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L’IsAG al XXIV Forum Economico di Krynica Zdrój

Creato il 03 novembre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’IsAG al XXIV Forum Economico di Krynica Zdrój

Anche quest’anno una delegazione dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), composta dal Presidente Tiberio Graziani e dal ricercatore del Programma «Eurasia» Fabrissi Vielmini, ha partecipato al Forum Economico di Krynica-Zdrój (2-4 settembre), Polonia. Al Forum, giunto alla sua ventiquattresima edizione, hanno partecipato 2.500 delegati provenienti da 60 Paesi. Nella tre giorni polacca i lavori sono stati divisi in 5 sessioni plenarie e oltre 150 panel che hanno riguardato diverse aree tematiche. Quest’anno, non poteva essere altrimenti, gli eventi in corso in Ucraina hanno caratterizzato numerosi dibattiti.

Nonostante la presenza numericamente minoritaria dei rappresentanti provenienti dalla Federazione Russa, il punto di vista russo è stato ben argomentato da Maxim Shevchenko, volto molto conosciuto dal pubblico russo. Secondo Shevchenko, l’evento storico più simile al conflitto in corso in Ucraina è la guerra civile spagnola del secolo scorso: un conflitto d’élite seguito da una fase rivoluzionaria che ha generato due coalizioni opposte su base ideologica, con volontari dal resto d’Europa presenti in tutti e due i campi. Altri relatori hanno invece proposto una visione critica delle azioni russe in Ucraina, sostenendo con forza la prospettiva di una più profonda integrazione di Kiev con l’Unione Europea. Purtroppo il dibattito è stato inframmezzato da schiamazzi e applausi provenienti da una parte del pubblico presente in sala, segno evidente di una situazione che oggettivamente rimane ancora difficile da ricucire.

Meno diplomatico e più orientato al realismo è stato l’intervento dell’ex-premier della Repubblica Ceca (2006-2009) Mirek Topolánek, il quale ha dichiarato apertamente di non credere nel futuro di un’Unione Europea sottoposta a una crisi economica e politica della quale ancora non si trova una via di uscita. Topolánek, relativamente agli eventi ucraini, ha poi individuato nell’atteggiamento degli Stati Uniti il motivo principale della reazione della Federazione Russa e ha riscontrato la necessità, per Kiev come per i Paesi occidentali, di trovare un modus vivendi nei rapporti con Mosca. Simili vedute sono emerse dai colloqui con gli esperti provenienti dai Paesi dell’ex-Patto di Varsavia, i quali si sono mostrati concordi nel constatare la crescita dei sentimenti euroscettici nelle società dei loro Paesi, colpite economicamente dalle politiche liberiste di Bruxelles e disorientate moralmente di fronte al modello di società promosso dall’Unione Europea.

Nell’ambito dei lavori del Forum, il 2 settembre il Presidente dell’IsAG Tiberio Graziani ha partecipato come relatore al panel Russia in Global Politics. A New Dimension?1, dibattito incentrato sulla definizione dell’ordine politico internazionale e sul ruolo che la Federazione Russa potrà svolgere a livello globale. Nel suo intervento Graziani ha affermato che la crisi ucraina va inserita nel contesto della fase di transizione uni-multipolare, come le altre recenti crisi verificatesi in Medio Oriente e in Nord Africa. Inoltre, ha sostenuto il Presidente dell’IsAG, le sanzioni stabilite dall’Unione Europea contro la Russia provocheranno danni importanti all’economia delle popolazioni europee non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo. Concludendo il suo intervento, Graziani ha affermato che per la soluzione della crisi tra Kiev e Mosca è importante che il rapporto tra Putin e Porošenko non venga incrinato da fattori esterni.

Il 4 settembre il ricercatore IsAG Fabrissi Vielmini ha invece preso parte alla sessione del Forum intitolata Eurasian Economic Union: Who Will Gain, Who Will Lose?2 focalizzata sull’Unione Eurasiatica. Quale risultato degli sviluppi dello scorso anno, l’Unione Economica Eurasiatica viene ormai posta come scelta antitetica a quella “filo-europea” del progetto dell’Unione Europea di “Partenariato Orientale” (EaP nell’acronimo inglese) implicante la creazione di scambi privilegiati con l’UE, e la convergenza dei Paesi ex sovietici ai modelli e alle norme definite da Bruxelles. Rispetto a queste due opzioni il Caucaso appare politicamente equamente diviso, con l’Armenia che orbita attorno all’Unione Economica Eurasiatica (proprio durante lo svolgimento dei lavori del Forum è giunta la notizia dell’adesione dell’Armenia all’Unione), l’Azerbaigian che rimane neutrale e la Georgia più vicina al “Partenariato Orientale”.

Vielmini ha ricordato che nel suo impianto iniziale l’Unione Economica Eurasiatica non era concepita come un’organizzazione in contrasto con l’UE. Al contrario era intesa quale strumento per un’integrazione regionale che, in un’ottica di più ampio respiro, puntava a fungere da elemento di congiunzione tra l’Atlantico e il Pacifico, intensificando la cooperazione tra i Paesi europei e quelli asiatici. Pertanto, ha sottolineato Vielmini, la priorità dovrebbe essere posta sulla necessità di trovare soluzioni politiche che consentano di superare tale contrapposizione. Vielmini ha poi ribadito come l’iniziativa debba necessariamente avere un disegno geopolitico alle spalle, anche se ciò non va inteso necessariamente come la formulazione di un piano neo-imperiale russo. La volontà d’integrare Stati fragili ed economicamente depressi, quali Kyrgyzstan e Tagikistan, denota altresì un progetto di cooperazione per la stabilizzazione e lo sviluppo regionale che eviti all’Asia centrale di “afghanizzarsi”, con conseguenze nefaste che sarebbero ben avvertibili anche dai Paesi dell’Unione Europea.

Allo stesso modo, l’UE avrebbe tutto da guadagnare dal fatto che le reti infrastrutturali sostenute dalla Cina (evocate dal partecipante cinese al panel, Shaohua Bu, esperto del China Institute of International Studies – CIIS) per connettersi con la punta occidentale d’Eurasia abbiano un centro direzionale integrato. Alla domanda “Do economic sanctions open up new opportunities for the Union’s members?”, Jury Solozobov, Direttore dei progetti internazionali dell’Institute of National Strategy of Russia, ha risposto affermando che, paradossalmente, le sanzioni hanno avuto l’effetto di rafforzare la coesione interna all’Unione Economica Eurasiatica.

Per quanto riguarda la chiusura della tre giorni polacca, si segnala la presentazione sul maxi-schermo del “The Clark–Karber Report – An Assessment of the Ukrainian Military Situation”, documento che invoca un più sostanzioso aiuto da parte degli Stati Uniti all’Ucraina attraverso l’invio di materiale “non letale” e l’avvio di un programma d’assistenza militare. Presenter è stato lo stesso Generale Phillip Karber (Presidente della statunitense Potomac Foundation), co-autore del report assieme al Generale Wesley Clark, ex Comandante supremo alleato della NATO in Europa.


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