Nell’ambito dello spazio di Letteratitudine dedicato a “Graphic Novel e Fumetti“, pubblichiamo la prefazione - firmata da Laura Scarpa - de “L’isola” (round midnight edizioni): graphic novel di Fabio Visintin liberamente ispirato a La Tempesta di William Shakespeare.
Visintin è autore, illustratore e cartoonist. Lavora con i più importanti editori in Italia e all’estero ed è il principale copertinista della collana “Le farfalle” edita da Marsilio.
Di seguito la scheda e la prefazione.Massimo Maugeri* * *
La scheda
Jan Kott nel suo saggio su Shakespeare descrive così il momento in cui maturò la stesura del dramma: «Il mondo contemporaneo era ripugnante, quello futuro si delineava a tinte ancor più fosche. I grandi sogni di felicità degli umanisti non solo non si erano avverati, ma si erano rivelati pura fantasia. Rimanevano l’amara coscienza delle illusioni perdute.
Il nuovo dominio del denaro rendeva ancora più crudele l’antico dominio feudale. La realtà erano la guerra, la fame, le epidemie, il terrore instaurato dai sovrani e il terrore instaurato dalla chiesa. In Inghilterra regnava crudelmente Elisabetta, l’Italia era stata ceduta agli Spagnoli, Giordano Bruno, consegnato all’inquisizione era stato bruciato a Campo dei Fiori».
La storia che leggerete non è una trasposizione letterale del testo, ma piuttosto una sua lettura critica, non ne riporta la vicenda, molti personaggi sono assenti, ma credo che lo spirito della rappresentazione Shakespeariana e le sue tematiche siano molto fedeli anche nella diversità della rappresentazione.
Il Teatro non può cambiare il mondo. Figurarsi il mio fumetto.
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L’isola
dalla prefazione di Laura Scarpa
e della psiche. L’isola è un unicum, un’identità evidentemente separata dal resto, ma che
proprio attraverso questa separazione si pone in raffronto al resto.
Che cosa rappresenta un uomo di più di un’isola?
Eppure questo confronto è stato capovolto da John Donne: «Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche
solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».
Ma proprio la pervicace volontà di essere e sentirsi parte del tutto, dimostra invece
quanto siamo noi umani solo «isole nella corrente». E se pensate che due citazioni in poche
righe siano troppe, preparatevi allora, e tenetevi forte. Questo libro vi porterà nel racconto
attraverso le citazioni, ma in questo sarà unico e originale.
Siamo oggi abituati ad accettare le citazioni come omaggi, ma a riconoscerle spesso come
furti, scorciatoie e facilitazioni. Questo accade particolarmente nel fumetto e nel cinema.
Rubare idee, trame, personaggi è al contempo ritenuto disonesto e naturale, post-moderno
e colto, ma anche facile. Il furto spesso si chiama citazione, ma non dimentichiamo che lo
studio delle citazioni nascoste è la base della filologia critica, e della scrittura (e arte) stessa.
Le citazioni-tubi innocenti de L’Isola, non sono nascoste, sono tutte firmate, non sono
neppure scorciatoie o facilitazioni, sono ampliamenti e struttura che si dirama.
Se il romanzo grafico di Visintin si pone come un’interpretazione libera de La Tempesta
shakespeariana, non è attraverso le riproposizione della trama. Il dramma è fatto di altri
testi, il racconto di altri racconti, alla base di entrambi sono le parole e la loro enorme
forza evocatrice, e dall’altra, nel graphic novel, c’è il segno e il graffio, a toccarci dentro
mentre siamo distratti dalle parole. Ripartiamo dalle parole, per ora.
Il romanzo grafico che sfogliate è il romanzo del lettore. D’altro canto La Tempesta è
l’opera del letterato, credo sia il primo lavoro letterario che così tanto parli dei libri e dell’amore
per i libri, e infatti per Peter Greenaway è diventata Prospero’s Books: i libri e le
loro parole sono la vera tempesta dell’animo. Ma non parla dei libri da collezionista, da
dotto, ma da sensuale lettore.
Visto che siamo nell’ambito del fumetto, mi piace ricordare una sequenza visiva fondamentale
per tutti gli appassionati del medium, l’invenzione di Carl Barks sul suo Paperone:
il vecchio miliardario è stato derubato di tutto il denaro del suo deposito, che è stato trasportato
in una conca montana. I ladri, la Banda Bassotti, sorvegliano il malloppo, ma Paperone chiede
loro la grazia di giocare col suo denaro perduto e vi si tuffa, vi nuota, vi si getta,
provandone grande piacere… gli stolti Bassotti, incitati dall’astuto papero, ci provano
a loro volta, ma le loro teste “molli” si riempiono di bernoccoli ed essi restano tramortiti,
permettendo così a Paperone di recuperare il suo tesoro.
Ebbene, per tutti i suoi lettori Paperone è rappresentato completamente da questo suo
gioioso nuotare, giocare e tuffarsi nell’oro. Un atteggiamento che, con trasposizione della
materia da oro a carta, è quello del vero lettore: tuffarsi nelle pagine, nuotare nei testi, gettarsi
addosso le parole traendone gioia e piacere.
Altrettanto fa il Visintin lettore, trae talmente piacere dalle letture che le fa sue, prende
le frasi, le rimastica e sputa come un’ape operaia, creando così cera da modellare.
Ce lo dice a fine libro: le frasi che leggete, sebbene tratte da altri, sono solo rappresentative
del suo pensiero. Le parole altrui sono usate come materiali, come opere di decollage
e i manifesti strappati di Mimmo Rotella.
Ma se la trama de La Tempesta shakespeariana potrete cercarla invano, o con fatica, in
questa rielaborazione d’autore, vi troverete il cuore dell’opera. Shakespeare ha rappresentato
in questa, che è praticamente l’ultimo testo teatrale completamente suo, la sua vita e
ruolo d’artista. Prospero che crea magie con la bacchetta, dà voce poetica a Calibano e fa
volare Ariele o scatena tempeste, e chi infine la bacchetta la spezza, è il poeta stesso, o il
poeta e basta. Così Fabio (oltre che stimato collega è vecchio amico e compagno di viaggio
fumettistico) quando era a metà dell’opera, me ne parlò come di una grande autoanalisi.
Ma mentre io vi cercavo gli aspetti più personali, ecco che alla fine del lavoro mi è apparso
chiaro che questo per Visintin è stato un tuffo nel proprio io più profondo, nei fogli neri e
acquosi metafora dell’inconscio, analisi del suo lato creativo. Il che include tutto della vita,
ma attraverso quell’occhio nero, la pupilla profonda del mestiere di fare fumetti. L’autore
vi si racconta, non come persona anagrafica, ma come intimità condivisibile anche da un
lettore ignaro. Così come Shakespeare crea una favola tutta narrata al passato, unendo resoconti
di cronaca e leggende, storia e letteratura, per dire del suo animo riguardo al male
e al bene, e soprattutto sulla fantasia e le sue creature, lo stesso, ma con sguardo contemporaneo
e post freudiano, fa Visintin, unendo altri resoconti, racconti, parole e figure mitiche:
letteratura, e mescolandole nel suo momento di grande trasformazione in quanto autore.
Lo leggiamo qualche anno dopo e ora sappiamo che è stato allora che ha trovato questo
segno che oggi traccia leggende dolomitiche o racconta gli annegati del Mediterraneo, o
testi letterari ed eventi storici.
Visintin nei suoi 56 anni ha attraversato il disegno. Conserva in un angolo strisce comiche
per bambini, segni grotteschi e agili personaggi prattiani, li tira fuori dal cappello alla
bisogna, ma tutto ricercando il necessario a ogni singolo racconto attraverso i fili sottili e
ingarbugliati della sua semplice penna a biro.
Siamo isole, ma ci muoviamo in eterni labirinti, come topi di laboratorio, formiche che
corrono in cunicoli, o penne che tracciano linee e racconti: lasciamo le nostre orme.
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