E parliamo un attimo di “L’intrepido” di Gianni Amelio.
Ora, non c’è nulla di male nella prova d’attore, e, in questo caso, è chiaro che tutta la pellicola si regga sulle spalle drammaturgiche dell’eccellente Antonio Albanese.
Ma, hei, un film è un film, non è solo il “podio di celluloide” su cui un meritevole attore fa risaltare la propria performance.
L’ultima fatica di Sorrentino è in tutto e per tutto un ritratto, una fotografia amara e dichiaratamente felliniana di un mondo. Mondo, nel quale il personaggio dello strepitoso Tony Servillo si muove con due occhi: quello del personaggio che ha trascorso in quella realtà artefatta una vita ed ora ne è disilluso; e quello dello spettatore, pronto a esaltarsi per le dure critiche e le frecciate sarcastiche lanciate dal protagonista, che diventa così il suo portavoce.
Insomma, lì c’è senz’altro la prova d’attore, ma anche quella d’autore: c’è una storia che, se non ha morale e non insegna, però sa dipingere perfettamente uno spaccato, anche con le sue iperboli.
Alla fine, tutto ciò che resta di autoriale ne “L’intrepido”, sono le bellissime musiche jazz che ne esaltano l’aura malinconica, e lo sguardo di Albanese alla fine, così carico di serena rassegnazione e di dolore sommerso, da valere la poesia ricercata a fatica in tutto il resto del film.
Cast
Antonio Albanese, Sandra Ceccarelli, Alfonso Santagata, Livia Rossi, Gabriele Rendina
Fotografia
Luca Bigazzi
Montaggio
Simona Paggi
Musiche
Franco Piersanti
Written by Fabio Orefice