L'istrionico Raphael Gualazzi
Creato il 01 febbraio 2013 da Mariellacaruso
Affascinatamente schizofrenico. Difficile trovare un’altra
definizione per Happy Mistake, il nuovo album di Raphael Gualazzi che, come la
buona parte dei dischi dei partecipanti al Festival di Sanremo, uscirà il 14
febbraio. Il vincitore dei Giovani di due anni fa, che torna sul palco
dell’Ariston che l’ha visto conquistare anche il premio della critica, in Happy Mistake mescola generi musicali
passando dal soul al rock, dal gospel al country, dal blues al jazz con una
puntata pure nella musica classica, con la rivisitazione dell’aria del
Rigoletto Questa o quella per me pari
sono (che diventa Questa o quella pari non sono) in omaggio al bicentenario della nascita di Verdi, e alla musica di
Nino Rota con Improvvisazioni su temi di
Amarcord.
Il risultato è quello di spiazzare piacevolmente l’ascoltatore, accompagnato
in un giro schizofrenico nell’ottovolante delle sonorità acustiche del
pianoforte di Gualazzi e dei suoi musicisti. «I musicisti che mi hanno
accompagnato nella registrazione e la scelta del suono acustico – ammette
Gualazzi che ha presentato l’album a Milano nella sede della Sugar di
Caterina Caselli che lo lanciò a Sanremo nel 2011 – sono l’unico anello di
congiunzione dell’album che ho arrangiato e prodotto con la concessione al
basso elettrico solo in quattro brani».
Difficile, di primo acchito, capire quale
potrebbe essere l’ascoltatore tipo di Happy
Mistake. «Di sicuro qualcuno che ama la musica suonata, nel senso di non sofisticata dall'elettronica», osserva Gualazzi,
di sicuro più a suo agio con i tasti del suo pianoforte che con le parole. «Il
piano non lo lascio mai, senza potrei avere un mancamento. Me ne porto uno
elettrico anche quando viaggio», confessa il musicista di Urbino, ormai
cittadino londinese. «Mi sono trasferito per motivi pratici. Lavoro tra Milano
e Parigi e Londra è una città pratica per i trasferimenti, però porto Urbino
sempre nel cuore», aggiunge Gualazzi che, sottolinea, di non considerarsi «un
jazzista, ma un jazzofilo», nonostante sia quella l’impronta caratterizzante di buona parte dei suoi
brani. Compresi, in qualche modo, anche i due che il cantautore porterà sul
palco dell’Ariston: Sai (Ci basta un
sogno), una ballata pop arrangiata da Vince Mendoza e registrata, per Happy Mistake, ad Amsterdam con la
Metropole Orkest, e Senza ritegno,
brano completamente diverso «molto più movimentato, con accenni di rock’n’roll
in salsa jazz».
Riporta invece ad atmosfere anni ’30 il duetto con la
cantautrice francese Camille, L’amie d’un
italien (Rainbows), «il brano più internazionale dell’album», lo definisce
Gualazzi. E di sicuro quello, insieme a Welcome
to my hell con The Puppini Sister, che avrà il compito di trainare Happy Mistake all’estero. Non è un caso
che il tour di presentazione del disco partirà a marzo da Parigi prima di
approdare il 6 aprile a Senigallia per continuare con le date italiane. Per definire, però, le altre date
estere del tour il cantautore attende di sapere quale accoglienza avranno i
suoi brani al Festival di Sanremo.
«Purtroppo non si sa mai cosa aspettarsi da
Sanremo. L’Ariston è sempre l’Ariston, trasforma tutti in novellini. Io vado
per condividere la mia musica con gli altri, spero di riuscire a suonare bene
per onorare il Festival che è sempre molto stimolante. Quest’anno poi è
positivo poter presentare due canzoni», dice Gualazzi dicendosi non contrario
ai talent e ai cantanti che arrivano da quell’esperienza («Si tratta di un percorso
come un altro. Io ho cantato nei matrimoni e nelle gelaterie») e rivelando che
nella serata “SanremoStory” porterà Luce
(Tramonti a Nord Est) con la quale Elisa trionfò nel 2001.
Per tutte queste
ragioni è facile che Happy Mistake
(la traduzione è “Sbaglio felice”, ndr) possa essere solo un episodio felice.
«Il titolo nasce dal fatto che anche da un errore può nascere qualcosa di
bello. A me è capitato anche durante la registrazione con un arrangiamento nato
da un microfono aperto che ha creato un fraseggio armonico con la tromba di
Fabrizio Bosso – racconta -. Ma la vita stessa è un “happy mistake” con tutta
la sua umana imperfezione».
Non c’è imperfezione, invece, nella cover del disco
che raffigura Gualazzi che pigia quel che resta dei tasti di un pianoforte
bruciato dentro una sorta di capanna realizzata con altri pianoforti arsi.
«La copertina realizzata da Laurent Seroussi è del tutto coerente con la mia
vita interiore ed esteriore - sospira Raphael -. Peccato che per realizzare questa
casa immaginaria, ideale per uno come me che non ha dimora fissa se non quella musica, sono
stati bruciati tre pianoforti».
(Pubblicato su La Sicilia del 01 febbraio 2013)
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