Ann Beattie ha descritto nei suoi libri un intero spaccato della società americana e lo ha fatto con ironia trattando della confusione e della disillusione di un’intera generazione, quella tra i ’60 e i ’70.
I personaggi della Beattie sono persone intelligenti e istruite le cui vite sono immerse nella delusione e in un vago senso di disperazione in cui la fanno da padrone relazioni fallite, nostalgia per il passato e incapacità di conciliare idealismo giovanile con le esigenze della vita adulta.
Ann Beattie, tra i migliori scrittori di racconti della sua generazione, è stata definita una minimalista, ma secondo il mio punto di vista questa è un’etichetta troppo riduttiva.
Il suo modo di scrivere, come quello di Raymond Carver, è semplice, ricco di humour e ogni dettaglio è spesso osservato nei particolari.
Come Carver non giudica ed è distaccata dai personaggi e dalle loro azioni, ma in “Gelide scene d’inverno” (che la Beattie sostiene di aver scritto in tre settimane e oggi è forse il suo lavoro più noto) ha uno stile molto realistico e riesce a rendere i suoi personaggi davvero “umani”.
Nel 1979 il romanzo è stato adattato in un film di Joan Micklin Silver con John Heard e Mary Beth Hurt, ma ha avuto un’accoglienza tiepida per un lieto fine insoddisfacente. Nel 1982 è stato rifatto col titolo del romanzo e con un finale che corrispondeva al libro ed è stato un successo.
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