Ogniqualvolta che si verificano atti di violenza straordinaria, che sia la strage ad Utoya in Norvegia o il massacro di bambini nel Connetticut per citare solo due dei casi più recenti, qualche idiota, soprattutto se l’assassino è di giovane età, attribuisce la colpa di quanto avvenuto ai videogames.
Anche questa volta nel caso della strage di Newton, dopo una settimana di silenzio, la National Rifle Association nella conferenza stampa convocata per cercare di arginare il montare di proteste negli Stati Uniti contro l’attuale legislazione sulle armi ha detto che le cause del massacro nell’asilo sono da imputare ai videogiochi. Tesi ripresa dal «National Post» come segnala Giuseppe Granieri in un suo articolo ricco di approfondimenti sul tema.
Anche il «The New York Times» interviene sulla questione sostenendo che alcuni videogiochi sono usati dalle società produttrici per promuovere le armi presso i potenziali clienti, parlando di product placement e di marketing delle armi attraverso i videogames confondendosi clamorosamente rispetto a quelli che invece sono semplici accordi di licensing che avvengono, ad esempio, anche nei giochi di corse d’auto o nelle simulazioni dei tornei di calcio.
E’ l’irresistibile tentazione dei luoghi comuni unita ad una totale assenza di cultura videoludica.
Uno studio del 2010 evidenzia con chiarezza che non vi è correlazione alcuna tra comportamenti violenti e videogames. Un articolo di «Forbes», pubblicato ad aprile di quest’anno, mostra come a fronte di un costante aumento delle vendite di videogiochi, anche, negli Stati Uniti corrisponda una diminuzione dei crimini violenti.
Il «The Washington Post» riprende uno studio comparativo in dieci nazioni nel mondo che conferma ulteriormente come non vi sia evidenza alcuna di una relazione effettiva tra diffusione dei videogames e violenza, anzi. Dai dati pubblicati il 17 dicembre scorso emerge chiaramente come le nazioni con una maggiore spesa procapite in videogiochi siano quelli con un tasso di omicidi con armi da fuoco tra i più bassi.
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Come scrivevo tempo fa su Twitter, se i videogames istigano alla violenza allora la tv istiga alla menzogna ed alla mercificazione sessuale, nel nostro Paese ahimè più che in altri. Speriamo di aver messo un punto fermo sulla questione.
If videogames inspire violence therefore television teaches to lie and to commodify sex
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Pier Luca Santoro (@pedroelrey) September 07, 2011