La domanda più frequente è: come faccio a capire se il mio
Lui è un Master?
E io ho sempre pronta la stessa risposta: dovresti imparare
a riconoscerlo.
Comunque, se si cerca con attenzione in rete, tra le varie
banalità e racconti mal scritti, è anche possibile trovare spunti molto seri sull’argomento,
ma in fondo, basta soltanto ragionarci un po’ sopra e lasciarsi guidare
dall’istinto.
Il sadomasochismo, o BDSM, derivazione più in voga che io
non amo, e che addolcisce il termine solo con l’intento di slegarlo dalle
patologie mentali legate al termine “sadico” e “masochista”, nasce e si
sviluppa in Giappone e si diffonde in Germania nel dopo guerra, guarda caso in
due paesi dove ordine e disciplina, rispetto per la cosa pubblica e filosofia, sono
tenuti in grandissima considerazione. Mettendo da parte la questione del
fascismo e dei poteri totalitari, possiamo comunque dedurre che alla base di
chi pratica il sesso estremo ci sia, primo tra tutti, il rispetto per le regole.
Al Master si richiede un livello culturale medio alto e non
per snobismo, ma perché per comprendere il sottile legame tra dolore e piacere,
che ripeto e non mi stancherò mai di farlo, non è puro esercizio del dominio o
peggio ancora cieca violenza gratuita, ma controllo e disciplina all’interno di
un gioco deciso in totale “accordo” tra due o più persone, ci dovrebbe essere in
primo luogo la conoscenza della filosofia da cui esso nasce.
La pulizia, l’ordine mentale che si rispecchia in quello
personale, la cura dei particolari, la puntualità e la coerenza, sono segni di
riconoscimento imprescindibili. Perché non possiamo separare la “persona” da
ciò che “pratica”. Il Master ragiona sempre come un Master. Non è che una volta
terminata la sessione si trasforma in qualcos’altro. Questa, è una pratica che
si basa su bisogni reali non sul prurito passeggero di un momento.
La camera da letto di un Master dovrebbe essere un
laboratorio scientifico dove sperimentare giochi di piacere, non un luogo
disordinato o peggio ancora sporco.
Il Master insegna e conduce il partner alla comprensione e
alla scoperta di zone inesplorate della mente e del corpo, a lui si richiede
forza ma anche estrema dolcezza, coinvolgimento e compassione, ma anche
freddezza e intolleranza per tutto ciò che è pressapochismo o superficialità.
Ecco perché l’Italia non è un paese per Master.
Io provoco, ormai lo sapete, ma in questo caso sono
abbastanza seria. Perché questa è una pratica che ha a che vedere con la salute
fisica e mentale di chi la conduce e di chi la subisce, e non sono poche le
storie che si sentono di “giochi erotici” finiti male, soprattutto adesso che, grazie
a certi romanzi, il BDSM ha preso la forma di un lecca lecca dolciastro e rosa
confetto.
Ci vuole serietà e grande senso di responsabilità per dirsi
un buon Master, e più valuto la questione da qui, più guardo ai “fatti”, alle
promesse non mantenute, alle parole date e dimenticate, ai ritardi, al
pressapochismo e la superficialità con la quale in questo Paese si tratta
l’animo umano, più sono convinta si possano contare sulla punta delle dita di
una mano sola i Master “esperti” presenti sul territorio.
Negli anni, alla ricerca di storie estreme da raccontare, ho
incontrato molti Master, e non a caso non sono andata mai oltre un drink e
qualche parola. Il più delle volte mi è bastato vederli imbarazzati o
semplicemente eccedere con l’alcol.
Leggendo tra gli annunci anche di siti piuttosto seri, si trovano
sempre meno Master esperti e sempre più di praticanti del bdsm soft. E questo è
un male. Il praticante “soft” termine che mi fa venire l’orticaria soltanto a
pronunciarlo, sarebbe quello che cerca piccanti variazioni al sesso Vanilla, un
po’ di spanking, un buon contorno scenografico che sa di carnevalata, pantaloni
di pelle e cinture borchiate, e il chiaro scopo di praticare gratis un po’ di
sodomia. Questo è tutto fuorché S/M dove la penetrazione può essere anche
esclusa del tutto.
Il Master ha studiato e bene, ed è in grado di riconoscere i
propri limiti, e quelli del proprio partner anche quando li vuole superare,
perché una volta varcato il confine è assai difficile tornare indietro.
Non esistono manuali del perfetto Master, e
m’impensieriscono le “keyword” registrate dal mio Blog, perché significa che in
tanti vogliono praticarlo e cercano consigli utili on line. Ma fidatevi, questa
è roba che si comprende solo praticandola, solo affidandosi a qualcuno con
grande esperienza, autorevolezza e self control, consapevolezza e tatto,
ragione, tanta, e senso della misura.
Le regole, lo sanno anche i bambini, vanno dettate prima della
sessione e mai più ribadite. Non possono essere confuse, ci vuole chiarezza e non
balbettii emotivi. Le regole non si possono cambiare di continuo, così come la
SAFE WORD che deve essere inequivocabile e distinguibile tra tutte le altre e
pronunciabile in ogni momento e in qualsiasi posizione.
Insomma, il sadomaso, o come preferite chiamarlo, richiede
un duro lavoro di autocontrollo e autodisciplina e soprattutto ha bisogno di un
“rapporto” tra dominante e sottomesso, che lo qualifichi più di ogni altra
cosa. Ci vuole una conoscenza profonda dell’altro, della sua psiche e dei suoi
desideri. L’unico consiglio che ho da dare a chiunque voglia avvicinarsi a
questa pratica è di non fidarsi mai del primo venuto, perché farsi prendere la mano,
può costare una vita.