L’Inutilità di Certi Prequel: L’Alba del Pianeta delle Scimmie

Creato il 18 ottobre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Verrebbe da dire che dopo l’uscita nelle sale il 23 settembre scorso de “L’alba del pianeta delle scimmie”, ultima pseudo-fatica di Rupert Wyatt, l’evento più atteso è la sua ritirata dalle sale. La Twentieth Century Fox può vantare un nuovo trofeo nella categoria flop. Sapere come nacque il sessantottino pianeta delle scimmie, probabilmente non interessava a nessuno dopo così tanto tempo, ma visto che qualcuno voleva dircelo, perché non accettare l’invito? Con una piccola clausola: portarsi un thermos di caffè da casa, per contrastare l’effetto soporifero della pellicola. In sintonia perfetta con lo stile americano, che ci vuole tutti grandi amici e uniti per combattere il male, e con qualche effetto speciale di “stampo catastrofico” (se non si può avere la fine del mondo, che sia almeno un elicottero che si schianta provocando un po’ di esplosioni, per favore) e l’indiscussa vittoria del bene contro il male, la pellicola si propone come un prequel non degno di quel Planet of the Apes firmato da Franklin J. Schaffner ed interpretato dal divo di “Ben Hur”, Charlton Heston. La storia è debole, si regge su stereotipi già sperimentati e sfruttati come l’avidità umana in campo farmaceutico, la necessità di trovare le proprie origini, ma anche un posto nella Storia e la scelta di seguire la propria vocazione. Insomma, tutto già visto e oltretutto proposto in modo poco convincente.

Scarse soddisfazioni le regala anche un cast che non si sa bene se sia stato scelto o sia il risultato di una studiata trattativa di mercato basata sullo schema di ingaggiare due attori belli e già conosciuti e di mischiarli con altri economici e sconosciuti; o ancora potrebbe semplicemente essere il frutto di continui rifiuti da parte di attori che non hanno voluto scommettere faccia e carriera in un progetto che si prospettava deludente già nel copione. James Franco sembra colpito da un acuto attacco di svenevolezza, che lo ha reso molto più simile ad una presentatrice di varietà che ad un ricercatore farmaceutico. Freida Pinto è bravissima nel suo ruolo di donna affascinante, ovviamente le riesce naturale, anche se era emotivamente più coinvolgente mentre sponsorizzava diamanti e banche. Buona prova di recitazione invece per Andy Serkis, che ricorderete come il Gollum della trilogia de Il signore degli anelli e che, anche questa volta, mette il suo corpo al servizio di un personaggio “particolare” (qui lo scimpanzé Caesar), riuscendo a rendere, grazie alla motion capture, assolutamente credibile e vera una creatura partorita da un computer.

Non potendo trovare soddisfazione nella storia e nel cast, l’ultima spiaggia è rappresentata dagli effetti speciali, che purtroppo non si sa dove siano rimasti… Un po’ di nebbia, la creazione di una miriade di scimmie e qualche esplosione. Non penso di esagerare ma questo è quanto offertoci, aggiungendo tinte pallide e smorte ad un prodotto che non ne aveva bisogno. Nella speranza che non ci venga proposto un remake della prima puntata di quella che nel bene e nel male resta una delle saghe di fantascienza più amate (la pellicola originale ha avuto ben quattro seguiti ed in verità è stata già oggetto di un rifacimento firmato Tim Burton), non ci resta che attendere tempi migliori in cui la creatività (che secondo Jim Belushi ora sopravvive solo nella televisione che ha preso il posto del cinema) possa tornare a farla da padrone!


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