Magazine Rugby
Italy 16 - 24 Wales
Quando si dice: giocare a rugby. Ci sono diversi modi di farlo e la scelta va in base alle qualità che una squadra possiede. Gli Azzurri, per esempio, non possono permettersi di giocare come hanno fatto contro l’Inghilterra e i risultati si sono visti; in compenso, possono giocare come hanno sempre fatto, affidandosi all’abrasione dei suoi ball carrier, allo stare serrati e senza strafare. L’Italia perde al Flaminio di Roma contro il Galles per 16-24, concedendo agli avversari solo tre punti in tutto il secondo tempo, un drop costruito con cinismo puro per chiudere una pratica pericolosa e complicata. Ma vede in Fabio Semenzato il Man of The Match e, soprattutto, un mediano che resiste agli urti, calcia bene e attacca la linea al di fuori dei raggruppamenti. Mica poco. Peccato che poi la stessa Italia arrivi corta in alcuni momenti chiave della partita, come quella mischia ai cinque metri al 60’ che svanisce nonostante la superiorità mostrata dal pacchetto azzurro per tutti gli ottanta minuti. Tranne, ecco, in quella occasione, con il XV di Nick Mallett sotto di cinque punti. E poi c’è la rimessa laterale: non gira, non è un’ancora alla quale aggrapparsi e non permette quindi di sbilanciarsi nel gioco al piede. Cose belle e cose no. Ma almeno si è visto del rugby.
L’inizio scivola secondo copione, con il Galles di Warren Gatland che muove palla fuori e poi si affida agli ingressi all’interno del centro Jamie Roberts, provando a scalfire la rete difensiva italiana. I dragoni rossi non riescono nel loro intento, ma guadagnano un calcio di punizione che al 2’ Stephen Jones spedisce in mezzo ai pali per aprire definitivamente le marcature. L’Italia però è in campo e la notizia è rassicurante. E ha gli uomini per fare male: al 4’ Semenzato calcia alto dalla base nella nostra metà campo, con Mirco Bergamasco e Sergio Parisse che portano la pressione su Lee Byrne. I gallesi devono riorganizzare la linea, lo fanno molto male e trasmettono con l’ovale con insufficienza di spirito, tanto che Andrea Masi e Gonzalo Canale si intromettono nella linea e il centro del Clermont ribalta la situazione con un calcio profondo e in un testa a testa con il più lento Bradely Davies, seconda linea. Spalla spalla fino alla fine e Canale che schiaccia l’ovale a terra. È meta, è il 5-3 per gli Azzurri che galvanizza gruppo e pubblico.
Il ritmo è alto e cinque minuti dopo arriva la replica degli ospiti che al solito muovono palla al largo, innescando l’atteso James Hook che trova un varco nella difesa azzurra dalle parti di Canale, servendo poi l’ala degli Scarlets Morgan Stoddart che va a marcare giungendo sulla fascia destra. Black out mentali che costano caro, azioni dei singoli che fanno la differenza. Ma tre minuti più tardi arriva il pareggio dalla piazzola con Bergamasco e il bottino giunge – guarda caso – da un calcio in profondità di Kris Burton sul quale lo stesso Stoddart pasticcia all’interno dei 22, provocando un tenuto a terra ed è l’8-8.
Nemmeno il tempo di tirare il respiro. Il Galles vuole sbrogliare il più presto possibile una matassa che si sta complicando, al di là del fatto che nelle prime occasioni offensive abbia conquistato punti. Nuovamente è la complicità dell’Italia a dare una mano ai celtici che trovano un altro buco nuovamente con Hook che poi serve l’accorrente terza linea Sam Warburton libero di schiacciare sotto i pali. È forse il momento più difficile per i nostri che non hanno palloni di qualità da giocare dalla rimessa. Anzi, non ne hanno proprio perché la sintonia tra Leonardo Ghiraldini e Sergio Parisse non c’è. Un problema di quelli che creano nervosismo e tensione, nonché frenesia nel voler rimediare. In compenso, sull’asse della mediana di Marca c’è una colonna vertebrale composta e strutturata che al 25’ consente di accorciare nel risultato.
L’Italia ha l’abbrivio giusto, Burton si infila nei 22 gallesi, i ball carrier racimolano centimetri e centimetri, metri, arrivando a portare l’accampamento a un passo dalla linea di meta. Sono tutti lì raggruppati i pezzi grossi, dalla prima linea a Quintin Geldenhuys e Alessandro Zanni. Che afferra l’ovale fuori dal raggruppamento, si butta sopra l’agglomerato di maglie azzurre e rosse e schiaccia in meta. O forse no. L’arbitro inglese Wayne Barnes chiede l’aiuto del TMO, ci sarebbe Stoddart di mezzo, con la mano sotto la palla pare di intuire anche se le immagini fanno pensare il contrario, che sia touch down e niente più. Non per Barnes, che torna sul vantaggio precedente che consente a Bergamirco di infilare altri tre punti davanti alla porta per l’11-15 al 25’. Lo spavento sui volti gallesi è percepibile e allora si rifanno vedere in attacco, con una serie di lunghe fasi nei nostri 22 attorno alla mezz’ora che si conclude con un provvidenziale placcaggio di Masi ai danni di Ryan Jones. Da segnalare che l’azione era partita da un calcio intercettato di Semenzato dalla base. Gli hanno preso le misure al mediano trevigiano che però non ha alcuna voglia di smorzare i toni. Parte della sue esplosive gambe la risposta della truppa di Mallett, con una touch finalmente conquistata bene nei 22 nemici, un tentativo di driving maul prontamente disossata dagli avanti gallesi e un drop per il piede di Burton che però è marcato a vista da Warburton: i confronti in Magners League li hanno filmati e visionati in occasione del faccia faccia nel 6 Nazioni.
Dal punto di vista opposto, sono evidenti due cose: la prima che tra mischia e scontro fisico, i dragoni non fanno fiamme; la seconda che gli stessi dragoni sono leziosi quando tentano di applicare il loro piano di gioco, anche se alla lunga, a tenere il possesso, qualcosa si crea. Fortuna che svanisce al 35’ nel passaggio in avanti tra Shane Williams e Byrne quando i gallesi sono nuovamente nei nostri 22. Nel frattempo, l’inerzia azzurra tira il fiato e non è un caso che nel momento in cui abbiano meno palloni giocabili, gli italiani siano a difendere la mura della propria fortezza. Tra il 37’ e la fine del primo tempo, il Galles trova sei punti, grazie di nuovo alla complicità della rimessa italiana. Mike Phillips timbra anche Semenzato, che però con il riposo si ripiglia al meglio. Si va così negli spogliatoi sul 21-11 per gli ospiti, ma quei dieci punti di scarto si percepisce facilmente come siano relativi, senza fare riferimento alla meta negata a Zanni.
Al rientro, non c’è Salvatore Perugini sostituito da Andrea Lo Cicero e l’Italia soffre di qualche istante di amnesia, mal gestendo il primo possesso e gettando alle ortiche un'altra touch. I gallesi che cominciamo come avevano finito la prima frazione, nei nostri 22, sentono l’odore della terza meta: mancano i placcaggi azzurri, manca la fluidità dei trequarti opposti e tutto rimane com’è. Anzi, al 45’ un placcaggio alto del capitano e tallonatore Matthew Rees ai danni di un Burton nuovamente in movimento viene sanzionato con un penalty dalla linea dei 10 metri che però Bergamasco non manda a buon fine. È il primo errore alla piazzola del secondo tempo e, purtroppo, non sarà l’unico.
C’è anche un’altra storia da raccontare, quella di quattro minuti di fuoco dell’Italia. Quattro lunghi minuti di momentum, ovvero quell’istante in cui la truppa azzurra mette alle strette la difesa nemica, con un bellissimo Semenzato che aggira gli avversari partendo dalla ruck, serve un off load a Masi e insomma fa quello che è richiesto ai mediani nel rugby di oggi. Il Galles muove palla a sua volta, ma per linee orizzontali e non sfonda, pasticcia, rallenta, perde palla indietreggiando e consente a Canale di lanciarsi sull’ovale, poi arriva Parisse che incorna Stephen Jones sulla linea dei cinque metri e va a schiacciare. Stavolta il TMO avvalora la meta che al 51’ significa -5, con la trasformazione dall’altezza della bandierina di Bergamirco che non va a segno.
Entra Valerio Bernabò per Santiago Dellapè, entra Luciano Orquera per Burton. I dragoni provano l’accoltellata al 57’ con una ripartenza sull’asse Shane Williams – Hook, ma per fortuna azzurra la palla esce dopo aver rimbalzato in area di meta. Ma il contrappasso è dietro l’angolo. Se si guarda alle statistiche su tutta la partita, l’Italia vince 5 mete e ne perde una. Perde quella del 60’, quando un fallo in rimessa laterale su lancio azzurro – rimessa vinta – consente al pack italiano di dare conferma della propria superiorità. Conferma in termini di punteggio. Si va in ingaggio, Craig Mitchell entra di potenza e mette in difficoltà Martin Castrogiovanni. Barnes fischia fallo ai danni del pilone del Leicester e quel replay di un Italia – All Blacks a San Siro si dissolve in un istante. Sette minuti più tardi, la mischia conquista un calcio, ma la gittata di Orquera è troppo corta. Altri punti che non vanno a referto. Tutta sostanza per il Galles che è ancora impalato a quota 21 e che è per lunga parte del secondo tempo all’angolo.
Intanto Mallett cambia del tutto la linea mediana inserendo Pablo Canavosio ed entra anche Manoa Vosawai per Robert Barbieri. Siamo sempre corti di cinque punti, con due piazzati sbagliati, ma ormai alle spalle. Non c’è storia che tenga, però, quando il Galles decide che la sofferenza è durata fin troppo, che sono affari degli italiani se non riescono a capitalizzare le occasioni che hanno avuto. Al 72’, Masi calcia direttamente in rimessa fuori dai 22, poi fa una smorfia di dolore toccandosi la gamba destra ed entra Tommaso Benvenuti. Ma gli ospiti organizzano la prima azione seria della ripresa, spostano l’accampamento a raggio di tiro per il piede di Hook che va di drop per l’allungo finale definitivo. Per il +8 che chiude i giochi.
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