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L'interpretazione del dolore

Da Andrea_cusati
Quando siamo invasi da uno stato d'animo siamo proprio sicuri di dargli il nome giusto e siamo sicuri di sapere cosa accade in noi?

L'INTERPRETAZIONE DEL DOLORECi metto due ore a fare un disegno.
Finito di disegnare lo guardo con orgoglio e lo condivido con mia moglie.
Lei dice:-"Caspita! Però io qui lo farei così se no sembra così, qua farei cosà se no sembra cosà. Ovviamente è il mio punto di vista. Bravo!"-
Dolore.
Dentro me si muove qualcosa.
Un disagio.
Il cuore aumenta i battiti.
Lo stomaco va sottovuoto.
Il sangue riempie le tempie.
La rabbia sale.
Le difese crescono.
Arriva Lui.
Chi è Lui?
Una delle mie tante parti interne che cercano di difendere il bambino Andrea che subì situazioni in cui si sentì come ora si sente l'Andrea adulto.
Inadeguato... quindi incapace.
SI PUO' CAMBIARE ROTTA
Questa è l'emersione che avviene in ognuno di noi continuamente.
Ieri io l'ho fermata.
Questo non fa di me un mago o un illuminato. 
Non sempre mi riesce il giochino e ho da risolvere ancora diverse cose dentro di me, ma quando ci riesci ti dà sicurezza.
La vedo come la prima volta che ho fatto l'amore. 
Prima di quella volta mi sentivo brutto, mi sentivo inguardabile, mi dicevo:-"Ma come può una ragazza provare attrazione per me e per un corpo come il mio?! Impossibile."-
Poi mi è capitato di fare l'amore la mia prima volta e mi sentì desiderato, mi sentì eccitante per lei, mi sentì bene.
Questo mi diede più sicurezza sul mio aspetto e mi fece sentire possibile il piacere a qualche donna.
TUTTO AVVIENE IN UN ATTIMO
Quando tutto emerge è un nano secondo e non te ne accorgi neanche. Molti di noi non sanno riconoscere questa emersione  perché nessuno gli ha mai spiegato cosa avviene.
Poi se anche ci venisse spiegato cosa avviene ma non ci venissero dati gli strumenti per accogliere ciò che avviene e porvi rimedio sarebbe del tutto inutile.
Questa situazione del disegno e di mia moglie ovviamente è una cosa mia, non è detto che a voi capiti una cosa simile, ma in questo meccanismo ci siamo dentro tutti, statene certi.
Cercherò di chiarire cosa accade attraverso il mio esempio.
COSA E' AVVENUTO IN ME?
Torniamo alla situazione sul disegno condiviso con mia moglie.
Mia moglie inizialmente dice: "Caspita!" 
Fin qui tutto bene.
Poi aggiunge: "però..."
Già qui comincia ad andare meno bene poiché il "però" nega ciò che si è detto prima, quindi io recepisco il "caspita" di ammirazione di prima come un complimento proforma ma non sentito.
Addirittura lei prosegue con ritocchi sul mio creato e lì la pentola a pressione interna comincia a fischiare.
L' "Ovviamente è un mio punto di vista. Bravo" neanche lo sento più.
In sostanza nella mia testa la frase di mia moglie diventa: "Sì, bello." - con tono incolore come se lo stesse dicendo tanto per dire - "Però non è un granché, magari qui se lo fai così viene bello, qua se lo fai cosà migliora. A dirti il vero è un brutto disegno." 
La mia mente è oscurata dalla rabbia e la mia parte ha fatto partireil suo solito disco nel mio cervello:
"Vedi che sei un coglione? Lo vedevi anche tu che il tuo disegno faceva cagare però hai voluto farglielo vedere lo stesso per sentirti dire che tu vedi brutto ciò che fai ma in realtà è bello ciò che fai. Poi se anche ti avesse detto che era bello avresti pensato che lo avrebbe detto perché è tua moglie e quindi non lo avresti sentito. Smettila di disegnare, ti fai solo del male, non sei capace! Lascia perdere!"
In una frazione di secondo tutto ciò avviene.
OBBIETTIVO
Cosa voglio io?
Stare bene.
Stavo bene dopo che mia moglie mi aveva parlato?
No.
Stavo bene un'ora dopo con queste voci nella testa e il bambino Andrea che piangeva?
No.
Avevo ancora voglia di disegnare?
No.
Mi piace disegnare e vorrei farlo ancora?
Sì.
L'obbiettivo è dunque: IL MIO BENESSERE.
COSA HO FATTO PER TRASFORMARE IL DOLORE
Le uova ormai si sono rotte ma posso farci una frittata che è comunque buona.
Parlo quindi col bambino Andrea che si sente inadeguato e accolgo il suo senso di inadeguatezza che lo fa soffrire.
Ripenso a ciò che mi ha detto mia moglie e scopro come per incanto che non ha detto che è brutto il mio disegno.
Avevo fatto X = Y, mia moglie ha detto "X" e io ho pensato "Y".
Mia moglie ha semplicemente detto che era positivamente impressionata dal mio disegno ("Caspita") ma che lei avrebbe corretto alcune cose per renderlo migliore ("Però io qui lo farei così se no sembra così, qua farei cosà se no sembra cosà"), ha aggiunto poi che era una sua opinione personale e che comunque avevo fatto un buon lavoro ("Ovviamente è il mio punto di vista. Bravo").
X = X
Quindi capisco che il dolore del piccolo Andrea ha portato ad una interpretazione negativa delle parole di mia moglie.
Ascolto la parte che mi dice di smettere di disegnare e le dico che può solo darmi una mano ad imparare a disegnare meglio in futuro ma non certo dicendomi di smettere di disegnare poiché Andrea adulto vuole disegnare ancora e sceglie di continuare a farlo. 
Cioè, mi sono semplicemente chiesto cosa avrei voluto farne di quella esperienza e mi sono risposto che volevo andare avanti a disegnare per me stesso e che voglio anche sentirmi libero di mostrare i miei disegni a chiunque, senza la paura del dolore nel sentirmi dire che un mio disegno a qualcuno può non piacere o che il mio disegno potrebbe essere migliore se sistemato un pò.
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