Se me lo avessero raccontato, a stento ci avrei creduto. Mentre ero in fila alla posta, un signore di circa 80 anni che stava aspettando di ricevere la pensione mi si è avvicinato esclamando: “Ma qui dentro non prende mai Internet?“. E da lì tutto è cominciato. Un dialogo alla pari tra un nativo digitale e uno “vecchietto smart” che mi ha lasciato di buon umore per tutto il giorno. Un’eccezione nel mare magnum dell’analfabetismo digitale – per forza di cose - della terza età italiana o, più semplicemente, il segno più evidente di una tendenza che sta diventando la norma. Anche in Italia.
“Sai, – ha continuato il simpatico signore – ho fatto un piano flat, pago solo 7€ al mese e navigo quanto mi pare.” E lì, dopo lo stupore iniziale, ho cominciato a interagire con lui, instaurando un dialogo illuminante su quale fosse l’operatore migliore, sul perché la app SkyGo (l’applicazione di Sky per vedere i programmi della pay-per-view in mobilità) non funzioni mai quando serva e sugli aggiornamenti al firmware del suo iPhone 4. Va bene, non sarà stato l’ultimo modello di iPhone, ma non potevo credere alla cultura tecnologica di cui era dotato quell’ottantenne dalla mente elastica – beato lui – come quella di un ventenne.
Eppure, perché stupirsi. Che l’Italia sia un Paese per vecchi, poi, lo dicono anche le statistiche: secondo l’ultimo rilevamento ISTAT, gli ultrasessantenni rappresentano oltre il 27% della popolazione (dati gennaio 2012) e nel 2020 quasi una persona su 3 avrà più di sessant’anni. Ma se in passato l’uso degli strumenti tecnologici – PC, smartphone/tablet, Internet – spesso disorientava le persone anziane, oggi la tendenza sta cambiando: i silver surfer (ovvero persone della terza età che navigano sul Web) è in continuo aumento. Secondo i dati ISTAT, solo nello scorso anno, vi è stato infatti un incremento del 3% dell’uso di Internet nelle fasce di età che vanno dai 45 ai 74 anni, quella cioè dei non nativi digitali.
Sono sempre di più gli anziani che fanno ricorso alle videochiamate o alle email per sentirsi vicini a familiari e amici, oppure semplici appassionati della lettura che riscoprono il piacere di leggere libri e riviste (abbandonati per colpa della vista), grazie alla possibilità di modificare la grandezza dei caratteri. Non mancano, poi, gli ultra-tech, quelli che hanno già un profilo sui social media. E tutto lascia intendere che nei prossimi anni in molti contenderanno a Edythe Kirchmaier (105 anni) il primato di donna più anziana iscritta a Facebook.
La tecnologia affascina tutti, dagli adolescenti, quindi, agli over 60. Il profilo medio dell’utente senior che accede a Internet dispone di solito maggiori disponibilità economiche rispetto a un adolescente, è una persona ben istruita, curiosa e attenta ai costanti cambiamenti dei nostri tempi. Spesso poco considerati dai marketer, oggi gli anziani costituiscono una nuova e non del tutto esplorata fascia di mercato che interessa sempre più le aziende che producono tecnologia (e non solo).
Un tweet al giorno toglie il medico di torno
Inoltre, l’uso del PC, sembra essere un toccasana per la mente. Secondo una ricerca della University of Western Australia, pubblicata nel corso del 2012 sulla rivista scientifica Plos One, il rischio di declino cognitivo sarebbe ridotto del 40% in quegli anziani che utilizzano il computer e le nuove tecnologie. Tenendo sotto osservazione per otto anni e mezzo un gruppo di oltre 5 mila persone di sesso maschile di età compresa tra i 69 e gli 87 anni con lo scopo di analizzare il declino delle facoltà mentali tra utilizzatori e non del PC, I ricercatori della UWA hanno dimostrato che coloro che usavano assiduamente le nuove tecnologie avevano il 30-40% di possibilità in meno che si sviluppasse la demenza nel corso della vecchiaia.
Tecnologia, elisir di lunga vita
Secondo i risultati della ricerca Meaning Innovation Index presentata da Philips durante l’Annual World Economic Forum in Svizzera, per il 67% degli over 65 la tecnologia migliora la vita. Ad oltre 5 mila persone di differenti Paesi è stato chiesto di esprimere un parere sulle reali necessità in materia di innovazione in ambito healtcare e le loro aspettative future: tre quarti degli interpellati si aspettavano innovazioni future in grado di cambiare radicalmente il loro modo di vivere, solo cinque persone su dieci erano davvero soddisfatte delle innovazioni disponibili. Ne risulta che le persone si aspettano grandi risultati dalla ricerca per migliorare e gestire la propria salute, prevenendo patologie gravi grazie proprio all’innovazione scientifica.
Navigare insieme contro il digital divide
Molti i progetti già attivi contro il digital divide generazionale. Nel corso del 2012, proclamato “anno dell’invecchiamento attivo” dalla Comunità Europea, Telecom Italia ha lanciato, ad esempio, l’iniziativa Navigare Insieme, con l’obiettivo di promuovere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione tra gli over 60. A fianco dei volontari di Informatici Senza Frontiere, ad accompagnare i nonni alla scoperta del Web sono stati i giovani delle scuole medie superiori, che hanno vestito i panni di professori in 12 città italiane. E molti altri progetti di istituzioni e associazioni culturali stanno nascendo su tutto il territorio per avvicinare gli anziani alle nuove tecnologie.
Aiuto, si è spenta la luce!
Saremo oltre 9 miliardi nel 2050, uno su sei ultraottantenne. Vivremo più o meno tutti fino a cento anni. E lo faremo in salute, soprattutto se ci avvarremo della tecnologia. I nuovi nonni saranno domotici, avranno un profilo sui social media, andranno in giro con smartphone e tablet, acquisteranno online e pagheranno via NFC (sempre che la tecnologia si diffonda anche in Italia). La conseguenza di tutto ciò sarà una migliore qualità di vita. Per questo bisogna fin da subito mettere l’anziano al centro di una nuova integrazione tra tecnologia e servizi che ne tutelino la sicurezza e la salute, ne promuovano un invecchiamento attivo, partecipativo e autonomo.
E se i vostri nonni vi chiedono per l’ennesima volta di insegnare loro ad accendere il PC, aprire un browser, navigare su Internet o semplicemente scrivere un SMS, non arrabbiatevi e pensate che lo state facendo per il loro bene. Un giorno potremmo essere noi, nativi digitali, a dover chiedere loro aiuto per cambiare una lampadina senza chiamare l’elettricista.