Durata: 122'
La trama (con parole mie): nel cuore di Stoccolma, una notte, un'intera famiglia viene sterminata da un misterioso killer, che finisce prima il padre, insegnante di educazione fisica, nella palestra in cui insegna, dunque madre e figlia, direttamente in casa.
Sopravvive a stento Joseph, il figlio maggiore, che rimane privo di conoscenza e dunque incapace di fornire dettagli all'investigatore che si occupa del caso, Joona Linna.Quando quest'ultimo viene a contatto con lo psicologo ed esperto di ipnosi Erik Bark, pensa di poter sfruttare le doti dell'uomo per avere dettagli maggiori sull'accaduto: quello che emergerà dalle indagini, però, sarà molto più complesso e terribile di quello che poteva sembrare, e metterà a rischio non solo la vita di Joseph, ma anche quella di Erik e della sua famiglia.
Joona Linna, seguendo solo ed esclusivamente il suo istinto, dovrà dunque mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e cercare di salvare quello che potrà.
Il thriller nordico ha conosciuto, al Cinema come tra le pagine dei libri, un vero e proprio sdoganamento negli ultimi anni, originato dal successo della trilogia di Stieg Larsson trasposta per il grande schermo dapprima nel Vecchio ed ora nel Nuovo Continente e proseguito grazie a romanzieri di calibro superiore come Jo Nesbo: purtroppo, come tutti i fenomeni su scala globale, lo stesso successo porta in dote anche una vagonata di proposte che cavalcano l'onda senza essere davvero meritevoli di attenzione, o particolarmente accattivanti.
E' il caso de L'ipnotista, film tratto da un romanzo di Lars Kepler - pseudonimo che cela una coppia di scrittori, Alexander e Alexandra Ahndoril, compagni anche nella vita, e non solo dietro alla macchina da scrivere - che ha dato origine ad una serie di successo anche qui in Italia, sbarcato in sala ed affidato alla mano dell'esperto mestierante Lasse Hallstrom, già autore di ottimi lavori come Buon compleanno Mr. Grape e cose decisamente più trascurabili ma di grosso successo commerciale come Chocolat o Il pescatore di sogni.
Incentrato sulle figure dell'agente dell'anticrimine di Stoccolma di origini finniche Joona Linna e sull'esperto di ipnosi Erik Bark, il lavoro del regista di Hachiko parte tutto sommato discretamente, quasi illudendo di potersi affrancare perlomeno come una proposta interessante nel suo genere, ponendo sulla scacchiera i primi pezzi del plot in maniera decisamente funzionale - ottimo l'arrivo di Linna nella casa dove si è consumato il massacro cui scampa per miracolo il giovane Joseph - per poi perdersi in un minutaggio decisamente troppo diluito, un ritmo che finisce per latitare ed una trama che, nella sua evoluzione, appare poco convincente rispetto alle soluzioni prese dagli autori del romanzo - cui, in questo caso, andrebbe imputato lo scarso appeal dello scioglimento, molto prevedibile, della vicenda -.
Lo stesso Hallstrom, tornato in patria dopo anni passati oltreoceano, sceglie un approccio decisamente più televisivo che cinematografico per la trasposizione, trovando senza dubbio un risultato realistico ma al contempo poco efficace soprattutto per quanto riguarda il mordente, che per una vicenda che tratta morti ammazzati, rapimenti, segreti di famiglia ed inquietanti influenze sulle stesse vittime è davvero poco, e neppure nei momenti in cui è l'azione a farla da padrona - la fuga di Joseph dall'ospedale, il finale sul lago ghiacciato - l'impressione è quella di un'occasione mancata, più che di una visione quantomeno godibile nell'ambito di appartenenza della stessa.
Certo, i film davvero brutti sono altri, e tutto sommato L'ipnotista passa e va senza provocare eccessive incazzature, stimolare le bottigliate o più semplicemente assurgere a schifezza mortale: siamo infatti più che altro di fronte ad un titolo sostanzialmente mediocre, la cui visione sparirà in fretta dalla memoria senza che la cosa possa particolarmente dispiacere gli occupanti di casa Ford, presi più a cercare di capire se Julez avesse oppure no letto il romanzo, che non dall'effettivo crescendo del film stesso.
La messa in scena, per quanto più simile, come già sottolineato, a quella di un prodotto indirizzato al piccolo schermo, è onesta allo stesso modo del cast, all'interno del quale spicca Lena Olin, che i fan delle serie tv ricorderanno ai tempi dell'ottimo Alias nel ruolo della madre della protagonista Sidney Bristow, che si ritaglia un ritorno a casa decisamente più efficace di quello di Hallstrom, forse caso unico nel suo genere di autore che pare perdersi non nel primo confronto con la realtà americana delle grandi produzioni, quanto in un "comeback" che avrebbe dovuto rilanciarlo come nome di riferimento del Cinema svedese, almeno per quanto riguarda i prodotti d'esportazione su larga scala.
Non resta molto altro da aggiungere, se non che, dovendo confrontarsi con il genere morti ammazzati - come lo chiamiamo qui al Saloon - sono sicuramente altre le pellicole in grado di rimanere davvero impresse nei ricordi dello spettatore - da Memories of murder a Se7en, passando per Zodiac o I saw the devil - e che, forse, l'ipnotista Erik Bark ha svolto bene il suo lavoro, perchè soltanto ad una notte - e anche breve - di sonno di distanza dalla visione è rimasto già molto poco di un titolo che, pur non impensierendo quelli già destinati alla classifica dedicata al peggio della stagione, finisce senza dubbio per aggiudicarsi una delle prime posizioni tra quelli sostanzialmente inutili.
E chissà che non basti questo, a farlo uscire dall'anonimato.
MrFord
"She's scared that I will take her away from there her
dreams and her country left with no one there
mesmerize the simple minded
propaganda leaves us blinded."System of a down - "Hypnotized" -