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L’involucro ovattato dell’ottusità

Da Roberto Chessa @robertochessa70

Avete mai incontrato una persona ottusa?

Son sicuro di si. Quella persona, come  definito nel vocabolario della lingua italiana, che ha difficoltà di comprensione.

Spesso l’ottusità viene assoggettata all’ignoranza .

Esistono individui, che per vari motivi, non hanno avuto l’opportunità di continuare gli studi.

Persone meravigliose, con un intelletto acuto, capacità d’ingegno fuori dalla norma, e con un’apertura mentale pari alla grandezza del loro cuore.

Ho anche conosciuto personaggi “studiati” ed altezzosi, saccenti e pieni di se, che oltre non azzeccare un congiuntivo, possiedono l’elasticità mentale di una gettata di calcestruzzo.

Ritengo che l’ottusità sia una condizione mentale, triste, povera,  condizionata dall’incapacità di rendersi conto che il mondo non ruota intorno a se stessi. Almeno a quanto sostiene  Copernico.

Ma quando si ha a che fare con un ottuso, tutto potrebbe essere stravolto, anche le teorie sino ad oggi conclamate.

Si perché loro hanno sempre ragione. La discussione rimbalza, quando ci si trova davanti ad un dissenso.

L’ottuso, appartiene certamente alla famiglia dei bruchi, anche se in questo articolo non gli ho dato il giusto risalto. Ma merita uno spazio tutto suo.

Eccomi qui pertanto a regalargli il suo momento di gloria.

A volte ci troviamo a gestire un ottuso in famiglia, un caro amico, un fratello, un parente. E gli sforzi per comunicare sono veramente distruttivi. Perché assorbono ogni energia. Ci si trova con il fegato ingrossato.

Anche le  “più magiche” tecniche di comunicazione,  davanti al nostro “amico” perdono forma, sostanza, efficacia. E allora non resta che assecondarlo.

Si dice che sia inutile scendere al livello di un imbecille perché vincerà sempre lui grazie all’esperienza.

Il vero problema di queste persone è la totale incapacità d’ascolto attivo.

La campana di vetro che hanno costruito negli anni gli impedisce qualsivoglia forma empatica di attenzione.

E’ difficile fargli comprendere che al mondo possono esistere oltre 7 miliardi di punti di vista, esclusi animali e vegetali.

Tutto questo, solamente perché si ha difficoltà a guardare il mondo con gli occhi del prossimo.

L’ottuso che svolge un lavoro manuale tenderà sempre a “ridicolizzare” “sminuire” le mansioni di concetto.

Loro “sudano”, lavorano, portano avanti la baracca.

Viceversa il colletto bianco tenderà a guardare il “subalterno” con aria di superiorità.

Se non l’hai ancora letto, ti consiglio di dare uno sguardo qui.

Ma se ci teniamo veramente, nonostante le sue nevrosi, probabilmente dovremmo tenere in considerazione alcuni elementi.

Immaginate che sia una persona con una preoccupante “patologia”, un po’ come nel caso dell’uomo con il riccio in tasca.

Per trovare la cura, bisogna comprenderne le cause.

Quando c’è un problema , come afferma il “buon Freud”, probabilmente dovremmo fare un passo indietro all’infanzia. A quando è caduto dal seggiolone. Quando il trauma ha avuto inizio.

Spesso l’atteggiamento di preclusione e preconcetto deriva dalla ricerca di una forma di rivalsa.

Persone insoddisfatte della loro vita. Probabilmente cresciute all’ombra di un amico, di un familiare. Spesso ridicolizzati e sminuiti nelle loro capacità e sogni.

Cercano un riscatto nella vita, un’affermazione economica e/o sociale. La voglia di essere al centro dell’attenzione, desiderio di sentirsi importanti.

Chiunque ostacoli la loro percezione della realtà è un pericolo. Tenderanno sempre a negare l’evidenza, perché l’ovatta cerebrale ostruisce ogni possibilità d’interazione costruttiva e confronto.

Se ci tenete, ma tanto,  allora provate a metterlo davanti al fatto compiuto.

Abbiate pazienza, tanta pazienza.

Ma soprattutto ricordate che esiste solo una cosa della quale possono aver bisogno.

L’amore. Non esiste al mondo una forza superiore in grado di penetrare l’involucro ovattato dell’ottusità.

Roberto

p.s. il presente articolo non ha alcun valore psicologico, ma esclusivamente una considerazione dell’autore.


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