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L’ Italia che resiste

Creato il 24 aprile 2011 da Angel

Cosa avviene in una democrazia quando si assiste alla degenerazione del potere democratico? In altre parole, quale reazione sviluppa il governo del popolo quando i rappresentanti del popolo operano una distorsione dei principi democratici? In che misura il popolo, l’ elettorato, i cittadini, la società civile, sono in grado di opporre anticorpi efficaci per risanare un’ ossatura malata, corrotta? Le domande che di seguito vi ho proposto, cari lettori, sono quelle che ognuno di voi, penso, si ponga a sua volta. Che ogni cittadino di buon senso deve porsi. Alla luce dell’ involgarimento che la politica ha subito negli ultimi decenni, si è fatta strada un’ idea, un modo di sentire alquanto bizzarro: la liceità delle azioni pubbliche. Tutto è permesso. Tutto si può fare. Ignorando volutamente che è proprio il concetto di pubblico e, di riflesso, quello dell’ appartenenza a rappresentare il grande argine all’ interno del quale scorre il flusso della vita civile. Se si spezza, la democrazia degenera in anarchia o, peggio, in populismo, demagogia spicciola. Dando man forte alla concezione della “casta”, dell’ oligarchia giudice degli interessi politici, economici, culturali del paese. Perché non si pensa mai a una realtà molto semplice, in fondo: la democrazia va immaginata un po’ come una piramide, larga alla base e stretta al vertice. Come ogni struttura piramidale che si rispetti, anche in democrazia la basa sostiene il vertice e non viceversa. La base è, in buona sostanza, il popolo. Un soggetto che raccoglie in sé  un concetto più ampio: quello di elettorato, di cittadini e, all’ interno di questo, l’ insieme delle forze vitali della società civile: studenti, operai, professionisti. Ma le forze vitali sono costituite, a tutela delle figure precedenti, soprattutto dalle istituzioni. E sono proprio le istituzioni a rappresentare il tampone per la degenerazione politica, etica, morale della nostra democrazia. In esse vanno ricercati gli anticorpi di cui parlavo all’ inizio. Le leggi, la magistratura, il parlamento, le università, sono le istituzioni attraverso le quali si cementa il profilo pubblico di una società. Costituiscono il serbatoio di “energie supplementari” alle quali attingere se la situazione, per una serie di contingenze storico-politiche, precipita.  Appare evidente che il fondare un’ azione politica e di governo sull’ attacco frontale rivolto ad alcune di queste istituzioni, parlando di “brigatismo giudiziario” o di “insegnanti pubblici che inculcano valori estranei alla famiglia”, può costituire una di quelle contingenze che necessitano di un intervento urgente. La difesa delle istituzioni pubbliche è dovere per ogni singolo cittadino. E non solo per un discorso ideale. Ma, oserei dire, esclusivamente pratico: perché le istituzioni tutelano l’ esistenza della democrazia insieme alla società civile. Nonostante tutto, mi piace pensare, a conclusione di questo mio intervento, che l’ Italia sappia resistere agli scempi perpetuati all’ interno della vita pubblica. Che possegga quegli anticorpi civili da difendere non ignorando, tuttavia, l’ azione di indebolimento operata dai mass media, dalla volgarità dei reality, dal qualunquismo delle periferie, dalla criminalità organizzata. L’ Italia che resiste, come recitava una bella canzone di De Gregori, ritengo sia il reale patrimonio che tutti noi ci troviamo, in questo momento storico, a condividere e a trasmettere alle generazioni future.



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