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L’Isola del Whisky… (seconda parte)

Da Coccolatime

(Continua)

Oggi nell’Isola di Islay, di dimensione poco piu’ grande dell’isola d’Elba, con soli 3000 abitanti e, per esempio, nessun dentista (i gestori del nostro B&B hanno dovuto prendere un aereo per andare nella mainland per un’urgenza odontoiatrica…), vi sono ben 8 distillerie attive, quasi tutte appartenenti oggi a gruppi multinazionali scozzesi, giapponesi, francesi, ma ancora intrise di storia ultracentenaria.

Ma perché oggi tutti i grossi gruppi vogliono avere una distilleria qui ??? Ci sara’ pure una ragione per tutto questo, soprattutto dopo che la crisi degli anni ’80 ha fatto chiudere gran parte delle distillerie scozzesi….

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Vi risparmio tutte le informazioni sulle caratteristiche dei Single Malt, dai cereali di partenza alla distillazione ed invecchiamento nelle diverse tipi di botte, che potete trovare in qualunque libro o sito web leggermente specializzato,

 

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mentre mi interessa evidenziare i due fattori che, a mio avviso, rendono unico il Whisky di Islay: in primo luogo il “peat moss” ossia il muschio di torba di cui l’Isola e’, o meglio era…, piena.

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Ci vogliono centinaia di anni per la formazione della torba e purtroppo, anche se nessuno lo dice, la torba classica sta finendo: ci dovremo quindi in futuro accontentare di cio’ che viene prodotto a ritmo accelerato nelle attuali torbiere… o dei nuovi whisky “unpeated” (non torbati). La torba e’ il combustibile che rende il malto appunto “peated-torbato”, ossia con quello speciale aroma affumicato grazie alla alta concentrazione di fenoli (in genere superiore ai 40 ppm) .

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La seconda, piu’ difficilmente misurabile, e’ il fatto che il whisky invecchia sull’Isola per 10-15-20 anni in magazzini sul mare esposti all’aria mite dell’oceano con un microclima unico grazie anche alla corrente del Golfo; escursioni termiche giornaliere che fanno provare al whisky l’effetto delle quattro stagioni in quasi ogni giorno dell’anno con un non trascurabile aroma marino che varia a seconda dell’invecchiamento e del tipo di legno usato nelle botti

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Se a questo aggiungiamo tutte le variazioni di processo e componenti delle diverse distillerie di Islay, che vi elenco rapidamente, ci troviamo di fronte ad un microcosmo del distillato di malto veramente inimitabile.
Oltre a Bowmore, gia’ citato in precedenza, ci sono Laphroaig e Ardbeg, nate nel 1815 e quindi proprio quest’anno hanno celebrato i 200 anni, con edizioni speciali di whisky acquistabili solo sull’Isola e che naturalmente non ci siamo lasciati sfuggire (Laphroaig 15 anni e Ardbeg Perpetuum). Quindi, proseguendo in ordine cronologico, nel 1816 nasce Lagavullin, nel 1846 Caol Ila, nel 1881 nascono Bruichladdich e Bunnabhein.

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Poi, dopo molte chiusure dolorose avvenute negli ultimi anni del ‘900 (tra cui quella di Port Ellen, famosa per i suoi whisky molto pregiati), nel 2005 nasce la nuova distilleria Kilchoman, l’unica a produrre tutto in casa, a partire dall’orzo e che quest’anno celebra il decennale con un’edizione speciale (anche questa acquistata in loco…) … e entro quest’anno dovrebbe nascere anche la nona, Gartbreck… quindi  una scusa in piu’ per tornare nuovamente sull’Isola…

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Personalmente ho adorato la distilleria Kilchoman, un fascino pazzesco, abbiamo visto i grandi trattori e i sacchi per l’orzo ed infine l’orzo stesso …

E’ l’unica distilleria che non ha avuto nessun problema a far fotografare la zona ‘produzione’ dove tutto è fatto a mano, dalla piegatura delle  scatole   ai tappi per le bottiglie di vetro , alle etichette attaccate una ad una…
Naturalmente oltre alle edizioni speciali, da collezione, dovevamo comprare anche qualcosa da bere con gli amici ed abbiamo optato per due edizioni di whisky 100% Islay , che ormai quasi nessuno produce piu’, ma con caratteristiche diverse: una di Kilchoman (non torbato, apprezzato dalle signore) e una di Port Charlotte-Bruichladdich (fortemente torbato, apprezzato dai cultori della materia).

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“Il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta; il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l’arrivare.” (T. Terzani)

(continua nella terza ed ultima parte)


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