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L'Italia difende finché ne ha

Creato il 10 marzo 2012 da Rightrugby
L'Italia difende finché ne ha Six Nations - Millennium Stadium
Wales 24 - 3 Italy

Da una parte una nazionale che guarda ora all'ultimo impegno che può dire titolo e Grand Slam, dall'altra una squadra che nel week-end di Cardiff testa la propria consistenza difensiva e rimane nel primo tempo a distanza di meta. Al Millennium Stadium finisce 24-3 tra Galles-Italia (niente score da "Invasione degli ultracorpi") nella quarta giornata di 6 Nations e gli Azzurri provano a difendere tutto ciò che c'è da difendere per cinquanta minuti, fino a quando durante un proprio attacco perdono palla e Jamie Roberts attraversa il campo per andare a marcare la prima delle due mete dell'incontro. A quel punto i padroni di casa si trovano avanti di tredici punti, si mettono a controllare, non forzano e iniziano a pensare alla Francia. Mentre la truppa di Jacques Brunel trova soldati sul campo tra infortuni e acciacchi: se nel cantiere era il momento di occuparsi delle fondamenta difensive - intese come caccia all'uomo, placcaggi, battaglia pura nel breakdown -, la giornata è arrivata. 

La cronaca

La partenza è di quelle preventivabili, con il Galles che tiene palla per tre minuti e trova due varchi in mezzo al campo prima con George North poi con Alex Cuthbert, mentre gli avanti italiani tentano di prendere le misure e ci riescono dal momento che nelle fasi seguenti di gioco, nella parte centrale della trincea, la porta è spesso chiusa. Dragoni all'assalto immediato con la tutto la fanteria, ma non arrivano a conclusione e così al 10' è il momento del piede di Leigh Halfpenny per sbloccare il punteggio, dopo che l'arbitro George Clancy fischia un fuorigioco a capitan Sergio Parisse dal calcio dalla base di Fabio Semenzato: l'estremo non sbaglia ed è 3-0. Il pareggio è dietro l'angolo, quando la mischia azzurra conquista un penalty in uno dei primi confronti diretti con la prima linea nemica e Mirco Bergamasco riprende a trovare la via dei pali. 
L'inerzia - diversamente non potrebbe essere - è del Galles con due varianti: o al largo o al piede, passando per Rhys Priestland. La difesa italiana regge, è diligente, Simone Favaro si diverte a imbragare chi gli si para davanti, Alessandro Zanni va a caccia di ovali nelle ruck. Al 18', per mettere in chiaro le cose, invece di andare per i tre punti il Galles cerca la rimessa nei nostri 22: altro attacco a più fasi che non sfonda finché Andrea Masi non rotola via dopo il placcaggio e per Halfpenny non ci sono problemi a riportare avanti i suoi, da posizione centrale. Situazione simile quattro minuti più tardi, solo che stavolta la rimessa è rubata da Corniel van Zyl, ma Zanni non riesce a conservare il pallone e lo perde in avanti. 

L'Italia placca e si concede un attimo per respirare in trincea, andando a metà campo, dove gli avanti sul lancio di Leonardo Ghiraldini si organizzano in una maul che conquista terreno. Non è passato ancora la mezz'ora di gioco che i dati ufficiali parlano di 48 placcaggi sfornati dagli Azzurri: uno di questi è firmato Parisse che agguanta Halfpenny che prova ad aggirarlo all'altezza della linea dei 5 metri. Il pubblico del Millennium silenziosamente osserva, accenna a qualche canto, attende più che altro la marcatura grossa per allentare la tensione. Attorno al 30' Alberto Sgarbi e Gonzalo Canale, la coppia di centri, va su Jonathan Davies e lo obbliga al turnover. 

Per superare l'ultimo ostacolo, i gallesi devono accelerare il gioco: se ne incaricano Toby Faletau che fa il break e Roberts che giunge a ridosso della meta, ma Bergamasco contende il possesso e lo farebbe anche suo, senza commettere irregolarità, ma per Clancy non è così e allora, al 37', Halfpenny non punta più alla touch, va dritto per i pali ed è 9-3. 
Come mostrato nelle precedenti uscite, la reazione di Parisse e soci non tarda e per la prima volta le maglie azzurre vanno a mettere le tende dentro l'area dei 22 gallese, quando Kris Burton calcia in rimessa un penalty: c'è da timbrare il cartellino alla voce "attacco". Il piano è semplice: assicurarsi l'ovale e da lì scalfire la trincea opposta, ma non appena si forma una ruck, l'arbitro riprende Andrea Lo Cicero e il momentum svanisce, così come il primo tempo. 

Secondo tempo

Il canovaccio della ripresa dovrebbe essere: Galles nuovamente con il piede sull'acceleratore, barra azzurra dei placcaggi che cresce continuamente nel grafico dei placcaggi ed invece l'Italia ha l'occasione della touch nei 22 avversari, imbastisce il gioco al largo e perde la palla. 
Corsi e ricorsi di un match: perché succede che il Galles ora in attacco venga rispedito indietro da una pedata su un ovale perso sul quale North si precipita per evitare guai, si passa per una mischia d'introduzione nostra, si prosegue con altre fasi al largo, ma prima i gallesi recuperano terreno, poi anche il bottino che viene servito a Roberts: c'è superiorità numerica, ci sono le gambe di chi attacca e il fiato corto di chi difende e al 50' è per l'appunto il 16-3 che spezza l'equilibrio e concede al pubblico di casa di intonare i versi della propria tradizione. 

Brunel avvia i cambi, con Fabio Staibano e Marco Bortolami rispettivamente per Lorenzo Cittadini e van Zyl. Alla lista si aggiunge immediatamente Ghiraldini, che ha guai alla pianta del piede ed è il momento allora di Tommaso D'Apice: i segni della trincea. Burton intanto si fionda su Cuthbert e afferra l'ala servita dal piede di Priestland per una gamba giusto in tempo per negargli la meta. Siamo ormai all'inizio dell'ultimo quarto quando arriva il 100° placcaggio azzurro: saranno 133 al fischio finale, solo 48 quelli del Galles. 

Fisici a confronto, anche al 61' con il giallo ad Halfpenny per un placcaggio su Parisse che salta per recuperarne l'up-and-under: l'estremo gli sbatte contro mentre cerca il pallone nel cielo (tetto aperto a Cardiff, c'era un bel sole dopotutto, con il parterre di fidanzati e mogli in tenuta decisamente primaverile). Clancy bada alla pericolosità e i padroni di casa sono con un uomo in meno. L'Italia, complice l'inserimento di un vispo Tobie Botes per Semenzato a mediano di mischia, prova ad approfittarne, ma quelli in campo dal primo minuto sono in riserva e ben presto lo stesso Botes si sdraia sull'erba per riprendersi da un colpo. 

La mischia soffre, la touch diventa un affare complicato, il Galles si limita a non concedere falli e l'Italia muove palla, ma indietreggia. In più al 70' Priestland si incarica di piazzare e non sbaglia per il 19-3. L'ultima parte trascorre con Giulio Toniolatti che sostituisce Masi: l'estremo aquilano in questo 6N non gira granché, subisce il trattamento che North aveva riservato a Owen Farrell contro gli inglesi, per poco non si lascia beffare dalla terza linea Justin Tipuric lanciato sull'ovale che Masi sta raccogliendo appena fuori dai 22. 

Il Galles cerca invece la seconda meta: prima un velo del debuttante Rhys Webb (al posto di Mike Phillips) interrompe la corsa di Roberts, poi un tenuto sui 5 metri rimanda l'appuntamento che giunge al 78', quando l'ultimo calcio di punizione viene per i dragoni viene battuto velocemente, il capitano Gethin Jenkins serve Cuthbert che lascia sul posto Staibano e corre superando il ritorno di Luke McLean e Toniolatti per il 24-3 finale. 

Il volto di Parisse a fine incontro riassume il pomeriggio: è stata dura. Quando si dice sport di contatto: contatto un corno, direbbe quell'allenatore di football americano, vale per il ballo, mentre qui era questione di colpi. "Mi è piaciuto il carattere mostrato dai ragazzi rispetto alla gara con l'Irlanda", ha dichiarato poi Brunel. "I gallesi sono veloci e potenti e noi siamo riusciti a tenere loro testa per tutta la partita. In attacco, purtroppo, non è stato così. Abbiamo commesso troppi errori, anche nelle touche. Io avevo chiesto alla squadra una grande prestazione in difesa, e c'è stata, mentre è mancato quello spirito che speravo in attacco, anche se bisogna tenere presente chi avevamo di fronte". 

Appunti in vista del sabato all'Olimpico contro la Scozia, perché se le premesse saranno mantenute, anche lì ci sarà da difendere come si deve per evitare quell'affare di legno. 

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