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"L'invenzione del futuro"

Creato il 19 marzo 2010 da Tonnochefuma

Quando si pensa alla letteratura tedesca del secondo dopoguerra, i primi nomi che vengono in mente (Böll, Grass, Enzensberger...) provengono prevalentemente dalla Germania Ovest, da quello stato cioè derivante dall'unione (1947-48) delle zone d'occupazione francese, inglese e statunitense. Della letteratura della zona d'occupazione sovietica, divenuta nel 1949 Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik, DDR), il grande pubblico conosce abbastanza poco. L'eccezione più vistosa a questo trend (mi riferisco sempre alla ricezione italiana di certi fenomeni letterari) è, oltre a quella del grandissimo Bertolt Brecht, Christa Wolf, che viene letta in tutto il mondo ed ottiene una costante attenzione da parte del pubblico italiano: riprova ne sia la costante presenza negli scaffali della grande distribuzione di Kassandra, delle Voraussetzungen einer Erzählung/Cassandra. Premesse ad un racconto e Medea, nonché la recente ristampa da parte della casa editrice e/o di Kein Ort. Nirgends/Nessun luogo. Da nessuna parte, Unter der Linden/Sotto i tigli e Was bleibt/Cosa rimane.
Al di là di questa eccezione, la ricezione italiana di numerosi autori mi sembra pressoché nulla. Ed è un peccato, non solo perché si perdono di vista lavori di ampio respiro (penso soprattutto ad Uwe Johnson e alle sue Mutmassungen über Jakob, che nel 1959 ebbero un successo pari alla celeberrima Blechtrommel di Günter Grass, ma anche ad Heinrich Mann e Arnold Zweig), ma soprattutto perché si perde una fetta importantissima del dibattito culturale tedesco pre-riunificazione.
Recentemente alcuni germanisti italiani di comprovata esperienza hanno fatto luce sulla letteratura della DDR. I due nomi più importanti che mi vengono in mente sono Fabrizio Cambi e Anna Chiarloni. Della Chiarloni, in particolare, avevo avuto modo di parlare incidentalmente in altri post, ricordando la sua cura del recente La poesia tedesca del Novecento (Laterza) e una interessantissima (e per me salvifica in sede d'esame) monografia su Christa Wolf, edita dalla torinese Tirrenia Stampatori: non avevo però citato i suoi due libri pubblicati nel 1998 e nel 2009 da Franco Angeli.
Digressioni a parte, volevo segnalare a tutti i lettori del Tonno una bella storia della letteratura della DDR intitolata L'invenzione del futuro, curata da Michele Sisto, che porta le firme dello stesso Sisto, di Matteo Galli, Magda Martini e dei sopracitati Fabrizio Cambi ed Anna Chiarloni. A prescindere dai nomi coinvolti, che già di per sé potrebbero fornire una garanzia di buona riuscita del testo, la bellezza del volume non mi stupisce perché avevo già avuto modo di studiare altri libri della stessa casa editrice, la Scheiwiller (cito a questo proposito la bella storia del pensiero russo La foresta e la steppa del russista ed armenista Aldo Ferrari).
Chiaro, se parliamo de L'invenzione del futuro non parliamo di una lettura da buona notte. Ciononostante, questa raccolta di saggi è di lettura molto scorrevole. In questo aiuta anche la veste grafica, che non rinuncia all'uso del grassetto nell'evidenziare i nomi su cui la trattazione si sofferma più a lungo (scelta fondamentale quando si parla di molti nomi!) e che presenta anche un'indovinata scelta iconografica.
L'unico appunto che mi sentirei di fare è sulla distribuzione del volume, che non mi sembra di facilissima reperibilità. Basta però rivolgersi ad una buona libreria, meglio se universitaria, per ovviare all'inconveniente.
E adesso vi saluto, che è pronto in tavola. Cosa mangio oggi? Che domande, pasta al Tonno!


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