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L’Italia e il lusso di trascurare la politica estera.

Creato il 15 gennaio 2013 da Basil7

di Beniamino Franceschini

da FANPAGE, 15 gennaio 2013

Mentre si susseguono gravi crisi internazionali, in Italia, sebbene le elezioni siano prossime, la politica estera non è oggetto di dibattito, né di contesa: il nostro Paese non può permettersi di ignorare quanto accada nel resto del mondo, poiché il rischio è, di fatto, l’isolamento.

Un aspetto desolante sul quale dovremmo riflettere è che l’Italia si permetta il lusso di non occuparsi di politica estera: ci sono gravissime crisi in atto e nessun candidato ha espresso un giudizio in merito. Siamo l’unico Paese occidentale nel quale durante le campagne elettorali non si affronti in alcun modo il tema delle relazioni internazionali. Non è sufficiente accapigliarsi sull’acquisto degli F-35, oltretutto senza nemmeno citare in causa argomenti diversi dalla contabilità pubblica, né si può considerare esaurito il dibattito con poche parole sull’Afghanistan o con qualche banalità sulle cosiddette “Primavere arabe”. Sarebbe fondamentale discutere degli scenari geopolitici contigui al nostro Paese, dal Mediterraneo, al Sahel, senza dimenticare la Somalia, i rapporti con Israele, la posizione sui grandi progetti infrastrutturali in Asia centrale: almeno un commento sulle prospettive della Turchia nell’Unione Europea! Invece, niente. Assistiamo a decine di interviste e confronti con, tutt’al più, qualche rapido riferimento alla Palestina e alla Libia.

Trovo difficoltà a comprendere perché continuiamo ad avere la presunzione di poterci disinteressare di quello che accade intorno a noi, salvo poi pontificare e lucrare su fenomeni migratori e forniture energetiche, nonché risentirsi in caso di conflitti militari, al netto della distinzione sommaria tra buoni e cattivi. Quando sollevo in altre sedi la problematica, mi si risponde che la causa maggiore di questa tendenza sia l’assenza di personaggi di spessore. Da parte mia, sono solito opporre un’obiezione e una parziale conferma: non è vero che in Italia manchino figure esperte, sia a livello diplomatico, sia nelle sedi di elaborazione politica, quanto piuttosto che non esista più una reale politica estera e che in molti siano convinti che, comunque, parlare di relazioni internazionali non interessa all’opinione pubblica.

Il timore è che, citando i problemi fuori dal nostro Paese, il popolo risponda reclamando la priorità delle difficoltà interne. Questo perché le classi dirigenti non sono in grado o non vogliono spiegare, per riportare solo un esempio, che la crisi dell’acciaio italiano derivi innanzitutto da dinamiche internazionali in atto dagli anni Novanta. Spesso, mancano il coraggio e l’onestà intellettuale di condurre scelte autonome, in ottemperanza a una sorta di sindrome del “bravo scolaretto” che l’Italia sconta nei confronti dell’Europa, ossia il desiderio di essere garante passiva della concertazione nell’Unione. Infatti, per non sbagliare, prima di intervenire in Mali la Francia, tra gli Stati europei, ha consultato soltanto Germania e Regno Unito.

Beniamino Franceschini

L’Italia e il lusso di trascurare la politica estera.

La versione originale dell’articolo può essere letta qui: L’Italia e il lusso di trascurare la politica estera.



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