E’ più criminale Edmondo Durante o Felice Maniero?
Bella domanda! Edmondo Durante lo conosco bene perché l’ho creato io quindi so quanto e fino a che punto egli sia criminale. Maniero, non ho avuto la ventura di conoscerlo. Nemmeno come castello da guardare dall’esterno senza avere il ponte levatoio per penetrarlo. Evidentemente chi lo ha conosciuto e lo ha giudicato, e lo ha ritenuto collaboratore di giustizia affidabile, e ha concesso allo stesso tutti i benefici che competono a collaboratori di quel rango, evidentemente avrà avuto modo di apprezzarlo e quindi, probabilmente, è meno criminale di Edmondo Durante. Ma è una mera induzione e tutte le induzioni lasciano un margine di incertezza per cui può essere vero anche il contrario.
“Malagente” è un libro dove si riconoscono chiaramente la storia della mala del Brenta. Possiamo quindi definire Otello Lupacchini “esperto” delle organizzazioni criminali e delle sue narrazioni?
Che io sia un esperto, è cosa che mi viene riconosciuta dagli altri. Con una certa presunzione potrei considerarmi tale se, non valesse il principio che appresi da un ormai novantenne avvocato Perrù (che era un grande campione di bridge oltre che grande avvocato) il quale usava ripetere ed insegnare che «chi sa fa e chi non fa insegna». Siccome io qualcosa faccio, probabilmente sò, ma non assurgerei mai ad esperto, perché altrimenti finirei per insegnare e in questo caso, darei mostra di non sapere. Ed allora, lascio nell’incertezza la risposta. Questa è una valutazione che deve venire dall’esterno. Confucio, probabilmente nell’ottica di Perrù non sapeva, visto che voleva insegnare. Chi ha da insegnare qualcosa è soltanto chi abbia fatto delle esperienze e, le esperienze, altro non sono che la somma delle fregature che uno ha preso. Perché, solo attraverso le fregature poi, si può vedere cosa evitare anche se, sotto questo profilo non sono cupamente ottimista, come nel mio carattere, dal momento che l’uomo è l’unico animale capace di ripetere per due e più volte lo stesso errore.
Il suo racconto lo aveva immaginato un pò come “Il Signore degli anelli” in chiave anni ’80-’90, dove, Gaunerlandia e Strausavia sono un pò come la terra di mezzo tra il bene ed il male?
Il momento di ispirazione, che poi traspare in alcune parti del romanzo, è la città dell’”Acchiappacitrulli” o meglio, il viaggio, il giro turistico che fa Pinocchio verso il Campo dei Miracoli attraversando la città di Acchiappacitrulli. Una città caratterizzata da una serie di sventure eclatanti e di inoneste ricchezze. Una città in cui, se vogliamo andare al nocciolo del suo essere, si è puniti non tanto per il reato commesso quanto, piuttosto per il reato patito, dove Pinocchio fruisce di un beneficio, cioè la liberazione a seguito dell’amnistia, solo al prezzo dell’unica vera bugia che racconta in tutto il libro: quella dove si dichiara colpevole (perché l’amnistia la si da ai colpevoli e non agli innocenti). e questo, gli consente di potersene avvalere. Proprio la metafora dell’”acchiappa citrullo” è al fondo della storia che io racconto. E’ quindi una grande metafora del potere ma al tempo stesso, potremmo definirla (e da qui l’espressione Malagente condensata nel titolo) una sorta di antropologia criminale del potere o forse, antropologia del potere criminale.
In «Malagente» la sezione “intelligence” e la sua struttura, ricoprono un ruolo al limite o oltre il limite della legge?
Ricordo sempre un documentario della BBC che venne trasmesso (mi sembra l’11 giugno del 1992) nell’ambito di una trasmissione condotta da Corrado Augias “L’Affare Gladio”. Nell’ambito di questo documentario, venivano intervistati dei personaggi di alto profilo dell’intelligence americana ed inglese i quali, ricordavano come, in effetti, la guerra fredda avesse determinato l’esigenza di addomesticare l’intelligence dei paesi dove fosse stata forte la ideologia comunista e l’opposizione comunista. Per tanto, questa situazione, poteva essere valida per Paesi diversi anche dall’Italia. Paesi che avessero avuto, le stesse condizioni geopolitiche. Ovviamente l’Italia aveva delle condizioni geopolitiche un tantino diverse rispetto agli altri paesi non fosse altro che per il suo trovarsi in situazioni di frontiera sia rispetto all’est sia rispetto al sud del mondo. D’altra parte c’è anche una certa indulgenza, in questo caso, ad un certo modo di rappresentazione dei Servizi di Sicurezza italiani all’epoca della guerra fredda. Una rappresentazione che tuttavia, considerato quel che succedeva, non era poi molto lontana dalla realtà che, veniva segnalata da avvenimenti come: l’operazione dei treni, la strategia della tensione, la strategia delle bombe, il proliferare di organizzazioni terroristiche rosse e nere più o meno infiltrate e quindi etero dirette e potremo continuare a lungo…
Se ne esistono, oggi chi sono le intelligence che condizionano l’Italia?
Io non so quali siano le intelligence che condizionano l’Italia. Intanto occorrerebbe che ci fossero delle intelligence ma, siccome non ne vedo in giro, non mi azzardo ad indicare quali possano essere.
Come, cosa o chi rispecchia l’Italia o la Julia di oggi?
L’Italia o la Julia di oggi non so chi le rispecchi. La Julia e il bel Paese rispecchiano dei miei interni d’anima cioè di una rappresentazione che mi sono dato: di una location per la storia che ho raccontato.
Alessandro Ambrosini
Montaggio: Giovanni Mercadante
LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA LA TROVI QUI