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L’ippoterapia. L’uso del cavallo come mezzo terapeutico

Creato il 21 settembre 2012 da Fernanda Cosentino
L’utilizzo degli animali per effettuare delle terapie è una pratica che completa gli interventi tradizionali, ma non si sostituisce a essi. L’uso degli animali negli interventi riabilitativi si basa inoltre sul rapporto d’interdipendenza fra l’uomo e la natura, in cui l’uomo, grazie all’uso del cavallo, si trova completamente immerso.
L’uso del cavallo come mezzo terapeutico non è recente, ma era già stato consigliato da Ippocrate (458-370 a.C.), per rigenerare la salute e preservare il corpo dalle infermità. In Italia l’attività rieducativa con l’uso del cavallo ebbe inizio nel 1976, dopo un incontro fra Luciano Cucchi e Danièlle Citterio Nicolas che nel 1977 fondarono l’Associazione Nazionale di Riabilitazione Equestre (A.N.I.R.E.).
L’ippoterapia. L’uso del cavallo come mezzo terapeutico
L’ippoterapia è un metodo riabilitativo globale che utilizza il cavallo e permette di ridurre la disabilità e favorisce l’integrazione sociale. Esso comprende un complesso di tecniche rieducative che permettono di superare un danno sensoriale, cognitivo e comportamentale attraverso un’attività ludico-ricreativa. La riabilitazione equestre è indicata, infatti, sia per le disabilità derivanti da lesioni neuromotorie (sindromi da lesioni celebrali, disturbi della regolazione del tono muscolare, della coordinazione e del controllo posturale; sindromi da deficit neuromotorio causate da lesioni del midollo spinale o da lesioni nervose periferiche), sia nei disturbi dell’età evolutiva e comportamentali (ritardo psicomotorio, deficit attentivi, instabilità psicomotoria; psicosi infantili, stati borderline, autismo, nevrosi; turbe sensoriali; patologie ortopediche). Nel primo caso l’ippoterapia è utilizzata per recuperare la coordinazione dei movimenti, il mantenimento dell’equilibrio, il controllo del tronco e l’uso parziale degli arti inferiori, l’orientamento spazio-temporale. Nel secondo caso l’ippoterapia serve a recuperare una consapevolezza della propria immagine corporea, un rapporto positivo con l’altro e competenze di tipo psicomotorio, relazionale, comportamentale e cognitivo.
Il contatto fisico con il cavallo innesca, inoltre, una serie di reazioni che attivano specifici neurotrasmettitori i quali inducono diverse modificazioni sul piano clinico tra cui riduzione della pressione arteriosa, rallentamento del ritmo del cuore, diminuzione della frequenza del respiro, aumento della resistenza dell’organismo alle infezioni. Prendersi cura del cavallo, inoltre, migliora l’autostima e il senso di responsabilità, particolarmente nei casi di disagio e devianza minorile e tossicodipendenza.
Le tecniche di riabilitazione equestre devono essere praticate da persone preparate e con esperienza, che abbiano conoscenze nel campo della riabilitazione ma anche di tipo clinico e psicologico, oltre che un’adeguata preparazione nel campo dell’equitazione.

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