Mariaserena Peterlin per il Simplicissimus
Comunque vada questa Italia appare sempre più vecchia ed invecchiata male, e fa un po’ compassione. Comunque vada ci si abbarbica al passato, alle certezze, alle fregature collaudate.
Si getta l’ancora alla fonda di vetusti porti in disarmo mentre si temono e ostracizzano rotte o progetti realmente nuovi e che ci sono invece necessari.
Si parla di rinnovamento non di cambiamento: infatti rinnovare significa solomodificare e non inventare, significa rifare e non costruire il nuovo daccapo.
Tutto questo è maledettamente borghese nel senso peggiore del termine.
Si vuol fare come quando un vecchio divano diventa scomodo e ha una zampa rotta e, invece di acquistarne uno nuovo lo rappezza e riveste con spesa maggiore, ma tanta inspiegabile nostalgia.
Eppure la nostalgia è dolce e può essere nobile quando si riferisca alla saggezza di insegnamenti alti, quando ci ricordi, casomai, che siamo nati per seguire virtute e conoscenza, non quando ci attira verso cose di stantio sapore nocivo come i consolidati poteri, le certezze dei vecchi riferimenti, il familismo, la corruzione magari contenuta senza esagerare, le compromissioni ma condotte solo fino a un certo punto, di tradizionali cordate affidabili.
E si pretende di affidare il rinnovamento di un paese profondamente tarlato dal vecchio sistema con le stesse procedure con cui si affida un programma tv a qualche vecchio presentatore, pronto uso e pronto effetto e che, pur con tinture e parrucchini accesi e fatti orridi, ma iridescenti dalle luci di studio, blatera e sorride abbracciando la soubrette scosciata.
E c’è tutto un piro-piro, un biascicare, un riadattar dentiere, look e discorsi a pseudointellettuali di riporto, figli di figli, nipoti di zii, cocchi di case editrici pronto-effetto.
I media, i giornaloni, i politici vecchio stile, gli intellettuali consolidati da molteplici regimi e potentati economici che stanno già tessendo uno squallido arazzo per coprir magagne e instillare nostalgie di un mondo che invece non dovremmo mai rimpiangere. Si moltiplicano appelli a uno sterile raddoppio di settennato, si invita a mediare con la vecchia politica, si insinua che c’è in giro gente inesperta, ignorante, pericolosa come se quella che fino ad oggi ci ha afflitto, spesso esperta in malaffare, non fosse colta ma in coltivar gli affari suoi e certamente poco benefica alla sorte del paese. Però solida, consolidata, navigata.
E i trentenni, i quarantenni? E le persone fino ad ora fuori dal giro? Restassero a mugugnare.
Riavvolgiamo dunque il nastro fino in fondo, e ricominciamo a dire che la terra è piatta e il sole le gira intorno, che le Americhe sono le Indie e saremo tutti felici. A proposito: sabato notte non uscite, girano le streghe.