L'Italia paralizzata dai tir. Pronta la risposta di Marchionne: “Chiudo tutto e vado a Detroit”. Alla fine, i nodi...

Creato il 24 gennaio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Ci sono proteste e proteste, scioperi e scioperi, blocchi e blocchi. Quella dei tir sta causando un casino della madonna e c’era da aspettarselo. In un colpo solo i camionisti (quasi tutti piccoli proprietari), si sono ritrovati con l’aumento del gasolio, dei pedaggi autostradali e dell’Irpef, un vero e proprio salasso. Ci sarebbe da ragionare all’infinito sulla politica dissennata del trasporto, attuata finora dai governi che si sono succeduti da trent’anni a questa parte in Italia ma, per amor di patria, preferiamo glissare sulla scelta strategica di optare per il trasporto su gomma (mamma Fiat quante colpe hai!) invece di favorire quello su rotaie e via mare. Eppure, data la conformazione geografica dell’Italia e la inadeguatezza delle vie di comunicazione su strada (la Salerno-Reggio Calabria grida vendetta al cospetto dell’Onu), non ci voleva molto a capire che forse un treno o un cargo sono meglio di migliaia di bisarche che scorrazzano pericolosamente sulle nostre vetuste autostrade a due corsie. Con il senno di poi, come sempre, in questi giorni tutti hanno ripreso a discutere dei trasporti e si sono accorti che incidenti, inquinamenti, addirittura i rifornimenti essenziali di benzina e generi alimentari dipendono proprio dal trasporto su gomma che, se si blocca, mette in ginocchio un interno paese, dalla Sicilia alla Val D’Aosta. Ovviamente chi ha approfittato della situazione è il nostro amico Sergio “el barbudo” che da domani chiuderà gli stabilimenti di Cassino, Pomigliano d’Arco, Mirafiori e la SevelVal di Sangro, parliamo di Fiat ovviamente, pronta a salpare armi e bagagli verso Detroit. Uno si chiede: ma perché stanno tutti scioperando con Monti al governo e non hanno mai fatto un cazzo contro Berlusconi che ha governato per venti anni fracassando un intero paese? La risposta potrebbe essere complicata e invece è semplice. Silvio ha avuto l’accortezza di non toccare i privilegi delle caste e ne ha fondate di nuove di zecca. Non a caso ha vinto le elezioni e non a caso, come nelle ultime, gli italiani lo hanno premiato con una percentuale quasi bulgara di voti. Uno continua a dire, si va beh, ma in fin dei conti i farmacisti, i notai, i tassisti, gli autotrasportatori, i costruttori, gli avvocati, gli assicuratori, gli allevatori di mucche da latte, i ristoratori di Cortina d’Ampezzo, gli esercizi commerciali camuffati in luoghi di culto, i 7.500 evasori totali (imposte non versate per 21 miliardi di euro), gli stilisti (solo D&G 265 milioni), i finti residenti a Montecarlo, a Panama e ad Antigua, le mignotte pronto cash, i gioiellieri morti di fame, i concessionari di Mini non sono che una piccola parte del corpo elettorale. Prese singolarmente, le caste, forse sono anche una percentuale minima dell’elettorato di questo paese ma, insieme, fanno una folla. C’è da dire che Silvio si è portato appresso le casalinghe, i pensionati “in tiro”, gli amici e le amiche di Maria De Filippi, i rincoglioniti dal GrandeFratello, i tifosi del Milan, i banchieri e i consulenti finanziari di Mediolanum e Publitalia, lo zoccolo duro del popolo di Emilio Fede, i feticisti dei plastici di Bruno Vespa, le diete per gli obesi di Minzolini, i donatori di sangue di Sallusti, i finti killer di Belpietro e la folla delle caste si è trasformata in uno tsunami thailandese che gli ha consentito di governare indisturbato nei secoli dei secoli. Amen. A tentare di frenare parzialmente il dilagante Silvio eravamo rimasti in pochi, intellettuali ultraottantenni, qualche ex partigiano, un po’ di giornalisti liberi, i cassintegrati aspiranti suicidi, i pensionati al minimo, i dipendenti del pubblico impiego vessati da Brunetta, un pugno di magistrati, i ricercatori costretti a salire sui tetti, i pastori sardi, i familiari dei morti sul lavoro e tutti quelli che si erano rotti cordialmente le palle di essere trattati a pane e figa. Il resto, tutto il resto degli italiani ha tifato per anni per Silvio vostro che oltre a farsi gli affari suoi è riuscito evidentemente a permettere agli altri di farsi i loro. E ora, in questo torrido gennaio ancora assolato e in attesa che fioriscano i mandorli, l’Italia ha iniziato a ribellarsi, a dare di testa, a bloccare caselli autostradali e a far scarseggiare le merci nei negozi e nei supermercati. Tutti i nodi, alla fine di ogni storia che si rispetti, vengono al pettine. Quando arriveranno quelli che Berlusconi ha aggrovigliato in due decenni di potere assoluto, saranno cazzi senza zucchero per tutti. Non siamo che all’inizio.

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