E di certo lo stallo alla messicana non è l'unico espediente tarantiniano nato con questo film, come dimenticarci della classica inquadratura dall'interno del bagagliaio di una macchina? Un altro vezzo che questo geniale cineasta/cinefilo ha cura di mettere in ogni suo film. Ma chi crede che la forza di questa pellicola presentata con tutti gli onori al Festival di Cannes, di Locarno e di Viareggio nel 1992, risieda semplicemente in qualche inquadratura e soluzione scenica si sbaglia di grosso. Sì, perché un film come questo, pregno di violenza concentrata, follia, sadismo e intrighi, fonda il proprio successo sui dialoghi brillanti, vivaci e pieni di verve, talmente intelligenti e ammiccanti da lasciare indelebilmente il segno fin dall'introduzione, in quel lunghissimo piano-sequenza tutto giocato in una tavola calda, in cui i personaggi vengono perfettamente tratteggiati attraverso la dialettica. E poco importa se discutano di Madonna o del trattamento economico dei camerieri d'America, non possiamo che seguire ipnotizzati ogni singola sillaba del dialogo, anche quell'onnipresente “fuck” / “fottuto” che sembra intervallare regolarmente tutte le frasi.
In Le iene tutto sembra perfettamente e maniacalmente orchestrato: dalle riprese, che spesso e volentieri scivolano nel virtuosismo, al curatissimo montaggio, fino all'impeccabile direzione degli attori. Chi non ha riso nel vedere la faccia sconvolta di Steve Buscemi quando gli viene affibbiato il nome in codice di Mr Pink? “Mr Pink sembra un nome da fighetta. Che ne diresti di Mr Purple? Mi sembra che va bene, sì, sarò Mr Purple.” Peccato che il boss sia di altro avviso... Ma lo humor più nero e a tratti folle spicca il volo proprio tra effluvi di sangue, quando quel pazzo psicotico di Mr Blonde accende la radio sulla mitica stazione SuperSound anni '70 – inventata all'occorrenza proprio da Tarantino - e sulle note di Stuck In The Middle With You degli Stealers Wheel, tortura un poliziotto senza alcuna pietà: “Tutto quello che puoi fare è invocare una morte rapida... Cosa che tanto non otterrai.” E che dire poi della scelta della musica? Dall'incipit sulle note di Little Green Bag fino ad arrivare a Coconut, risulta inconfondibile quel sound spiccatamente anni '70 con cui il piccolo Quentin è cresciuto... E se c'è ancora qualcuno che accusa Tarantino di aver spudoratamente copiato City on Fire di Ringo Lam, rispondiamo con le stesse parole che il nostro amato cineasta ha preso in prestito da Stravinskij: i grandi artisti non copiano, rubano.
Silvia Fanasca
"Una giovane "choosy" qualunque con un po' di immaginazione e una laurea-quasi-due con cui sventolarsi quando fa caldo. Peccato sia inverno."
Specializzata in critica cinematografica, ha pubblicato diversi articoli e recensioni sulle riviste Sci-fi Magazine, Tenebre, Game Republic, Ps mania e Xbox 360. Ha inoltre collaborato online con sentieriselvaggi.it e viagginews.com.
Sulla piattaforma interattiva The Incipit, è autrice del racconto Buongiorno Italia, presentato anche su questo blog.
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