In tempi, quali quelli di oggi, in cui l' invasione dell' Iraq ci ha abituato a contare le vittime del paese invaso in termini di centinaia di migliaia, queste cifre ci possono sembrare irrisorie, tuttavia l' importanza e le conseguenze dell' invasione di Grenada dal punto vista della politica e della mentalità statunitense fu enorme.
- Dopo la sconfitta in Vietnam, con Grenada gli USA tornarono ad una politica estera aggressiva.
- Nell' invasione furono sperimentate nuove tecniche per manipolare l' opinione pubblica ed ottenere il consenso interno.
- Fu infine palesemente dimostrato che gli USA potevano impunemente operare un' aggressione ad un paese estero senza giustificati motivi, in spregio al diritto internazionale, agli ammonimenti dell' ONU ed addirittura, come vedremo, al parere dei più stretti alleati: sono le basi per la politica unilateralista e noncurante del diritto internazionale delle successive amministrazioni.
Innanzitutto la manipolazione del consenso. Si è detto che la copertura giornalistica e videotelevisiva degli avvenimenti in Vietnam molto contribuì (certamente assieme ai 50.000 caduti americani) a formare la consapevolezza e la coscienza critica che generò l' opposizione alla guerra da parte dell' opinione pubblica interna. L' amministrazione Reagan fu attenta a non ripetere quell' errore. Innanzitutto fu generato il sospetto cheil regime marxista di Grenada potesse costituire una minaccia per gli stessi Stati Uniti, poi fu tentato,con scarso successo, di giocare la carta della sicurezza degli studenti americani presenti a Grenada. Sopratutto si seppe sapientemente approfittare dei disordini e degli scontri scoppiati all' interno del regime marxista: si era creata una situazione a causa della quale Cuba era di fatto impossibilitata ad inviare truppe nel paese alleato (che avrebbero reso più problematica e quindi più improbabile l' invasione da parte degli americani) perchè un suo intervento in tal senso avrebbe dato l' impressione che le truppe cubane fossero spedite in appoggio ad una delle due fazioni che si combattevano all' interno del Governo Rivoluzionario del popolo.
Per quanto riguarda l’atteggiamento tenuto dal governo Usa nei confronti della stampa durante il conflitto di Grenada, la strategia usata dalle autorità militari statunitensi, per controllare e gestire le informazioni, consistè essenzialmente nel tenere i reporter lontani dal campo di battaglia. Nei primi giorni dell’invasione, a nessun giornalista venne data la possibilità di raggiungere Grenada, e i quotidiani furono quindi costretti a diffondere unicamente le notizie provenienti dalle fonti ufficiali statunitensi. Successivamente, almeno fino al 31 ottobre, solo ad alcuni selezionati giornalisti fu concesso di effettuare delle "visite guidate" cioè furono portati a vedere solo ciò che si desiderava vedessero.
Nonostante le precauzioni sopra citate, non mancò chi in patria dissentì dall' iniziativa del governo. Il membro del Congresso statunitense Louis Stokes affermò che "Not a single American child nor single American national was in any way placed in danger or placed in a hostage situation prior to the invasion". Il "Congressional Black Caucus" denunciò l' invasione e sette membri democratici del congresso, guidati da Ted Weiss, tentarono l' impeachment di Reagan. Inoltre, sebbene fosse evidentemente pianificata da mesi, molti non mancarono di far notare che l' invasione di Grenada, avvenuta due giorni dopo l' attentato a Beirut in cui erano morti 241 soldati americani, riuscì a distrarre l' opinione pubblica da quel disastroso evento e costituì al tempo stesso una facile riequilibrio dell' immagine degli Stati Uniti come superpotenza vincente pesantemente offuscata dagli avvenimenti libanesi.
Come detto, trattandosi di una deliberata e non provocata invasione essa fu fatta senza tenere in alcun conto l' opinione e le ammonizioni dell' ONU. Questo di mostrare al mondo come gli USA potessero infischiarsene del parere dell' ONU fu un precedente di fondamentale importanza per avvenimenti successivi anche, come sappiamo, recenti.
Grenada era uno stato appartenente al Commonwealth britannico di conseguenza la Regina d' Inghilterra ne era formalmente il capo di stato, così quando iniziò l'invasione, il piccolo stato chiese aiuto agli altri membri del Commonwealth. Benchè ovviamente nessuno accorse in soccorso, comunque l' invasione fu aspramente criticata da Gran Bretagna, Canada ed altre nazioni. Il primo ministro britannico Margaret Thatcher si oppose all' invasione ed il suo ministro degli esteri, Geoffrey Howe, annunciò al Parlamento che il giorno prima dell' invasione egli non aveva avuto nessuna notizia di un possibile intervento USA. Più tardi Reagan a proposito dei colloqui avuti con laThatcher ebbe a dire: "She was very adamant and continued to insist that we cancel our landings on Grenada. I couldn't tell her that it had already begun."
Dopo l' invasione il primo ministro britannico scrisse a Ronald Reagan:
This action will be seen as intervention by a Western country in the internal affairs of a small independent nation, however unattractive its regime. I ask you to consider this in the context of our wider East-West relations and of the fact that we will be having in the next few days to present to our Parliament and people the siting of Cruise missiles in this country...I cannot conceal that I am deeply disturbed by your latest communication.
Che cosa sia oggi Grenada lo possiamo scoprire in un saggio di Noam Chomsky, "Anno 501 la conquista continua - L'epopea dell'imperialismo dal genocidio coloniale ai giorni nostri" - (Gamberetti Editrice, Roma 1993, traduzione di Stefania Fumo - Serena Filpa), di cui si riporta un brano relativo proprio al destino post invasione dell' isola.
Ma sono molti i paesi che hanno registrato importanti successi, grazie all'intervento tempestivo degli Usa ed ai loro saggi rimedi. Prendiamo Grenada. In seguito alla sua 'liberazione' nel 1983 - dopo diversi anni di guerra economica Usa e di minacce ormai cancellate dalla storia - l'isola diventò il maggior destinatario (pro capite) di aiuti Usa (dopo Israele, che è un caso a parte). L'amministrazione Reagan volle che diventasse una 'vetrina del capitalismo', formula convenzionale usata ogniqualvolta un paese viene salvato dai propri abitanti e rimesso sulla retta via; il Guatemala, invaso nel 1954, era stato un altro di questi 'successi'. I programmi di riforma imposti a Grenada provocarono i soliti disastri sociali ed economici, ed ora sono criticati persino da quel settore privato che godeva i benefici di tali imposizioni. Inoltre, "l'invasione ha avuto l'effetto sui tempi lunghi di soffocare la vita politica dell'isola", scrive da Grenada l'assistente speciale di Carter, Peter Bourne, insegnante in quell'istituto di medicina i cui studenti sarebbero stati 'salvati' dall'intervento Usa: "I leader locali deboli e compiacentemente pro-americani non sono stati in grado di elaborare alcuna politica creativa per risolvere i problemi sociali ed economici di Grenada" mentre sull'isola si registrano livelli record di alcolismo e tossicodipendenza, "un malessere sociale paralizzante" cosicché a gran parte della popolazione non resta che "fuggire dal suo bellissimo paese".
In realtà l'invasione ha prodotto qualcosa di positivo, scrive Ron Suskind in un articolo apparso sulla prima pagina del "Wall Street Journal" con il titolo "Resa sicura dai Marines, Grenada adesso è un paradiso per le banche offshore". Anche se, come osserva un parlamentare, capo di una ditta di investimenti, l'economia è in "uno stato terribile" - grazie ai piani di ristrutturazione gestiti dall'"Usaid" ("U.S. Agency for International Development"), ma questo il "Journal" non lo dice. Quel che conta è che per gli Usa, con 118 banche offshore, una per ogni 64 abitanti, la capitale di Grenada "è diventata la Casablanca dei Caraibi, un rifugio sicuro per il riciclaggio del denaro, l'evasione fiscale e varie truffe finanziarie". Avvocati, ragionieri ed alcuni uomini d'affari se la passano bene; come, senza dubbio, i banchieri stranieri, i riciclatori di denaro ed i signori della droga, al sicuro dalle grinfie della tanto reclamizzata 'guerra alla droga'.