Londra è un posto magico per chi ama il calcio. Una città che offre tanto a chi vuole trovare (o ritrovare) sapori che mancano dalle nostre parti. In mezzo a questo oceano di storia e storie è facile perdersi, Gianni Galleri ha scritto “La Città del Football – Viaggio nella Londra del calcio” edito da Urbone Publishing, un vademecum ideale prima di volare verso Londra. Un testo interessante per chiunque, perché per viaggiare sul serio a volte non è necessario muoversi. TuttoCalcioEstero.it ha contattato l’autore, quattro chiacchiere per saperne di più su questo testo.
Come nasce l’idea di questo libro?
“Questo libro nasce da un bisogno reale. Una delle prime volte che andai a Londra, avrei voluto visitare molti stadi, ma visto che non sapevo dove si trovavano, persi un sacco di tempo e non vidi quasi niente. Ho cercato di creare una piccola guida, che se l’avessi avuta allora, mi sarebbe tornata davvero molto utile”.
Quali stadi consigli ai lettori come tappe obbligatorie?
“Come tappe obbligatorie: direi Craven Cottage, lo stadio del Fulham che sorge proprio sulla riva del Tamigi, in un parco bellissimo. Non mi perderei neanche un giro anche da fuori all’Emirates, con le sue statue e le frasi dei tifosi e dei calciatori scritte sulle pareti dell’impianto. E poi direi che vale la pena vedere una partita ad Upton Park, stadio del West Ham, l’ambiente è incredibile”.
Raccontaci cosa rende unica l’atmosfera di uno stadio inglese.
“Innanzitutto sono stadi delle squadre, quindi c’è un amore e un’attenzione anche ai particolari che da noi non c’è. C’è la stessa differenza che c’è fra un proprietario di casa e uno che ci vive in affitto. Poi, sembra superfluo, ma il fatto di trovarsi a pochi metri dal campo cambia la prospettiva. E i tifosi poi sembra che non si stanchino mai di cantare e di incitare la squadra. E’ proprio un altro pianeta”.
Il calcio a Londra non si limita agli spalti, il pub è ancora un posto fondamentale della cultura calcistica made in Uk?
“La birra, insieme al pallone, è uno degli aspetti più magici dell’Inghilterra. Quanto è bello andare nei pub dei tifosi e farsi una birra. Oppure alla club house. Ci sono stadi minuscoli, ma nessuno di questi rinuncerebbe alla propria club house. Credo che possedere una club house sia fra i requisiti per avere uno stadio a norma”.
Sono molti i libri sul calcio inglese e i suoi stadi, cosa possono trovare i lettori di nuovo in questo volume?
“Mi sono impegnato molto per far sì che il mio libro non fosse un doppione di fratelli maggiori come Le reti di Wembley o London Calling. Innanzitutto ho cercato di raccontare una storia per ciascun club, approfondendo anche solo un aspetto, ma cercando di osservarlo da diversi punti di vista. Per esempio, del Queens Park Ranger ho raccontato della sua peregrinazione alla ricerca di uno stadio, prima di trovare il Loftus Road. O dell’Arsenal ho parlato della mitica stagione degli Invincibles. E così via. Poi ho cercato di sprofondare anche nella non league, raccontando campetti e avventure meno note. Infine sul mio libro troverete anche una piccola guida pratica per raggiungere gli stadi di tutte le squadre di cui si parla”.
A chiudere ti chiediamo un aneddoto speciale su uno stadio che hai visitato.
“Me ne gioco due. Il primo è abbastanza noto, ma è giusto che tutti lo conoscano, anche i non addetti ai lavori. E’ la meraviglia del Griffin Park, stadio del Brentford, che ad ogni angolo a un pub. Provate ad immaginare quanta birra scorre dopo ogni vittoria. Il secondo è quello sul Charlton. Forse non tutti sanno che i suoi tifosi sono scesi in campo per ripulirlo, fisicamente. Quando hanno capito che non sarebbe bastato, hanno fondato un partito che aveva come unico scopo quello di riprendersi lo stadio. Per scoprire come è andata a finire, vi consiglio di leggere il libro”.