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L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo

Creato il 10 settembre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Giovanni de Feo

L’Isola dei Liombruni di Giovanni De FeoÈ nato a Roma. Laureato in Storia del cinema, nel 2003 ha vinto il Premio Solinas per la miglior sceneggiatura originale e da un suo soggetto è stato tratto il film L’uomo fiammifero (www.uomofiammifero.it ), finalista al David di Donatello 2010.Ha pubblicato con E/O e, nel 2010, con Salani il romanzo fantastico Il mangianomi.Ha insegnato all’Università di Reading, a Oxford, alla Berlitz School. Attualmente insegna Letteratura italiana alla Deledda International School di Genova.

Sito dedicato al libro: http://www.liombruni.com

Intervista all’autore

L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo
Titolo: L’isola dei Liombruni
Autore: Giovanni De Feo
Serie: #
Edito da: Fazi
Prezzo: 18,50 €
Genere: Adult Fantasy, Gotico Mediterraneo, Onirico, Psicologico
Pagine: 350 p.
Voto:
L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo

L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo
L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo
L’Isola dei Liombruni di Giovanni De Feo

Trama: Su un’isola di spiagge bianche e chiassosi stabilimenti, una comunità di ragazzi vive l’estate perfetta: gare di tuffi, pescate, mangiate di pesce, e la sera gli strusci alle Vie Bianche, tra i bisbigli delle ragazze sui muretti e i baci feroci sotto al pontile.

Questa felicità ha però un segreto: la Notte – novanta notti orsono – in cui tutti i ragazzi si svegliarono al richiamo del dio sommerso dell’isola e, ai suoi ordini, trucidarono nel sonno tutti gli adulti. Da quel giorno si vive sull’isola un eterno presente di avventura e anarchia, un gioco libero e selvaggio che pure ha le sue regole, come scegliere se appartenere o no alle bande dei Baroni, piccoli boss che gestiscono le sempre più scarse risorse materiali disponibili.

Finché allo scadere del terzo mese dalla battaglia con gli adulti una Sibilla profetizza l’imminenza di un secondo, definitivo massacro. Al centro della profezia, due amici per la pelle: Zenzero e Smiccio. Leale, gentile e riflessivo il primo, quanto imprevedibile, testardo e istintivo il secondo. Separati dalll’amore per la bellissima Cecella; uniti dall’odio per i Baroni e per gli adulti sopravvissuti.

Non tutti i grandi sono infatti morti. Proprio nel giorno in cui viene pronunziata la profezia, i superstiti si preparano a un’ultima, disperata offensiva. Contro di loro si schierano i Baroni, sempre più invischiati in trame e inganni per strapparsi l’un l’altro il controllo totale dell’isola. Man mano che si avvicina la battaglia finale, Smiccio e Zenzero dovranno fare i conti con quelle domande finora rimosse, ingoiate dalle risate e dalle grida trionfanti dell’adolescenza. Chi è il dio sommerso e perché ha “chiamato” la Notte? Cosa sanno le misteriose Sibille del loro destino? Perché sempre più spesso i ragazzi morti in battaglia si trasformano in Scalzi, spietati spiriti del mare e delle rocce, delle nubi e della sabbia? Chi o cosa governa veramente questo scoglio di mare che pare nato da un sogno, su cui si addensa sempre più minacciosa l’ombra di una nuova Notte? Storia di un’amicizia e insieme racconto epico di battaglie, profezie, amori e incantesimi, L’isola dei Liombruni mescola elementi horror ed epici, miti indiani e greci, letteratura per ragazzi e romanzo distopico… Tra Peter Pan, Il signore delle mosche e L’isola di Arturo, una storia fantastica, il metaforico affresco di un’estate colta nel suo ultimo giorno, un poema in prosa sul fatale distacco tra l’adolescenza e la maturità, l’eternità viva nel presente dell’infanzia e la volontà di potenza del mondo adulto.

C’è un canto, in queste pagine; oscuro, lontano ma persistente nel richiamare i due protagonisti e insieme il lettore a questo viaggio fin nel cuore profondo dell’isola per interrogare il dio sommerso: che cosa muore quando si cresce? E cosa rimane eterno?

Recensione:

È tornato Peter Pan! Questa volta, però, abbiamo fra le mani una favola per giovani adulti (young adult) tutta mediterranea e frutto delle fatiche di Giovanni De Feo (anche autore de Il Mangianomi n.d.R.).

Un romanzo onirico, in cui i bambini che non vogliono diventare adulti si chiudono e si schiudono all’adolescenza e poi all’età adulta. Un sogno di una notte, ma che dura una vita, in cui i bambini (anche se in realtà parliamo di quindicenni) restano tali e si privano dell’esistenza degli adulti organizzandosi in una società che pare scimmiottare inevitabilmente quella degli adulti.

Fin dalla Notte parole come “madre”, “padre” e “fratello” sono proibite. […] E quanta vergogna c’è nell’idea di aver avuto, un tempo, una famiglia!

Protagonista sembra essere Zenzero, giovane “bimbo sperduto” che crea questa “Isola che non c’è” dai toni cupi e crudeli e che segue l’ideale di un mondo senza adulti – rinnegando di fatto il concetto di “crescita” – fino al punto di perdercisi. Ed ecco che il vero protagonista del romanzo ci viene presentato, di soppiatto e con maestria: la “crescita”, la cosiddetta età di mezzo. Quella che confonde, stordisce e lacera l’anima di un bambino che si sente abbastanza adulto da volerlo essere, ma mai abbastanza maturo da poterlo essere; un bambino che sprofondando nella confusione è portato a nascondersi nel sogno, nel rifiuto e, allo stesso tempo, come ci mostra De Feo, nel tentativo grottesco ma testardo di voler emulare comportamenti e stereotipi adulti (che ritroveremo fin dalle prime pagine del romanzo).

Nell’isola, Zenzero e gli altri ragazzi sono rimasti soli. Infatti, dopo una notte di sanguinosa guerriglia, sono riusciti a bandire gli Alti (gli adulti); uccidendo poi a vista ogni volta che uno di essi riappare. È con questa “caccia all’adulto” che il sognatore principale sembra voler rinnegare la sua stessa crescita, esorcizzando il suo terrore con questo spietato bagno di sangue ai danni degli adulti.

La vita è semplice, dedita completamente al gioco e allo spasso, fedele alla regola del “cogli l’attimo”. Tutto sembra perfetto e libero in questa eterna primavera, almeno fino a quando Zenzero non comincia a ricordare qualcosa del passato, prima della Notte di sangue, e comincia inevitabilmente a farsi delle domande. Domande che lo porteranno, pian piano, a scoprire la “verità” più grande e sconvolgente. Una verità che finalmente svelerà l’intento dell’autore, aprendo al lettore le porte della comprensione vera e profonda del messaggio che De Feo ha cercato di incastonare in questo romanzo.

Tutto il romanzo si articola in ore, tant’è che, tirando le somme, l’intero libro non fa altro che narrare una vicenda che si snoda in due giorni brevi e fugaci ma assolutamente intensi e sconvolgenti per il giovane Zenzero.

Un processo di crescita, quello dei personaggi, che come nella realtà ettraversa moltissime fasi contraddittorie e opposte, come quelle di confusione, rabbia, ribellione, dolore, incertezza e di un’aggressività che sfocerà nell’eliminazione degli adulti nella Notte della Carnara e dalla quale avrà inizio tutta l’avventura dei nostri protagonisti. Questo processo di crescita, in realtà, i ragazzi lo possono “bloccare” in un breve attimo, rappresentato dalla loro unica estate sull’isola, prima di diventare gli Scalzi, eterni ragazzi e incarnazioni di alcuni aspetti dell’isola stessa (mare, stelle, ombre…), oppure possono decidere di svegliarsi e diventare adulti. Se però si svegliaranno, questi ragazzi cresceranno per soli 20 anni prima di cadere nuovamente nel sogno, questa volta come Alti e venire quindi cacciati dai giovani ragazzi dell’isola. Il romanzo pesenta dunque un dilemma: vivere l’attimo della giovinezza oppure arrendersi all’essere adulti?

Lo stile dell’autore è veramente magnifico. Evocativo, onirico ed in grado di regalarci un’ambientazione – l’isola – assolutamente “illuminata” dalle sue descrizioni. Ci permette di vedere, letteralmente, con gli occhi di Zenzero e gli altri personaggi secondari – di cui Smiccio è la miglior espressione in assoluto! -, i colori sgargianti di questo piccolo e chiuso universo estivo. Le parlate dei giovani ricalcano a grandi linee i principali dialetti italiani, perfettamente resi dall’autore, e che non fanno altro che impreziosire questa bella espressione di fantasy nostrano.

Un romanzo fantasy elegante, evocativo, dalle tinte horror  e dai tratti psicologici che, sprofondando nella psiche dei giovani adolescenti di De Feo, non appesantiscono mai la lettura, ma che, dopo un primo impatto un po’ frastornante, riescono ad amalgamarsi perfettamente in un mondo fantastico e carico di significati nascosti, pronti per essere “colti” da un lettore più attento. Sicuramente non è un romanzo semplice questo “L’isola dei Liombruni” di De Feo; è un romanzo che va gustato, analizzato e approfondito con calma fra un colpo di scena e l’altro.

Una bellissima metafora che sembra raccontare il travagliato viaggio di Zenzero nel frastornate mondo dell’adolescenza fino all’età adulta, rappresentata dal brusco quanto lacerante risveglio dopo appena una notte di sonno; brevissima ma intensa come solo quell’età può essere.


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