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L’Italia è in attesa di un nuovo Riccardo III che la “salvi”? Alessandro Gassmann ci prepara all’impatto.
Creato il 13 aprile 2014 da ImagoIl teatro è già pieno dieci minuti prima dell’inizio dello spettacolo, cosa assai rara per l’abitudine di farsi attendere che a teatro ha persino il pubblico. È l’ultimo sabato in cui l’opera è in cartellone e tutti vogliono vedere Alessandro Gassmann. L’attore ha scelto la sua personale strada per la deformità fisica di Riccardo III, puntando a potenziare la sua già imponente mole, con tacchi e sopralzi, presentandosi in scena come un novello Frankenstein (a metà fra il Lurch della famiglia Addams e il personaggio creato da Mary Shelley) dai movimenti rigidi, sofferti e il volto coperto da un pesante trucco bianco e grigio. Il pubblico inizia a pensare di essere venuto ad assistere alla rappresentazione di attori fantasmi, fuorusciti, solo per alcune ore, dalle persone aggressive e rabbiose con cui ci confrontiamo ogni giorno e che certo sono più abili a nascondere le proprie deformità. Alessandro Gassmann si cala nel personaggio di Riccardo III con abilità, evitando di ricalcare illustri predecessori (a cominciare da suo padre, diretto da Luca Ronconi nel 1968). Cerca una nuova strada interpretativa, partendo da un testo rivisitato e attualizzato nel linguaggio, senza eccessi, da Vitaliano Trevisan, che lo fa entrare subito in simbiosi con lo spettatore. Come al tempo di Shakespeare, la gente vive immersa negli intrighi politici, di cui spesso non capisce le logiche, ma soffre gli effetti. Questa rappresentazione ha il merito di sollevare il sipario sui retroscena, facendo scaturire il dubbio nel pubblico di potersi comportare allo stesso modo di Riccardo, trovandosi a pochi passi dal potere. Anche il pubblico, come Riccardo, è stanco di sentirsi considerare inferiore a chi gestisce il potere e anche il pubblico, come Riccardo, è pieno di rabbia, perché si sente derisoe perennemente escluso dal tavolo delle decisioni. Questo Riccardo III smuove le coscienze e la sua visione sarebbe consigliata vivamente ai “nostri York e ai nostri Lancaster” che si sfidano a colpi di minuti televisivi, senza accorgersi che di novelli Riccardi ne hanno già parecchi intorno pronti a colpire e non tutti saranno “deboli” come quello creato da Shakespeare. Links alla news su Sul Romanzo
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