Volete sapere qual’é il tormentone dell’
Isola di Bute?
Ve lo dico ma non ridete!
“Butiful Bute!”
Chi l’ha capita alzi la mano!
Chi sta ridendo alzi la mano!
Lo so che non fa ridere! Peró qualche mano, almeno per gentilezza, potevate alzarla!
Va beh! Pazienza! Scemenze a parte.
Prima di tutto come fare ad arrivare Bute: prenotate il “ferry” Caledonian MacBrain, sul sito internet, che parte da Wemyss Bay e in poco piú di mezz’ora sbarcherete nella carinissima Bute.
Se sbarcando andrete dritti, verso il Castello di Rothesay, vi perderete l’info point. Vi consiglio invece di girare subito a destra, lo vedrete dopo pochi metri, sempre sulla vostra destra sul lungo mare.
Cartina alla mano é ora di iniziare il giro dell’Isola di Bute!
Prima tappa il Castello di Rothersay!
Il castello si trova al centro della cittá di Rothesay e risale al 1200, ha una inusuale forma circolare, contornato da 4 torri anch’esse circolari ed é corredato da un fossato con tanto di acqua.
Entrerete dalla Gatehouse, questa grande entrata, fu costruita tra il 1400 e il 1500 per comoditá e per fornire un alloggio confortevole agli occupanti di “status elevato” del castello. Infatti si sviluppa su 3 piani ed é fornito anche da un grande salone con tanto di camino enorme!
Castello di Rothesay – Isola di Bute
Castello di Rothesay – Scala per arrivare al Salone della Gatehouse – Isola di Bute
Castello di Rothesay – Salone della Gatehouse – Isola di Bute
Castello di Rothesay: salone della Gatehouse
La torre a sinistra della Gatehouse, guardando il castello da fuori, é la Pigeon Tower, la piú grande tra le quattro e originariamente ospitava i custodi del castello.
Rothesay Castle: Pigeon Tower
Proprio sul muraglione, accanto alla Pigeon Tower, vi é il Poster Gate, che venne chiuso successivamente alla costruzione, ma potrete vedere bene dove si trovava.
Nel cortile interno del castello, o Courtyard, si trova la cappella (Chapel), contruita intorno al 1500 dedicata a St Michel l’Arcangelo, patrono dei guerrieri.
Castello di Rothesay – Cappella – Isola di Bute
Come molti dei castelli in Scozia, non ha piú il tetto, per lungo tempo mi sono chiesta il perché e finalmente ho trovato una risposta al mio quesito: i tetti anticamente erano costruiti in legno, per la maggior parte, e si sa che il legno si deteriora piú velocemente della pietra. Il motivo é perché il legno é un materiale piú duttile e piú semplice da utilizzare, soprattutto per costruire i tetti, i quali non venivano di certo costruiti dritti, ma tondeggianti.
Se volete vedere un tetto intatto c’é una foto degli interni della Cattedrale St Mungo nel post di “Glasgow: cosa vedere parte 1″, dove si vede benissimo che é costruito in legno.
Ma andiamo avanti, perché a rendere indimenticabile e inusuale la nostra visita al Castello di Rothesay, non fu il castello in sé, ma i gabbiani.
Alla biglietteria ci avevano avvertito che erano ostili, questo per via della presenza dei piccoli.
Ma mai e poi mai avremmo pensato di ritrovarci dentro a Il Ritorno del film Uccelli di Hichcock!
Appena entrati nella Courtyard del castello, subito ci é stato chiaro chi comandava: i Gabbiani!
Volavano, in picchiata su di noi, lanciandosi dalle mura e dalle torri sfiorando le nostre teste, ed i piccoli correvano a nascondersi in qualche piccolo antro.
Usciti dalla Courtyard sembrava che la guerra fosse finita, ma durante il giro attorno alle mura la situazione é peggiorata notevolmente!
Gabbiani da ogni parte si gettavano su di noi urlando con il loro verso stridulo e fastidioso! Mentre i piccoli in preda al panico correvano da ogni parte, infilandosi sotto a piante, o fuggendo il piú lontano possibile dagli scomodi intrusi, non cosí lontano contando che poi c’era il fossato con l’acqua! Alla fine ce la siano cavata concludendo la nostra visita a passi leggeri e lenti.
Paura?
Ho avuto paura solo all’inizio, dopo aver capito che i gabbiani erano ostili, ma che difficilmente ci avrebbero fatto del male, anche se in grado di farlo, ho iniziato a scattare fotografie!
Gabbiani al Castello di Rothesay – Isola di Bute
Gabbiani al Castello di Rothesay – Isola di Bute
Gabbiano al Castello di Rothesay – Isola di Bute
Gabbiano al Castello di Rothesay – Isola di Bute
Piccolo di Gabbiano – Rothesay Castle – Isola di Bute
Il risultato: é stata un’ incredibile esperienza emozionante!
Dopo un fugace giro per la cittadina abbiamo ripreso la strada, percorrendo la costa est dell’Isola di Bute dove il panorama diviene aspro e le spiagge sono piccolissime come fazzoletti, o inesistenti, ma ció che la contraddistingue é il paesaggio, perché Bute a nord-est é vicinissima alla costa della Scozia.
Rothesay – Isola di Bute
Rothesay – Isola di Bute
Durante la bassa marea le due terre, in un punto in particolare a nord-est, sembrano due amanti che tendono le loro mani, cercando di fiorarsi con la punta delle dita. Mi chiedo se un tempo si toccassero e se gli anni, menefreghisti e meschini, le abbiano destinate a vivere per sempre lontane.
La Costa nord-est dell’Isola di Bute
Arrivati alla fine della A886, abbiamo fatto marcia indietro con l’auto fino al bivio imboccando questa volta la A884.
La strada scorre veloce e il paesaggio é cosparso di animali.
Le mucche con i loro piccoli si riposano nell’erba fresca sotto il sole.
Mamme e Cuccioli all’Isola di Bute
Un’aquila vola su di noi e le sue immense ali scivolano nel vento, le sue piume sembrano lunghe dita da pianista che suonano note di libertá nel cielo, il suo volo é lento e melodioso, i suoi occhi sono in cerca di cibo, forse da portare al nido nascosto sul costone di roccia lontano da visite indiscrete e indesiderate.
Aquila – Isola di Bute
Aquila – Isola di Bute
Costone Roccioso dove l’Aquila aveva il nido
Passando sulla sponda ovest, l’Isola di Bute continua a sorprendermi, accogliendoci con un’immesa spiaggia quasi impossibile. Ettrick Bay sembra appena uscita da una cartolina, sabbia chiara la sua superficie é tutta a odine, come la chioma infinita di una delle donne della Primavera del Botticelli, qualche alga qua e lá, sassolini sparsi piú vicini a dove il gelido mare accarezza la battigia, sfiorandola appena e lasciando le sue miti acque nelle a rilfettere le nuvole in cielo.
Ettrick Bay – Isola di Bute
I cani iniziamo a correre come matti, mangiano la sabbia, sputano e impazziscono di gioia come solo un carlino sa fare. Un miglio di spiaggia solo nostra, nessuna casa attorno a noi, solo il Tea Room, che ci offre un caffé annacquato e un gelato discreto.
Audrey – Ettrick Bay – Isola di Bute
Sergio – Ettrick Bay – Isola di Bute
Audrey e Sergio a Ettrick Bay – Isola di Bute
Audrey – Ettrick Bay – Isola di Bute
Restii a salire in macchina riprendiamo la strada fino alla zona di Ardscalpsie.
Scalpsie Bay la nostra meta.
Ci parcheggiamo sulla strada e subito ci é chiaro che Scalpsie Bay non é per tutti, ma solo per i piú audaci!
Scalpsie Bay – Isola di Bute
Un’indicazione in legno dipinta di verde, forse per rimanere un po’ nascosta tra le piante, recita: Seal view 300 m. Beach 600 m.
Indicazioni Sentiero per Scalpsie Bay – Isola di Bute
In discesa fino a divenire strapiombo: il sentiero é coperto dalle felci, non ci fosse stato il cancelletto in legno non l’avremmo visto, poi piano piano s’inasprisce fino a diventare una scalinata di terra battuta, con scalini alti mezza gamba, rinforzati in legno e una corda come corrimano per sorreggersi.
Sentiero per Scalpsie Bay – Isola di Bute
Cartelli Improbabili per Scalpsie Bay – Isola di Bute
Scalinata – Scalpsie Bay – Isola di Bute
Scalinata – Scalpsie Bay – Isola di Bute
Attraversiamo poi un prato e infine ecco la spiaggia tanto attesa, e davanti a noi appaiono come per magia le foche, bellissime e cicciosissime! Adagiate su un fianco, o sulla pancia su rocce alcune a filo d’acqua ci osservano, sembrano quasi finte, cosí pacifiche e meravigliose. Resto incantata minuti forse mezz’ora, o un’ora non lo so. Ma non riuscivo a staccare gli occhi da quelle creature. Non sembravano per nulla agili, assomigliavano molto a dei kebab in sovrappeso. Ogni tanto si spostavano leggermente con un colpo di reni “Op Op” girandosi leggermente sullo scoglio, e la ciccia vibrava ogni volta che toccava di nuovo la roccia.
Foca a Scalpsie Bay – Isola di Bute
Foca a Scalpsie Bay – Isola di Bute
Foca a Scalpsie Bay – Isola di Bute
La mia preferita é stata “Piedini a Cuore”, mentre scattavo le mie solite 4587 fotografie a un certo punto ha scostato le pinnette tenendo unite le estremitá a formare un cuore, peccato che ho scattato mentre le stava chiudendo. Ero troppo meravigliata sembrava di essere in una puntata di Quark. Aspettavo solo che Piero Angela iniziasse a parlare, con la sua voce cosí soave a cadenza leggera, che incantava grandi e piccini, rendendo interessante anche la storia di un albero morto per siccitá nel deserto del Sahara con il nulla attorno!
Foca Scalpsie Bay – Isola di Bute
Noi – Scalpsie Bay – Isola di Bute
I momenti magici finiscono e ci aspetta la salita del ritorno! Sergio ed io guidiamo la spedizione come alpinisti esperti! Mentre gli altri non riuscivano a starci dietro. A un certo punto li abbiamo seminati e siamo dovuti tornare sui nostri passi, trovandoli tutti e 3 stravaccati nell’erba! Manco avessimo scalato l’Heverest!
Gli Stanchi dopo la salita al rientro da Scalpsie Bay – Isola di Bute
Sergio ha iniziato a corrergli attorno e a leccare le facce di chiuque capitasse a tiro!
Ovviamente la piccola Audrey é giustificata, lei é tanto piccina come poteva salire quegli scalini cosí alti e con le sue zampettine tenerine come poteva non stancarsi dopo 10 metri!
Vi ricordo 600 metri: scalitana paurosa e supersalita in mezzo alle piante!
Tornati in auto abbiamo bevuto tutti come dei cammelli da 6 giorni senza acqua!
Il viaggio riprende fino alla tappa cibo al Kingarth Hotel e Smidden Bar! Di cui vi parleró in un altro post! Perché merita uno spazio tutto suo.
L’Hotel Kingarth Smidden Bar é il preludio a Kilchattan Bay e delle sue poche abitazioni che seguono il profilo della costa.
Isola di Bute: Kilchattan Bay
Con la pancia pienissima si continua il viaggio, ultima tappa Korrycroy Bay, piccola, ma un gioiellino con colori e contrasti straordinari, il verde del muschio sulle pietre, l’azzurro del cielo specchiato nel mare, la sabbia color bianco perlato e i sassi rosso scuri tipici della Scozia.
Kerrycroy Bay – Isola di Bute
Kerrycroy Bay – Isola di Bute
Cosí finisce la nostra avventura all’Isola di Bute
Si ritorna a Rothesay dove ci aspetta il traghetto per il rientro.
Una nota stonata l’abbiamo sentita: non abbiamo potuto visitare la stupenda Mount Stuart, residenza – Catello degli Stuwart. Questo perché ai cani era vietato l’accesso, anche solo al giardino intorno al castello, quindi non ci siamo potuti avvicinare, neppure in auto, perché l’auto bisogna lasciarla molto lontana dal castello. Peró la consiglio a tutti quelli che non hanno cani al seguito, é molto bella vista in foto nelle brochure!
L’isola di Bute é stata magica, é costellata di ville e palazzine da sogno, spiagge incredibili e luoghi dove la natura vive e prospera ancora selvaggia. Attraversarla mi ha lasciato un senso di pace e di gioia, che non avrei pensato di trovare.
Se esistono “le vite precendenti” forse in una di queste sono stata un animale, forse un colibrí, una farfalla, ma piú probabilmente un pipistrello, un bradipo, o perché no, uno stercoraro!
Mi accontenterei anche di una pecora: “BBBBEEEEEEEEEEEEEEEEEE”
Le pecore stanno bene all’Isola di Bute!
Devo cofessarvi che per ora é l’Isola piú bella che abbia mai visto, piccola e dolce come un Bon Bon tutto da scartare.
E con questo é tutto.
Ma l’avventura in Scozia continua!