più importante è che loro stanno crescendo senza minimamente notare il colore della pelle degli altri compagni. Per loro sono tutti amici. Si divertono a ricordare la loro nazione di provenienza, ma non mi hanno mai parlato di colore della pelle. Loro, molto semplicemente, proprio non la notano.
Non voglio generalizzare perché tante sono le variabili, ma credo che una società che abitua fin da piccoli i propri bambini ad avere questi semplici, ma grandi valori, non possa che essere una società, domani, migliore.
Come sempre è finita con un grande picnic collettivo seduti sulle stuoie. Quest’anno anche il nostro banchetto dell’Italia era più ricco e colorato con pizza e focaccia per tutti!