L'inutile machismo di Chávez: Gay io?
La dittatura del comunismo latinoamericano
di Iannozzi Giuseppe
Quanto inutile machismo perHugo Chávez, quanto smisurato orgoglio per chi è solo un uomo, seppur tiranno e presidente d'un paese sempre più sotto il giogo della censura.
"Mi hanno accusato di tutto, mancava soltanto che mi accusassero di omosessualità. Bene, adesso hanno cominciato a farlo. Io non ho nulla contro gli omosessuali, perché rispetto qualsiasi condizione umana, però, questo sì, mi considero sufficientemente macho per ridicolizzare qualsiasi accusa del genere": a dirlo è il Presidente venezuelano Hugo Chávez, che ha parlato davanti a migliaia di sostenitori a Barquisimeto, 350 chilometri a ovest di Caracas. Già! Non gli poteva bastare una smentita con un molto più economico comunicato stampa, doveva per forza di cose, di machismo, porsi di fronte a migliaia di persone e dire che lui, Hugo, che lui è proprio Hugo ed è prima di tutto un macho.
Uno dei pochissimi a difendere Chávez da quelli che a suo modo di vedere sono attacchi immotivati, Valerio Evangelisti che su Carmilla scrive: "[...] Il crimine capitale di Chávez, agli occhi dei nostri maggiori quotidiani, è stato proclamare l'attualità di un "socialismo del XXI secolo". Tale socialismo non è in realtà tanto più estremo della socialdemocrazia cui il nostro "centrosinistra", qualche volta, si richiama, eppure basta a suscitare orrore. Vediamo, molto in breve, di cosa si tratti, e perché le reazioni siano feroci a tal punto (cioè fino ad avallare, nel 2002, un colpo di Stato contro Chávez, spacciandolo come un ritorno a una non meglio precisata "democrazia", mentre Chávez stesso, la vittima, sarebbe un golpista). [...] Io non so se Chávez resisterà alle sirene del populismo (termine abusato, applicato com'è a chiunque contesti il "pensiero unico" neoliberale) o, peggio, del bonapartismo (di cui lo si accusa in quanto ex militare, salvo applaudire i militari allorché cercano di rovesciarlo con la violenza). So solo che finora ha resistito, e si è mantenuto su un cammino totalmente democratico. [...]"
Però l'immagine che Chávez offre di sé è tutt'altro che quella di un uomo democratico. Agli occhi di chi lo osserva, seppur da lontano, appare più come un ridicolo tiranno pronto a tappare la bocca a chiunque osi dire che il suo operato pecca di presunzione; a tal proposito basti ricordare il caso RCTV, il mancato rinnovo della concessione all'emittente. L'informazione che in Venezuela passa è quella che è nei desideri di Chávez: non c'è spazio alcuno per opinioni che non siano specchio delle sue. Per smentire che lui, Hugo, non è gay, Chávez ha avuto bisogno di un pubblico di sostenitori, non poteva bastare di certo al suo ego ferito una smentita per mezzo di un comunicato stampa.
Il 7 settembre del 2006 sul quotidiano spagnolo El Mundo, Luis Maria Anson, membro dell'Accademia reale della Lingua, in un articolo dal titolo "Chávez e l'omosessualità", scriveva: "Non credo di offendere nessuno se ripeto quello che molti omosessuali seri sostengono su Internet a proposito del caudillo venezuelano. Assicurano che è gay anche se non ha ancora fatto outing". Chissà se il fatto d'aver dichiarato a parole davanti a un pubblico osannante che lui, Hugo, è macho, porterà qualcosa di buono al Venezuela, a quei venezuelani che non sono dalla parte della tirannia censoria di Hugo. Non c'è da scommettersi. In ultimo, se oggi i giornalisti italiani non vanno più in Venezuela, un motivo ci sarà...: il dubbio feroce che sorge nell'animo è che parlare in libertà di democrazia in Venezuela non sia possibile, perché il serio rischio è (forse) quello di lasciarsi legare un cappio al collo dal sempre più macho Hugo, Hugo Chávez.
Informazioni su Iannozzi Giuseppe
Iannozzi Giuseppe, detto Beppe Iannozzi o anche King Lear. Chi è Giuseppe Iannozzi? Un giornalista, uno scrittore e un critico letterario Ma nessuno sconto a nessuno: la critica ha bisogno di severità e non di mafiosa elasticità.
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