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L’ipnotista non ipnotizza

Creato il 16 ottobre 2010 da Radicalelibero

 

L’ipnotista non ipnotizza

L'ipnotista

Battage pubblicitario a go-gò, una scia di anticipazioni, lanci, annunci, reclame. Una eco mediatica di cui neppure Stieg Larsson aveva potuto godere. In più, un titolo accattivante perché sibillino e misterioso, e l’inatteso successo conseguito alla Fiera del libro di Londra dell’anno passato. “L’ipnotista” è divenuto un caso letterario in Italia prima ancora di vedere la luce. Atteso dai cultori del genere alla stregua delle ciurme fanciullesche trepidanti per il nuovo capitolo di “Harry Potter”. In copertina, la firma altisonante di Lars Kepler, pseudonimo improntato sulle tracce onomastiche del più celebre astronomo e matematico Friedrich Johannes, e inglobante una doppia identità. Ovvero quella dei coniugi – autori svedesi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho.

In Italia i diritti di pubblicazione sono stati aggiudicati da Longanesi. La casa editrice milanese ha puntato molto su questo testo, partendo dalle tre edizioni bruciate nell’arco di appena due settimane. Centomila copie ed ottime critiche da parte dei lettori e del pullulante mondo di esperti dello scaffale scandinavo. Un boom atteso quanto, probabilmente, inspiegabile. Già, perché “L’ipnotista” aggiunge poco a quanto già dato dalla letteratura noir.

Si legge rapidamente, tutto d’un fiato. Tuttavia, va detto, la trama è senza picchi, addirittura banale nella sua epifania risolutiva natalizia, che gli dona piuttosto le sembianze sbruffonico – perbeniste di un film con Bruce Willis. I protagonisti si avvicendano scambiandosi la scena. Erik Maria Bark, medico, è l’ipnotista. È intorno a lui che si dipana la storia. Sono il suo presente ed il suo passato che si avvolgono, a volte senza soluzione di continuità, per dar vita al plot. Tanto che la risoluzione del caso del rapimento del figlio Benjamin, contemporaneo, per uno scherzo amaro del destino, all’emersione di un efferato serial killer (Josef Ek) – da cui il romanzo prende le mosse – è in verità affidato più ad una ritorno al passato, ad uno sforzo mentale di Erik, al richiamo memoriale di storie chiuse, che alle trovate dell’aiuto commissario finlandese Joona Linna (l’unico ad avere, se non altro, dei connotati caratteriali e comportamentali definiti). Così, il libro si perde nelle nebbie esperienziali di Erik, in sopiti rancori e ricordi ammassati in un angolo dimenticato. Polvere sotto antichi tappeti la cui pulizia concorrerà a trarre soluzioni fino ad allora impossibili. Tutt’intorno ad Erik, il duo Kepler ha strutturato un presente avido di gioie, a tratti squallido. Man mano che ripercorre il suo passato, errori e mosse azzeccate, vecchi dolori che affiorano nel contempo a vecchie ragioni, lo sfascio lo coinvolge in prima persona; ed anche sua moglie Simone altro non appare se non un emblema degli errori del protagonista.

Occorrono molte pagine prima che la scrittura si sciolga e che, riflesso condizionato, il testo ne guadagni in fluidità. Sotto le dita del lettore c’è un libro a due velocità. A volte troppo lento, soprattutto nell’inutilità delle descrizioni, degli spazi, delle strade. Sarà l’effetto dei lunghissimi nomi svedesi, ma talora l’impressione è che gli autori si siano abbandonati alla poco nobile arte dell’annacquamento del brodo mediante descrizioni da Tom – Tom. Altre volte turbinante, avventuroso, coinvolgente fino al coinvolgimento.

L’ipnotista non ipnotizza

i due autori

Come se non bastasse, ci sono diverse imprecisioni che, data la mole del volume (quasi 600 pagine), si sarebbero potute e dovute evitare. In primo luogo, l’illogicità di alcune azione e la scarsa aderenza all’ambito del reale. Malati e feriti, anche coinvolti gravemente e con referti medici normalmente gravi, si trovano, a distanza di pochissime pagine, a volte addirittura di righe, dall’immobilità del giaciglio ospedaliero alle scorse sfrenate, dal lamento flebile e dolorante all’eccitazione dell’inseguimento.

Niente di nuovo sotto il cielo, dunque. “L’ipnotista” è senza infamia e senza lode. Un modo per passare il tempo nelle future serate di freddo. Con l’impressione, almeno, di essere proiettati in Svezia.

Lars Kepler, “L’ipnotista”, Longanesi, 2010

Giudizio: 2 / 5

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