Six Nations - Murrayfield
Scotland 12 - 8 IrelandPiù o meno, è andata così: prima l'Irlanda imbriglia la Scozia, impedendole di innestare il temibile triangolo allargato e non facendole vedere palla e nel frattempo imbriglia se stessa perché pur con tutta la mole di gioco che tenta di costruire, non la sfrutta e se i tre là dietro non azionano i motori, c'è comunque il piede di Greig Laidlaw. Al Murrayfield finisce 12-8 per i padroni di casa il match che chiude il terzo giro di Six Nations 2013 con gli scozzesi che salgono a quota due vittorie e gli irlandesi che restano inchiodati a una. Arbitra l'inglese Wayne Barnes, coach Declan Kidney schiera i giovani Paddy Jackson all'apertura e Luke Marshall primo centro ed entrambi hanno modo di mettere in mostra le proprie abilità, dopo i primi istanti di gara interrotti da errori: un paio di avanti, mentre la mischia scozzese mette in difficoltà quella opposta.
Il primo acuto è firmato proprio da Marshall, servito da Jackson, a cui la linea dei centri avversaria fatica a prendere le misure e così lui fa il break in mezzo al campo e serve Craig Gilroy sulla corsia sinistra che arriva ai 5 metri: Brian O'Driscoll a rimorchio è portato a terra, ma c'è un vantaggio da giocare e l'Irlanda opta per una rimessa, probabilmente non fidandosi del range di tiro del numero 10. Ma Jim Hamilton - che si conquisterà il titolo di Man of the match - rovina i piani intercettando il lancio di Rory Best. Allora Marshall ci riprova, spunto identico al precedente, stavolta a destra con il passaggio a Keith Earls però in avanti - e la spinta di Ryan Grant e Geoff Cross permette alla Scozia di risalire il campo dopo la mischia. Peccato per Grant che rovini la sua prestazione con un fallo inutile e sciocco sotto lo sguardo di Barnes che vale il sin bin, non rispettando la distanza di dieci metri quando Conor Murray batte veloce un penalty al 15', ma avrà modo di farsi perdonare. E Jackson stavolta tenta la via dei pali, ma senza fortuna.
La Scozia si tiene fuori dai raggruppamenti a terra, Rob Harley e Kelly Brown saltano addosso all'avversario, rallentano le ruck, ma gran parte delle guardie è lì in piedi ad attendere di riprendere la caccia. Best al 23' calibra male il lancio in touche nuovamente nei 22 avversari - rimesse offerte dall'indisciplina della nazionale guidata da Scott Johnson. Allora Earls due minuti più tardi incrocia con Marshall e si sostituisce a lui per esplorare il buco, punta verso la bandierina trovandosi di fronte sia Hogg che Sean Maitland e non servendo O'Driscoll alle sue spalle - non potrà invece evitare di vederselo ringhiare addosso mentre si ritrova a terra placcato.
E' ormai la mezz'ora quando Ruaridh Jackson prova ad innescare Maitland con un up & under, ma fa più notizia la terza rimessa sbagliata dall'Irlanda nella profondità del territorio nemico. Harley rischia grosso: placca Sean O'Brien che non ha ancora i piedi a terra mentre riceve un calcio di Laidlaw, la terza linea pel di carota per poco non ci rimette una spalla nell'intervento e Barnes gli chiede di calmarsi, senza passare per il cartellino. Quindi ennesima scena: fallo scozzese, Irlanda con lancio nei 22, maul fatta crollare sui 5 metri, penaltouche, altra maul che crolla in modo regolare però, si passa per le spallate di O'Brien, Donnacha Ryan e Jamie Heaslip, per il taglio di O'Driscoll, ma la difesa non cede, in compenso c'è l'ennesimo vantaggio da giocare e al 35' Jackson sblocca il punteggio, 0-3. Con il senno di poi, la beffa per quelli in verde si affaccia soltanto allo scadere della prima frazione, per un tenuto a terra di Earls che Hogg prova ad imbucare dalla metà campo, ma il calcio arriva appena corto.
L'inerzia resta la stessa con la ripresa, O'Brien scappa via e porta l'accampamento nei 22, Murray assiste e arriva ai 5, infine Gilroy riceve, aggira il placcaggio di Hamilton e Johnie Beattie con una veronica ed è meta al minuto 43 per il break irlandese, 0-8. Manca la conversione di Jackson, non sbaglia invece Laidlaw che al 52' si presenta alla piazzola in seguito al risveglio dei suoi, che da un lancio in rimessa tentano la via della maul, non sfondando, allora affidano ai ball carrier la posta da recapitare (il biondone Richie Gray e il solito Hamilton), alla fine devono accontentarsi di un penalty ed è 3-8. La Scozia resta generosa e Barnes ravvede un tenuto sul drop di riavvio della partita: per non saper leggere né scrivere, si palesa l'idea che faccia apposta ad assumersi il rischio, se tanto P. Jakcson è descritto come un'abile apertura dalla precisione scarsa al piede. I tre punti non arrivano, si prosegue a ballare sul filo del rasoio e i padroni di casa accelerano con Maitland e Hamilton (sì, sempre lui).
Non è il pomeriggio né di Hogg, ma soprattutto né di Tim Visser che non ha ovali da giocare, prova a fare da solo con un up & under sbananato e s'innervosisce pure se il compagno gli fa presente che sarebbe stato meglio non sprecare così una delle poche opportunità offensive. Non pago, disturba Laidlaw nella raccolta del pallone della base della ruck ed è turnover per un tocco in avanti. La front row del cardo rimedia vincendo la collisione e consentendo a Laidlaw di accorciare ulteriormente al 60'.
Le lancette scorrono, Duncan Weir prende il posto del Jackson scozzese all'apertura. La Scozia fiuta che l'Irlanda si è ingarbugliata e vede sgretolarsi il piccolo margine che aveva, Hogg batte veloce la rimessa per Beattie per costruire un minimo di momentum, gli ospiti commettono fallo in ruck con O'Brien che si butta oltre e i padroni di casa hanno un lancio nei 22, imbastiscono una maul avanzante, vanno al largo forti di un vantaggio davanti ai pali e Laidlaw si lascia attrarre, preferendo un difficile calcio alto in area di meta ad un'azione sul lato chiuso con superiorità numerica. Tant'è, penalty e sorpasso al 63', 9-8. A questo punto, entra Ronan O'Gara. E a questo punto gli scozzesi sono l'emblema della disciplina, scolaretti educati che non oserebbero alzare la mano nemmeno per domandare di andare in bagno (a conti finali, 16 falli scozzesi e 13 irlandesi). Tanto che O'Gara usa il piede prima con un cross kick per Luke Fiztgerald che non lo agguanta in tempo, poi trovandosi isolato davanti ai propri 22 sul ping pong per servire un compagno al suo fianco, colpendo male il pallone: Marshall prova a rimediare, ma stoppa male e le maglie verdi si ritrovano a dover difendere la linea dei 5 metri. Minaccia allontanata, riparte Hogg, c'è un fuorigioco avversario e Laidlaw allunga a sette dalla fine.
Si chiude con gli ultimi assalti di un'Irlanda con l'acqua alla gola che trova sbarrata qualsiasi porta, ma c'è un fallo nell'aria: niente pali, rimessa nell'angolo. La maul non funziona, allora cariche, niente, da un lato all'altro, tutto chiuso, choke tackle scozzese e turnover con mischia sui 5 metri. Ingaggio, si ripete, ancora e infine fischio di Barnes perché il pack di casa cede. Il tempo è scaduto, si gioca veloce, ma niente, il treno è passato da un pezzo per Kidney e i suoi.
Sfruttare le occasioni, adattamento (niente opportunità di contrattaccare veloci? Allora lavoro sporco degli otto davanti maggiorato; c'è O'Gara in campo? Occhio a dove si mettono mani e piedi), attendismo. Le notti di Kidney saranno agitate: gli verranno rimproverati l'impiego di Jackson e l'utilizzo part time di O'Gara, il suo contratto volge al termine e il risultato del Murrayfield farà crescere la percentuale di chi non lo vuole più sulla panchina - per l'isola è pomeriggio scuro, il Munster le prende su a Monigo contemporaneamente. A Edimburgo le cornamuse smettono di suonare per la seconda strofa di Flower of Scotland e l'esito è ancora dei migliori: dopo i tre spaventi del primo tempo e la meta di Gilroy, i beniamini del pubblico non smarriscono la bussola, non tengono troppo palla (solo il 29% di possesso di media, il 34% nella rirpesa) e ribaltano la sorte.