A Ginevra il gruppo del 5+1 e l’Iran hanno trovato un accordo temporaneo sul nucleare. Secondo il testo approvato, per un periodo di sei mesi, Teheran si impegna a non arricchire l’uranio al 20% (limitando l’arricchimento al 5%), a non installare nuove centrifughe presso Natanz e Qom, a non portare avanti il completamento dell’impianto di Arak ed a permettere maggiori controlli da parte degli ispettori internazionali dell’AIEA. In cambio di queste azioni, il regime iraniano riceverà un importante alleggerimento delle sanzioni internazionali ni settori petrolifero, automobilistico e dell’aviazione civile. In aggiunta, Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite, si impegnano a non approvare nuove sanzioni verso l’Iran fino alla fine dell’accordo temporale.
L’accordo è stato salutato da quasi tutta la Comunità Internazionale come un successo che, secondo il Presidente americano Obama, renderà il mondo un posto più sicuro. A dispetto dei commenti, però, tutti sanno bene che la verità è assai diversa: l’accordo temporaneo con l’Iran rappresenta la fine dell’Occidente, concetto ormai privo di significato e svuotato di ogni potere. Quello che classicamente viene definito il mondo libero e che, nel recente passato, è uscito vittorioso dalla Guerra Fredda, oggi non ha più la forza di restare unito e di difendere fino in fondo i valori su cui è fondato. Al contrario, l’Occidente oggi è debole e diviso e per questo molto disponibile a trovare compromessi con chi, secondo la logica, dovrebbe rappresentare un pericolo e non un alleato.
Il raggiungimento dell’accordo di Ginevra era stato ormai previsto da tempo. Basti pensare che, solamente qualche settimana fa, gli analista del Belfer Center di Harvard, James K. Sebenius e Michael K. Singh, avevavo pubblicato un report che metteva in luce i reciproci vantaggi di Stati Uniti e Iran nel firmare un accordo di riconciliazione. Il report era corredato di grafici ove, considerando gli interessi dei due Paesi, veniva tracciato matematicamente il punto di incontro tra Teheran e Washington. Come potete osservare da soli nel grafico sottostante, si tratta di un punto che passa ben lontano dalla fine definitiva del programma nucleare clandestino del regime iraniano. Al contrario, se si osserva la parte in grigio e la retta F, ben si capisce come il punto di incontro tra i due Paesi (ma possiamo anche dire tra quasi tutto l’Occidente e l’Iran), passa per una accettazione di un programma nucleare iraniano senza troppe restrizioni sull’arricchimento, capace di rendere Teheran indirettamente un “paese di soglia”, non in possesso dell’arma nucleare, ma in grado di produrla senza troppe difficoltà nel futuro.
Per quanto concerne i contenuti dell’accordo, si tratta di una vittoria di Pirro, di facile uso solamente per quelle diplomazie Occidentali che intendono usare l’appeasment con l’Iran per ottenere nuovi accordi commerciali. In preda alla crisi economica e in nome dell’ “economy first“, il mondo libero ha preferito avere qualche goccia di petrolio in più, legittimando in cambio un programma nucleare che rappresenta un pericolo per l’intero globo. A poco serve la sospensione semestrale dell’arricchimento dell’uranio al 20%. Teheran, infatti, mantiene intatto tutto l’uranio sinora arricchito al 3,5% e al 20%, quantitativi che già da soli bastano all’Iran per costruire un ordigno nucleare. Non solo, il regime potrà anche liberamente incrementare la sua quantità di uranio, grazie alla libera facoltà ottenuta di continuare l’arricchimento al 5%. Idem si dica del numero delle centrifughe: il regime salva tutte le sue 19000 centrifughe IR-1 e IR-2 già installate, un numero di macchinari che garantisce agli Ayatollah di poter portare l’arricchimento dell’uranio a percentuali superiori senza troppi problemi. Si tratta di un totale successo per il regime iraniano, tale da permettere al Capo dell’Agenzia Nucleare iraniana Salehi di rimarcare come l’Iran si sia volontariamente sottoposto alla sospensione dell’arricchimento al 20% (quindi senza vincolo internazionale) e di annunciare la costruzione di due nuove centrali nucleari.
Nulla, invece, viene detto nel testo in merito a tanti altri nodi di vitale importanza come, ad esempio, le attività clandestine che l’Iran sta ancora portando avanti, la costruzione di nuove centrali nucleari in zone sismiche o gli esperimenti compiuti nella base militare di Parchin. Solamente in questi giorni, il giornale francese Le Figaro ha denunciato che – in considerazione dell’attenzione del mondo su Arak - l’Iran ha deciso di aprire un nuovo impianto clandestino per la costruzione della bomba al Plutionio press Shiraz. Questo nuovo impianto sarebbe stato denominato IR-10 e la sua esistenza sarebbe è stata anche pubblicamente dall’ex capo dell’agenzie atomica iraniana Fereydoun Abbasi Davani, nell’aprile del 2013. Le Figaro, in esclusiva, ha anche pubblicato un disegno dell’impianto di Shiraz che vi riportiamo qui sotto.
Insomma, in poche parole, il mondo non ha voluto guardare in faccia la realtà, preferendo ripetere gli errori compiti nei precedenti con l’Iran e in quelli portarti avanti con la Corea del Nord (non è un caso, probablimente, che uno dei negoziatori americani fosse proprio Wendy Sherman, la stessa persona che promosse i negoziati con Pyongyang prima che il regime nordcoreano decidesse di interromperli e costruire la bomba atomica). Al contrario, i diplomatici non hanno voluto ammettere che l’Iran non è cambiato e che. nonostante i sorrisi, il regime resta lo stesso e restano intatte le repressioni che quest’ultimo quotidianamente porta avanti.
Con la firma dell’accordo di Ginevra, quindi, non soltanto è stato salvato un sistema politico corrotto e dittatoriale ma, indirettamente, lo si è anche rafforzato. L’effetto naturale di questa scelta dell’Occidente, chiaramente, sarà quello di abbandonare totalmente il popolo iraniano nelle braccia degli Ayatollah e di soffocare drammaticamente le istanze di libertà che da anni provenivano dai giovani iraniani. Purtroppo c’è di peggio. A Ginevra non è stato soltanto rafforzato un regime a livello interno, ma è stato anche incrementato il potere della Repubblica Islamica a livello regionale. Come contropoartita per il finanziamento del terrorismo internazionale, per il sostegno ad Assad e per le continue minacce ai vicini sunniti ed a Israele, l’Iran ha ricevuto in premio un accordo che - in poche parole - le permetterà presto di potersi dichiarare una potenza nucleare a tutti gli effetti.
Concludendo possiamo dire che, dopo Ginevra, il mondo sarà definitivamente diverso. A dispetto di quello che lasciano capire i sorrisi di tanti diplomatici, non è detto, purtroppo, che sarà anche un mondo migliore…