Nell’anno delle celebrazioni per il 150° anniversario dall’Unità d’Italia, ci voleva un ometto piccolo (e dall’ego enorme) a ricordarci quale fosse il male peggiore della nostra tanto bistratta Penisola.
Lo ha detto blaterando in faccia a un rappresentante dei precari (nella fattispecie della Pubblica amministrazione, di cui lui è solerte ministro). Eh sì, la parte peggiore dell’Italia sono i precari, coloro i quali, grazie a una legge ridicola che la fa franca perché nominata a una vittima delle Br, non sanno nulla del loro futuro, non hanno idea se mai verrà a loro assegnato un contratto e lottano quotidianamente per dei diritti che sono quelli fondamentali di ogni uomo.
Senza un contratto a tempo indeterminato non si maturano diritti per la pensione, non si possono accendere mutui, ottenere prestiti, finanziamenti e persino il diritto alla salute viene sempre meno, pena la scarsità di contributi che si versano allo Stato, che sono già tanti rispetto ai miseri guadagni riconosciuti.
Naturalmente questo sistema non ha fatto altro che privilegiare il lavoro in nero e la scarsa sicurezza del lavoro stesso, ma di tutto questo non si parla mai, perchè conviene a quegli sporchi imprenditori (piccoli e grandi) che si giovano di questo sporco meccanismo.
Eppure per il ministro Brunetta le vittime sono carnefici e incarnano il male assoluto che impedisce all’Italia di crescere economicamente. Certo io proporrei un bell’internamento nei campi, ma la sua mente illuminata non è arrivata a tanto.
Il povero Renato quindi è stato preso d’assalto dal popolo della rete, che lo ha ricoperto di insulti e improperi, secondo il famigerato “Trattamento Red Ronnie” e ha rincarato la dose contro i precari dichiarandosi vittima, salvo poi fare marcia indietro, prendendosela con i “precari romani” ai quali, a suo dire, era indirizzata la filippica.
I precari della pubblica amministrazione romana, quindi con lui stesso, che, a giudicare dalla situazione politica attuale, non avrà più molte occasioni di mettersi in mostra e farne parte. Perché tornerà a casa con le pive del sacco.
Diventando un precario? Essendo uno di loro, me lo auguro caldamente, così vediamo cosa avrà da dirmi in proposito.
Certo, non sono romano…